Dediche

Abete e PalazziAnch'io, da tifoso bi-campione d’Italia, ho delle dediche da fare per questo scudetto numero 31. Ma no, non si tratta della mamma, della zia, della nonna o della fidanzata: quelle sono robe da calciatori. In questo momento il mio pensiero affettuoso vola in tutt’altre direzioni.

1. A Giancarlo Abete e alle sue supercazzole democristiane con le quali ci ammorba da più di un lustro, dileggiando parole come “regole”, “morale”, “giustizia” per difendere strenuamente un sistema fondato sulla farsa di sette anni fa del quale lui si è fatto garante;
2. A Stefano Palazzi, gestore di una giustizia sportiva che dieci mesi fa ha collezionato una figuraccia dietro l’altra nel tentativo di azzoppare la Juventus attraverso la persona che ne aveva incarnato la rinascita sportiva. E che si è guadagnato sul campo la riconferma per altri quattro anni;
3. A Piero Sandulli, che con le sue esternazioni radiofoniche dopo la sentenza d’appello su Conte ha squarciato l’ultimo velo rimasto attorno a un’operazione chirurgica camuffata da giustizia sportiva;
4. Al TNAS del Coni, simbolo dell’italico cerchiobottismo, che per non sputtanare troppo la sua principale Federazione non ha avuto il coraggio di fare vera giustizia ma si è inventato una nuova, improbabile pezza giustificativa, trasformando una sostanziale assoluzione in una squalifica ben calibrata con la fine della fase a gironi della Champions League;
5. A Filippo Carobbio detto Pippo e ai suoi amici, ai quali possiamo finalmente urlare in faccia: “MISSIONE FALLITA!!”;
6. A Matteo Pinci di Repubblica e alle dimissioni di Conte che sta ancora aspettando;
7.A Walter Mazzarri e alle sue patetiche spie pechinesi, mandate a osservare quelli che in teoria gli avrebbero copiato il sistema di gioco e subito pescate con le mani nella marmellata;
8. A Paolo De Paola, al Corriere dello Sport e alla loro “Super Vergogna”. Tutta loro;
9. A Enrico Varriale e alla sua partenopea imparzialità finanziata coi soldi del canone;
10. Al Presidente del Pescara Sebastiani e alle sue improvvise bizze nella trattativa Verratti, senza le quali non avremmo mai ammirato a Torino quel piccolo fenomeno di nome Paul Pogba;
11. A Massimo Moratti che anche quest’anno non ha mancato la tradizione di ricordare “quei tempi là”, quando succedevano cose “antipatticche”, persino nella serata in cui aveva violato, per primo, lo Juventus Stadium;
12. Ad Andrea Stramaccioni e alle sue labbra modello Parietti di quella sera di novembre, quando con l’arroganza della vittoria pose le basi di una stagione memorabile;
13. A Zdenek Zeman e alla sua maglietta firmata senza battere ciglio: lui, l’uomo dell’etica e della correttezza, e Antonio Conte, l’arrogante antipatico che a bordo di un pullman scoperto, mentre festeggiava lo scudetto, gli ha impartito la seconda lezione dopo quel 4-1 di fine settembre;
14. Agli zemaniani di ogni ordine e grado sparsi in ogni tifoseria d’Italia (tranne una) e in tutte le redazioni, quelli che ancora non hanno capito la lezione e rivorrebbero il Maestro boemo vittima del sistema cinico e baro ancora in panchina l’anno prossimo. Amici: anche noi, magari all’Inter;
15. Ad Antonino Pulvirenti, pacato consigliere federale, e al suo calcio che sarebbe morto in quella domenica di ottobre;
16. Ai giornalisti della sala stampa del Massimino di Catania e alla loro ignobile aggressione verbale nei confronti di una persona per bene come Angelo Alessio;
17. Agli improvvisati tifosi del Chelsea in maglia granata della sala stampa dello Juventus Stadium, ma anche a tutti quegli altri nascosti in ogni giornale e che non hanno avuto l’onore del cazziatone di Antonio Conte;
18. Ai moviolisti di ogni tv, distintisi ancora una volta per l’enfasi diversa (quando non la malafede) con la quale trattano gli episodi a seconda che favoriscano la Juve oppure qualsiasi altra delle 19 squadre;
19. A Raisport e alla sua redazione pullulante di antijuventini, e alle loro scuse dopo un servizio vergognoso che tutt’ora è ancora presente sul loro sito;
20. A Paolo Ziliani, e attraverso di lui a tutti coloro che vivono con l’incubo della Juventus da quando un compagno gobbo gli rubò la merenda in prima elementare e non fanno niente per nasconderlo, non risparmiandoci alcuna minchiata scritta e orale;
21. A Claudio Lotito, gran tessitore insieme ad Adriano Galliani dell’accordo made in Infront che ha garantito alla Lega Calcio una governance saldamente ancorata ai vecchi poteri del passato, mettendo all’opposizione la più importante, seguita e all’avanguardia società italiana;
22. Ad Adriano Galliani e alle sue classifiche volte a dimostrare come il Milan sia la squadra più forte di ogni epoca e di ogni sport, ma solo contando gli anni in cui ha vinto qualcosa;
23. A Fabio Caressa e ai suoi lapsus sui risultati finali, rivelatori di pensieri e debolezze che riesce sempre a tenere nascosti in telecronaca insieme al suo storico collega di cuffia;
24. A De Laurentiis e al suo comunicato che voleva trasformare un'innocente antipatia di Marchisio in una manifestazione razzista;
25. Ai bagni devastati dello Juventus Stadium, ai mattoni contro i finestrini, al clima da guerriglia e a tutto lo schifo che è ormai diventata la sfida tra Juventus e Napoli;
26. A Marco Guida di Torre Annunziata, massimo esponente di una categoria che per un intero girone non se l’è sentita di fischiare un rigore a favore della Juventus, salvo poi sentirsela improvvisamente quando i giochi erano già fatti, fischiandone quattro (tutti nettissimi) nelle ultime cinque partite;
27. A Enrico Preziosi che dopo Juventus-Genoa voleva insegnarci, valigetta in mano, lo stile e la buona creanza;
28. A Pippo Baudo con i suoi fantomatici “fatti corruttivi accertati” e, tramite lui, a tutta quella pletora di presunti tifosi juventini vip fedeli per ruffianeria, interesse personale o quieto vivere alla linea del “29″. Gente della quale si può fare tranquillamente a meno: trovatevi pure un’altra squadra e ricordatevi che per un tifoso vero l’alternativa non è tra 31 e 29, ma tra 31 e ZERO. O tutto o niente;
29. A Joseph Blatter e alla sua nuova lettera di congratulazioni indietro di due scudetti che stiamo attendendo con ansia, che quella dell’anno scorso ha portato benissimo;
30. Alla Gazzetta dello Sport e al suo “29 scudetti”, messo lì come promemoria per vedere se riescono ad accalappiare qualche nuovo Baudino;
31. A tutti, ma proprio tutti, quelli che ogni volta che vedono in campo, sulle tribune, sul pullman scoperto e ovunque uno scudetto col numero 31 hanno una fitta lancinante al fegato (o a quel che ne rimane): siete la nostra gioia più grande!