C'è un tifo da educare, non da aizzare

Al pari di tanti altri tifosi juventini, ho biasimato l'atteggiamento delle curve bianconere che, pur perfettamente consapevoli della normativa appena entrata in vigore, hanno dato luogo all'indecoroso spettacolo di cori contro Napoli o i napoletani (ma contro chicchessia li avessero fatti non sarebbe cambiata una virgola), provocando in tal modo la squalifica delle curve stesse, con danno pecuniario, e anche morale, per i loro vicini di curva che non avevano partecipato alla gazzarra e che si troveranno a non poter usufruire di un abbonamento che hanno pagato. Né mi ha minimamente commosso, anzi ha accresciuto la mia irritazione, il fatto che abbiano lamentato a gran voce una mancata tutela da parte della società: che poteva fare? Né queste frange dichiaratamente trasgressive ('Noi facciamo quello che vogliamo' è il loro manifesto) hanno trovato la solidarietà che speravano da parte di tantissimi tifosi juventini sui social; tantomeno sui media, di qualunque ispirazione.

Quel che in tutta la faccenda mi ha lasciato sconcertata è che si sia così giustamente severi contro la discriminazione (e non servono gli aggettivi: è discriminazione, quando lo è, e tanto basta), mentre si sia permissivi a 360°, per esempio, nei casi di vilipendio delle vittime di tragedie: i tifosi bianconeri vivono momenti di autentica sofferenza di fronte all'oltraggio alle vittime dell'Heysel o ad Ale&Ricky, ma il discorso vale per tutte le vittime, Superga e quant'altro, lasciamo ad ognuno le proprie lacrime.

Se comunque quella dei cori e delle relative sanzioni è una faccenda che ha compiuto il suo iter prevedibile, bisogna dire che allo Juventus Stadium quella serata che avrebbe dovuto e potuto essere solo di festa è stata teatro di ben altre scelleratezze, questa volta da parte dei tifosi del Napoli: vandalismi (74 seggiolini distrutti) con danneggiamenti ai bagni (rubinetti e maniglie divelte) e lanci di quanto 'rapinato' verso tifosi bianconeri con quattro feriti e tanto spavento (numerose sono le testimonianze di tifosi sui social, anche perché, dopo l'Heysel, nessuno meglio dei tifosi bianconeri sa dove può condurre la violenza).
Tutto ciò, sul piano sportivo, ha comportato per il Napoli una multa di 50.000 euro; praticamente nulla, un buffetto al massimo, se pensiamo alla gravità dei fatti.
La Juventus, che è proprietaria dello Juventus Stadium, e che tra l'altro dovrà provvedere di tasca sua a riparare i danni, ha sporto in proposito denuncia contro ignoti: anche perché è il secondo anno consecutivo che questi ospiti maleducati entrano in casa d'altri e lasciano dietro di sé devastazioni; per non parlare dell'accoglienza ricevuta dalla Juventus, e parlo del pullman ufficiale che trasportava la squadra, in occasione della trasferta a Napoli nello scorso campionato, con vetri rotti e momenti di autentica paura.
Da parte napoletana scuse (almeno quelle eh...) mai pervenute. E ora sembra che oltre il danno la Juve si debba sorbire anche le beffe. Almeno a giudicare da un articolo apparso su 'Il Mattino' del 27 novembre, "La Juve dei cori razzisti denuncia i tifosi azzurri": in esso il giornalista da una parte non sono assolve, ma addirittura giustifica il comportamento violento di, dice lui, una trentina di selvaggi ultrà che dovevano pur reagire a un odio così palpabile, dall'altro stigmatizza, per soprammercato, come sfrontatamente provocatorio il comportamento della Juve che, per prendere le distanze dagli autori dei cori, avrebbe dovuto starsene zitta e buona. Premesso che la Juve le distanze dai suoi ultràs intemperanti le ha prese eccome, non presentando ricorso nei confronti di una palese violazione delle regole, determinata peraltro non da una filosofia di razzismo ma dall'insensata idea di considerare lo stadio una 'zona franca' in cui 'Noi facciamo quello che vogliamo' (e i coristi stonati l'hanno pure presa male, scatenando addirittura un'assurda, insensata, guerra fratricida con gli occupanti delle tribune, accusati di pinguinismo), non c'è coro che possa giustificare atti simili di violenza e vandalismo. Giustificare queste canaglie è un messaggio pericolosissimo da trasmettere; tra l'altro non è così che si difende la napoletanità (peraltro la sola sensibilità regionale sinora tutelata), perché l'immagine che di sé deve mandare Napoli all'esterno non è quella di chi impunemente distrugge e ferisce facendola franca, ma quella di un popolo che ha una tradizione di civiltà che non merita di essere sporcata per tutelare gruppi di teppisti in libera uscita.

E  buttare benzina sul fuoco è un'operazione pericolosissima. Potrebbe andare a fuoco tutto.
Questo calcio è pieno di immagini deleterie: e non basteranno molto-eventuali stadi a cancellarne le brutture. Una bella immagine sarà almeno quella che offriranno domenica sera le curve dello Juventus Stadium, prive dei loro abituali occupanti ma popolate di bambini in festa. Loro sono i tifosi del domani, la speranza di un tifo sano: una bolgia, sì, ma traboccante amore per la squadra del cuore e odio per nessuno.

 

Twitter: @carmenvanetti1