ORRORI DI STAMPA: "Un giorno a via In Selci"- Vol. 1

Orrori di stampaDopo un lungo e intenso torpore la Rai torna ad occuparsi di Farsopoli. Sabato sera è andata in onda la prima puntata dello speciale di "Un giorno in pretura", programma condotto da Roberta Petruzzelli e dedicato al processo "Calciopoli". Sinceramente si poteva intuire l'andazzo se si pensa ad anni ed anni di battutine su quanto era ladro Moggi pronunciate dagli "opinionisti"  Rai e a quella RaiTre che solo qualche anno fa cancellava la rubrica di Oliviero Beha sul Tg3 della Domenica sera: un angolo in cui il giornalista aveva, tra le altre cose, messo in dubbio la sacra teoria di quella "cupola moggiana" che nel frattempo pian piano crollava nel tribunale di Napoli.
Accenni al "metodo" investigativo e alla grande quantità di intercettazioni decisive per le difese occultate? Accenni alle connessioni col processo Telecom (a parte una dichiarazione di De Santis) o magari al computer sequestrato a Tavaroli e portato in via In Selci da Auricchio che stava "costruendo" le sue mirabolanti informative? Niente di niente. Qualche comparsata per Moggi, Bergamo, De Santis e gli avvocati delle difese, tanto spazio per i tre super accusatori che tremare il mondo fanno: Dal Cin, Nucini e Zeman. Si, avete capito bene, Nucini e Zeman. E nella prossima puntata: il "caso Paparesta". Tanto scrupolo per informare chi paga il canone Rai su quanto fosse brutto e cattivo il "Sistema Moggi". Si ricorderanno di dire che il campionato 2004/05 e i relativi sorteggi arbitrali erano regolari?
In questa puntata di Orrori di Stampa ci occuperemo dei grandi accusatori citati per ricordare a quelli della Rai cosa abbia detto veramente il processo sulle loro "sensazioni" e sulle loro "vessazioni".

Franco Dal Cin. "Il teste Franco Dal Cin ha genericamente denunciato amicizia tra Moggi e Fabiani, e altro non è riuscito a rappresentare per "sensazioni" che una comunanza di interessi annidantesi nella struttura della società Messina calcio, società a beneficio della quale però significativamente non sono stati accertati nel processo fatti di frode sportiva, e, al contrario, nel processo è emerso che il legame Moggi-Fabiani agli albori dell'indagine presentò interesse investigativo per procure di calciatori del Messina del quale appariva l'accaparramento da parte del figlio di Moggi" (Sentenza Casoria, pag. 417). Per "Un giorno in pretura" la vicenda ha inizio con le dichiarazioni di Dal Cin sulla cosiddetta "combriccola romana", anch'essa peraltro smentita dalla sentenza, a seguito di quel famoso Messina-Venezia. A parte che nessuno ha ricordato il presunto passato da "trafficatore di valigette" dell'ex dirigente del Venezia, noi sappiamo bene che Calciopoli è nata a Torino, con la prima inchiesta archiviata dal procuratore Maddalena e poi ripresa a Napoli da Narducci e Beatrice, i quali stavano indagando su scommesse e camorra, salvo poi prendere la via di Moggi proprio grazie alle "sensazioni" di Dal Cin. Sensazioni che, come abbiamo potuto leggere, sono rimaste tali. 

Danilo Nucini. "...Né importa che non servano a rafforzare il quadro probatorio emergente dalle conversazioni telefoniche e dall'uso delle schede straniere talune dichiarazioni dei testi, volte a puntellare ad arte le une e le altre, come quella del teste Nucini che, il 25/09/03, si, anche lui avrebbe ricevuto scheda da Moggi con intermediario Fabiani e alla presenza mutevole di questo o di quel correo, e che però non ricorda significativi particolari di questa compromettente consegna... E' indifferente alla prova, che il tribunale stima altrimenti acquisita, la circostanza che il pubblico ministero abbia ritenuto utile di servirsi di tal tipo di testimonianza, quando l'inconsistenza del teste era stata vagliata per tempo dal pubblico ministero di Milano, che, pur essendo stato messo in contatto con il Nucini da persona verosimilmente autorevole, aveva non senza motivo congedato l'informatore, di certo senza neppure dar corso a quella conversazione salottiera che il Nucini ha tentato di avvalorare al dibattimento" (Sentenza Casoria, pag.461). Ci troviamo di nuovo di fronte alla grande "vittima" della "cupola", l'arbitro che per "senso di giustizia" aveva accettato di fare da "cavallo di Troia" in accordo con l'allora presidente dell'Inter per smascherare i disegni criminosi dei moggiani e le cui dichiarazioni avevano dato avvio all'operazione di spionaggio illegale targata Security Telecom e culminata poi nei ben noti dossier. Eppure sembra godere di molta considerazione Nucini presso gli autori del programma visto il grande spazio concesso alla sua deposizione a Napoli, così piena di pathos scenico e così vuota di riscontri processuali. Hanno addirittura documentato con le immagini l'elenco di partite che l'ex arbitro si era segnato come prova provata della malafede dei designatori durante i raduni a Coverciano. Si sono però dimenticati di documentare anche altre cose gli autori del programma a proposito del "prode" Nucini. Ad esempio che nelle varie deposizioni  nel corso degli anni le sue versioni della consegna della fantasmagorica scheda cambiano continuamente: cambia l'albergo, luogo del misfatto (prima in centro, poi in periferia), cambia il destino della scheda (ha annotato il numero, dato successivamente a Facchetti, e poi l'ha buttata, l'ha scartata ed usata prima di buttarla), si ricorda, a distanza di anni, i numeri delle sim incriminate (alcune delle quali risultano inattive nel periodo in cui sarebbe avvenuta la consegna da parte di Fabiani) mai menzionati nelle precedenti deposizioni e stride la sua testimonianza con quella di Tavaroli, il quale riferisce di un Nucini protagonista di un mitico giro in macchina bendato in quel di Torino e anticipa di un anno(2002) l'inizio dell'attività di dossieraggio illecito da lui compiuta per conto dell'Inter dopo le "scoperte" del fischietto. Non c'è nemmeno un accenno al fatto, ricordato dalla Casoria, che Nucini era stato già sentito a Milano dalla Boccassini a Milano, che però aveva archiviato il tutto con quel "modello 45" che tutti noi vorremmo leggere da anni. Almeno si è in parte smentita la bufala del "se aiuti la Juve arbitri, altrimenti no" declamata da Nucini e smentita dal caso di Racalbuto, fermato per 18 turni dopo Juve-Roma. Si sarebbe potuto ricordare anche il caso di Paparesta, che, pur colpevole nella sconfitta della Juve a Reggio Calabria, continuava beatamente ad arbitrare in B e in A. Ma soprattutto si continua pacificamente a dare per normali e lecite le frequentazioni accertate e conviviali tra Nucini e Facchetti, come se il regolamento non vietasse rapporti tra dirigenti ed arbitri. La conduttrice ha addirittura parlato di "profilo investigativo" per descrivere Nucini. Da anni questi signori continuano a menarcela con la colpevolezza assoluta di Moggi senza che sia stata trovata una, e dico una, conversazione diretta con un arbitro; ma il fatto di fare la spia per conto di un dirigente alle riunioni degli arbitri è invece considerato più che normale e lecito. Per non parlare del fatto che Facchetti si era attivato per trovare un posto di lavoro in banca per il suo "cavallo di Troia" nel caso avesse smesso di arbitrare, particolare anch'esso taciuto dalla trasmissione. Infine, è andata in onda anche la deposizione di Gianfelice Facchetti in cui il teste parlava del "memoriale" del padre che confermava le accuse dell'arbitro, senza dire che quella "prova" non era stata ammessa dal collegio giudicante. Strano modo di "informare". Per quanto riguarda Nucini, visto che ha fatto questa bella comparsata sullo schermo, potrebbe proporsi per un ruolo in una qualche fiction della Rai; forse attore se la cava meglio che come arbitro, ancor di più che come paladino della giustizia. Magari un poliziesco.

Zdenek Zeman. Ancora tu... ma non dovevamo vederci più? Avevamo celebrato con un video intitolato "Zemanlandia in tour a Calciopoli" l'ilare deposizione del mister boemo, deposizione in gran parte riportata dal programma di Rai 3. Ma cosa dire ancora di questo personaggio a metà tra Orwell e Plauto, che non ha mai vinto niente in 20 e passa anni di carriera, che ha avuto la ribalta mediatica dopo le accuse di doping alla Juventus di quel 1998 che lui stesso indica come data di inizio dalla persecuzione attuata ai suoi danni dalla meschina "cupola moggiana"? Lui dice di non aver allenato più a causa delle sue denunce ma, come hanno fatto notare gli avvocati delle difese, ha avuto incarichi in tutta Europa, dai quali è stato puntualmente sollevato per mancanza di risultati. Anche dopo il 2006, periodo nel quale il nuovo calcio pulito ha debellato il "cancro" del "Sistema Moggi", fino ad arrivare all'ultimo esonero di quest'ultima stagione alla Roma, dove era stato ingaggiato dal "ribaltatore" Baldini, uno che predilige gli allenatori che si distinguono per acclamazione mediatica antijuventina piuttosto che per capacità tecniche. Due personaggi che quest'anno si è ben capito quanto non vincessero per colpa di Moggi anziché per demeriti propri. Ma la cosa più triste è che la televisione pubblica italiana, invece di informare correttamente su uno dei processi più incredibili degli ultimi anni, sulle sue incongruenze, sulle copiose omissioni di chi ha condotto le indagini, sul "metodo" investigativo che toppava risultati, partite, protagonisti, episodi e che ignorava palesemente le evidenze del campo, non abbia trovato di meglio che dare credibilità a chi di credibilità non ne ha più. E' incredibile come la tv di Stato, dopo tutto quello che è successo durante il processo, si ostini a parlare di un "Sistema Moggi" che non è mai esistito e non ha mai alterato nessun campionato, invece di parlare di un "Sistema Calcio" smanioso di  sbattere fuori i dirigenti più chiacchierati (chiacchiere poi diventate prove senza riscontri) e preparati per rifarsi una verginità che non ha mai avuto, lasciando gli equilibri di potere intatti fino ad oggi. 
Speriamo che nelle prossime due puntate sia dato spazio a tutti questi aspetti, ma ne dubitiamo. Di certo c'è che chi parla di "Sistema Moggi" non ha capito davvero nulla di quello che è successo dal 2004 al 2006. O forse fa finta di non capire.