Castorama

ArbitriPiù che un campionato, un documentario sui roditori. Più che giornalisti, calciatori, allenatori, dei castori. Più che la Serie A, Castorama. Il divertentissimo fenomeno delle rosicate antijuventine ha avuto nell’arco di questa stagione innumerevoli episodi. Tanto si è scritto di come questo avvenga sempre a senso unico, con un accanimento morboso al limite dell’onanismo nel vivisezionare ogni singolo fotogramma per delegittimare o sminuire le vittorie della Juventus. Con gli uomini di Conte ad un passo dal bis tricolore grazie alla vittoria nel derby della Mole, uno si aspetterebbe che finalmente fosse accolto l’invito del mister ad alzarsi e applaudire; invece i nostri amici castorini sono riusciti, ancora una volta, a dare il meglio di loro stessi, compiendo evoluzioni sempre più spericolate nello spazio angusto delle loro gabbiette.

Qualsiasi persona dotata di buon senso e con una dentatura nei canoni del normotipo non può non vedere nell’episodio della trattenuta di Bonucci a Jonathas una concatenazione di due errori arbitrali nel breve volgere di pochi istanti, uno a valle e uno a monte: prima la netta posizione di fuorigioco dell’attaccante granata al momento del passaggio di Cerci e, dopo, l'evidente trattenuta della maglia da parte del difensore juventino. Logica conseguenza è che nella fattispecie nessuna delle due squadre è stata danneggiata, visto che l’errore sul mancato rigore va a coprire e compensare quello sulla mancata rilevazione del fuorigioco. In una situazione normale, il guardalinee avrebbe sbandierato l’offside e l’azione sarebbe ripresa con un calcio di punizione per la Juventus. Ma a Castorama, potete immaginare, le cose non vanno affatto in questa maniera. Analizziamo a titolo di esempio tre casi emblematici:

Il giornalista “vecchio cuore granata”. Emanuele Gamba, su Repubblica, ci va giù duro. Prima ancora di parlare della partita, nell’attacco del suo pezzo si sofferma sull’unico argomento degno di nota per un appassionato della curva Maratona.

L’episodio chiave è quello del 36′ st: Cerci decolla sulla destra, crossa al centro dove Jonathas, in spaccata (e forse in fuorigioco, ma non v’è certezza), a un paio di metri da Buffon, manca il pallone. Ma la ragione di quel liscio è chiara: Bonucci s’aggrappa alla maglia del brasiliano, la allunga in maniera vistosa. Insomma: sarebbero stati giusti il rigore e l’espulsione del difensore bianconero, ma Bergonzi e i suoi assistenti fanno finta di nulla..


Insomma, per il nostro tremendista inossidabile il fuorigioco di Jonathas non esiste proprio in natura. Rigore ed espulsione, che diamine. Un tempo avrebbe aggiunto che Bergonzi era arrivato al Comunale in Mercedes e se n’è andato in Alfa Romeo.

Il giornale antijuventino. Il moviolista del Corriere dello Sport (tale Ettore Intorcia), giornale del quale abbiamo potuto ammirare il sorpasso a destra sul terreno dell’antijuventinità ai danni della Gazzetta, la mette giù invece in maniera più subdola.

< L’episodio chiave al 36’, sullo 0-0: cross di Cerci, Jonathas davanti alla porta va giù senza riuscire a intervenire, vistosa la trattenuta di Bonucci che lo tira per la maglia: sarebbe rigore e rosso. Dubbi legittimi, però, sulla posizione di Jonathas, che sembra leggermente avanti rispetto al pallone, siamo al limite: il gioco prosegue, a quel punto grave non concedere il penalty..


Un fuorigioco abbastanza netto, non certo di quelli dove devi andare a vedere se c’è mezzo scarpino più avanti o più indietro, è un fuorigioco che “sembra”. Anzi, siamo proprio “al limite”. Noi che abbiamo ancora il righello della terza elementare possiamo però venire in soccorso del prode Intorcia:




Ma il capolavoro di Ettorino nostro viene dopo. Siccome un fuorigioco nettissimo è diventato, con un'acrobazia logica, “al limite”, ecco la capriola finale: visto che comunque il guardalinee non aveva sbandierato, a quel punto la cosa grave è non aver dato il rigore. Meraviglioso!

Il giornalista tremendista che intervista i suoi idoli. Altro vecchio cuore granata, Gianluca Oddenino della Stampa (a proposito, chi è il proprietario de La Stampa?), che già alcuni ricorderanno acceso tifoso del Chelsea in trasferta allo Juventus Stadium, deve sentirsi come un bambino che scarta i regali di Natale quando può intervistare i suoi eroi che dopo un derby perso recitano a memoria la poesia che in tutte le Castorama d’Italia devi imparare a memoria già al momento della prima sgambata in ritiro a metà luglio. Leggere per credere, ogni commento è superfluo.

In questo mazzo manca il buon Ventura, che è riuscito a inabissarsi sostenendo che, se il guardalinee avesse segnalato il fuorigioco ok, ma siccome non l’ha fatto allora il rigore gli spetta di diritto (Mister, se questa è la logica io rilancio: se l’arbitro vi avesse dato il rigore ok, ma siccome non ve l’ha dato ciccia!). Potenza del derby e del dover rendere conto a una tifoseria frustrata: persino una persona seria come Ventura viene risucchiato nel vortice di Castorama e trascinato in argomentazioni ridicole.

Ma in fondo, di tutti gli abitanti di Castorama, quelli granata sono gli unici dei quali non faremmo mai a meno. Partire ogni anno da 6 è un vantaggio che in Serie A fa ancora la differenza.