Larghe intese? Prima la verità

Guido RossiE sono trentuno. Ma non riesco a festeggiare con piena soddisfazione. Farsopoli è ancora una ferita aperta che rischia di finire nell'oblio nel clima generale di pacificazione calcistica tanto caro ai media di regime, grazie anche alle rinnovate vittorie sul campo. In questi giorni ho letto una bella intervista a Beppe Furino che minacciò di spaccare la coppa UEFA in testa a un tifoso che lo attendeva festante al ritorno da Bilbao, ma che il grande capitano aveva riconosciuto per uno dei contestatori che lo aveva offeso l'anno precedente per la sconfitta patita dal Torino di Pulici e Graziani. Mi piacerebbe che la Juventus in tutte le sue componenti adottasse il metodo Furino con gli attori della farsa del 2006. Anche dopo una vittoria importantissima, non si dimentica chi ci aveva massacrato ingiustamente e oggi, ipocritamente, ci riempie di elogi. A scudetto conquistato, evitare di rilasciare interviste ai Varriale e ai Piccinini per esempio, ma anche e soprattutto usare la visibilità mediatica dell'immediato dopo scudetto, per ricordare alla FIGC che la rivendicazione dei due titoli sottratti e della parità di trattamento sono ancora argomenti "che esistono".
Poco meno di un anno fa il nostro Vittorio Salvadori si chiedeva "A che gioco sta giocando Gianfilippo" lasciando intendere come la strategia della Juventus nel rapporto con i media e le istituzioni e le sorti della battaglia legale per la richiesta degli scudetti dipendessero da John Elkann piuttosto che da Andrea Agnelli. Tutti gli Juventini riconoscono ad Agnelli il merito di aver riportato la Juventus ai fasti sportivi che Le competono, in Italia e in Europa, (dove, se escludiamo l'era Lippi, la Juventus ha ottenuto un risultato purtroppo in linea con la tradizione, ed è stata sconfitta dalla corazzata tedesca che ha poi spazzato via la squadra considerata sino a pochi mesi fa la più forte del mondo). Sul fronte di politica sportiva e del rapporto con istituzioni e media, invece, il bilancio della gestione Agnelli è ancora deficitario, gli annunci eclatanti a beneficio dei tifosi nei momenti di difficoltà sportiva non servono più, e ai proclami degli anni scorsi non sono seguiti fatti concreti, ma, anzi, segnali preoccupanti in senso contrario. Cito a memoria: rinuncia alla terza stella sulla maglia, rattoppata con un bollino ben visibile ad ogni intervista da bordo campo, gestione del processo a Conte, apparente inazione sul fronte ricorsi, votazioni presidente FIGC, accordo con l'Inter su Abodi per presidenza Lega, massacro mediatico continuo subito senza fiatare, disparità di trattamento subita dalla giustizia sportiva con arbitri che troppo spesso "non se la sentono" e adattano i regolamenti (Juve-Genoa, Cavani, Totti, Cambiasso), passeggiata di Ronaldo al J-Museum sbandierata sul sito ufficiale con ennesima rivendicazione del famoso rigore, coreografia del J-Stadium sponsorizzata Telecom.
Agnelli, così non va. I risultati sul campo non bastano, nemmeno dovessero arrivare quelli più prestigiosi fuori dall'Italia, resi tra l'altro molto difficili dal decadimento dei valori del campionato nazionale e dall'ostilità delle istituzioni sportive italiane. È assolutamente necessario riprendere con convinzione la battaglia su Farsopoli, usare tutte le armi politiche che l'indiscussa e mai persa supremazia nel numero di tifosi e la ritrovata posizione da dominatrice sul campo garantiscono, per chiarire definitivamente la stagione di Farsopoli attraverso il riconoscimento della verità storica. Andrea Agnelli lo faccia ora. Sorprenda tutti, nei giorni del trentunesimo scudetto chieda una soluzione di verità per Farsopoli in tempi certi, e chiarisca che la Juventus "trarrà le conseguenze" in caso di fallimento. A mente fredda, e dopo una vittoria importante, vale molto di più. I tifosi bianconeri non sono pronti alle "larghe intese" tra la Juventus e le istituzioni sportive in assenza della verità su Farsopoli. Si potrebbe cominciare con la terza stella sulla maglia, dall'anno prossimo potrebbe non servire più, anzi...