Quando la legge non è uguale per tutti

Uno dei fondamenti di ogni ordinamento giuridico, quindi anche sportivo, è che la legge è valida erga omnes. Ovvero tutti i soggetti compresi in uno specifico ordinamento vedono regolate le loro azioni da leggi e regolamenti specifici. Leggi e regolamenti che prevedono diritti e doveri, obblighi e divieti, e soprattutto prevedono sanzioni e penalizzazioni per chi violi quanto normato. Questo in linea teorica è il fondamento di ogni ordinamento.
Se viene a mancare il rispetto delle norme deve necessariamente intervenire un potere sanzionatorio a tutela della tenuta dell'ordinamento stesso. Qualora una violazione ad una legge o regolamento non venga perseguita o venga perseguita in modo incostante e con criteri scellerati viene a cedere il fondamento stesso dell'ordinamento.

Se Tosel giudice sportivo, organo deputato a sanzionare il mancato rispetto delle leggi e dei regolamenti dell'ordinamento sportivo, sanziona i cori dei bambini sentiti in Juventus-Udinese (ooooh merdaaaa) e sorvola sugli scontri in Atalanta-Roma, sulle devastazioni negli stadi, sugli assalti ai pullman delle squadre ospiti e non vede gli striscioni al limite del reato penale in Bologna-Juventus, giusto per limitarsi ad episodi recenti, applica in modo distorto i suoi poteri sanzionatori.

E l'eccezione che molti hanno portato a giustificare Tosel (lui giudica in base ai referti dei commissari) è irricevibile. Lo è perché un ordinamento non può sanzionare i coretti sentiti in tv ed ignorare gli scontri, gli striscioni e le devastazioni solo perché un fantomatico commissario di campo non segnala quello che tutta Italia ha avuto modo di vedere in TV su Facebook, su Twitter e su ogni altro social network o sistema di comunicazione multimediale. Perché sanzionare i coretti e ignorare molti altri episodi molto più gravi delegittima tutto il sistema, a prescindere se l'omino deputato a riferire a Tosel abbia provveduto o meno a farlo.

Delegittima in primis lo stesso Tosel che, viste le decisioni prese e sopratutto quelle non prese (per colpa sua o di altri è irrilevante), vede la sua autorevolezza scemare a livelli bassissimi. Delegittima gli organi politici del calcio, che sembra quasi rinnovino giornalmente i fasti (si fa per dire) dell'incompetenza a suo tempo espressa.
Delegittima le stesse società calcistiche, perché un ordinamento che permette interpretazioni di norme e sanzioni in modo quasi voluttuario, incostante e non equo genera una competizione malata nelle fondamenta. E, si badi bene, non è un discorso da circoscrivere a lamentele di parte, qualunque possa essere la parte. La tenuta dell'ordinamento sportivo dev'essere interesse di tutte le parti. E dev'essere interesse di tutti che le sanzioni siano eque e repentine, a prescindere da chi debba essere sanzionato. Ne va della credibilità stessa del calcio.