La punizione esemplificativa di Paparesta, Copelli e Di Mauro

PaparestaReggina-Juventus del 6 novembre 2004 non sarà mai una partita come le altre.
Lo dice il giornalista del Corriere della Sera Roberto Perrone, che conclude il suo articolo sulla partita (a pag. 39 del Corriere e ancora online nell’archivio internet del giornale) con le testuali parole “A squadre invertite, ne parleremmo per i prossimi tre anni. È una partita come la cometa di Halley. Chissà quando ripassa e se ci saremo.”
Lo dicono le immagini, ancora reperibili su Youtube, che raccontano più di mille parole.
Lo dice l’immaginario collettivo, quello che, secondo un orientamento sapiente del sentimento popolare, ancora crede che Paparesta e i suoi collaboratori siano stati chiusi in uno spogliatoio, circostanza sempre smentita dallo stesso arbitro pugliese e dagli altri presenti, anche sotto giuramento e certificata da un tribunale, quello di Reggio Calabria, che sancì che il fatto, in questi termini, non era mai avvenuto. Ma nonostante ciò, c’è ancora qualcuno che è convinto del contrario…
E, ultimo ma non meno importante, lo dice anche una sentenza di un tribunale dello Stato, nello specifico la Corte di Appello del tribunale di Napoli che, a pag. 17 della sentenza di secondo grado del processo con rito abbreviato relativo a Calciopoli (Giraudo e altri, per intenderci), scrive le seguenti parole:

“Non è di poco conto evidenziare che la valenza concreta di tale potere non risulta essere una soggettiva percezione dei Paparesta, ma una reale condizione accertata dai fatti rivelati. Ne costituisce un esempio significativo la conversazione del 7 novembre 2004 intercorsa tra Moggi e Giraudo, successiva alla vicenda incresciosa subita dallo stesso Paparesta (vittima delle ire di Moggi per presunti errori arbitrali che avevano portato ad annullare due gol validi alla Juventus), nella quale espressamente Moggi faceva riferimento al contenuto delle conversazioni avute con i designatori ai quali aveva imposto di “fermare” cioè di sanzionare con il fermo gli addetti alla gara, rimarcando imperiosamente “li facciamo fermare tutti”, ricevendo l’adesione del dirigente juventino il quale, di par suo, non si limitò ad auspicare severe conseguenze “li devono massacrare”, comprensibilmente inviperito per la conduzione dell’arbitraggio, ma, significativamente per quel che qui rileva, stabilì con il suo ds, che dunque aveva il potere di ottenere quanto si richiedeva, quali dovessero essere le conseguenze: “il duo non lo impieghi per un bel po’… gli assistenti devono stare fermi più di due mesi, tre mesi” ricevendo conferma dall’altro:” lui adesso starà fermo tre o quattro settimane poi ricomincia dalla B”.
In tutta evidenza il direttore sportivo aveva già avuto assicurazione da chi di dovere circa il trattamento riservato agli esperti di gara (gli assistenti Capolli
(Copelli, ndr) e Di Mauro non arbitrarono più in quel campionato partite della Juventus).”

Tralasciando l’errore relativo al nome del guardalinee Copelli, che personalmente trovo quantomeno incredibile si possa fare all’interno di una sentenza, leggendo queste righe chiunque potrebbe pensare che effettivamente Luciano Moggi e Antonio Giraudo, complici i designatori, avessero posto fine alla carriera dell’arbitro e dei guardalinee per quel match. Eppure, leggendo quell’ultima frase, così specifica (“non arbitrarono più in quel campionato partite della Juventus”), più di un dubbio mi è sorto. Perché si è fatto riferimento alle sole partite della Juventus e non a tutta la stagione?
Mi sono così armato di santa pazienza e con le uniche “armi” in mano per un umile blogger come me (ossia un pc connesso a internet, il motore di ricerca Google, l’esperienza e un foglio Excel) mi sono messo alla ricerca di informazioni utili al caso.
Ho così notato che il primo a richiamare questa frase nella sentenza di primo grado il giudice De Gregorio vi fece riferimento a pag. 28; e come la stessa facesse riferimento a una frase esplicita contenuta nell'informativa del novembre 2005 (qui visibile a pag.19).
Peccato che l’analisi fatta a suo tempo dagli inquirenti non fosse completa: non fu fatta alcuna comparazione con le designazioni di altri arbitri e assistenti e nemmeno la semplice verifica se le “sanzioni” previste dall’AIA (stop di una o più giornate e ripartenza eventuale da designazioni in serie inferiori) fossero state irrogate anche a coloro che avessero commesso errori a favore della Juventus.
Fortunatamente internet consente di trovare molte informazioni, anche dopo quasi dieci anni e così, direttamente dal sito della FIGC, sono riuscito a recuperare tutti, o quasi, i comunicati ufficiali con le designazioni relative ai campionati di serie A e B per la stagione 2004/05 (e anche di quella successiva). L’unica irreperibile è stata quella della 30° giornata, quella rinviata dall’allora presidente di Lega Galliani per la morte del Papa, reperita peraltro su lanci d’agenzia dell’epoca. Con questo quadro completo ho pertanto provveduto a catalogare tutte le designazioni e ad analizzarle nel dettaglio. Dall’ottava giornata in poi, nei comunicati ufficiali FIGC, veniva peraltro anche indicata la suddivisione delle griglie (con relative preclusioni), che mi ha fornito un’ulteriore dimensione di analisi.
A seguito delle rielaborazioni si sono evidenziati alcuni risultati molto interessanti, anche in considerazione che, diversamente dagli arbitri, gli assistenti venivano designati direttamente dal Mazzei, designatore dei guardalinee. Ma andiamo con ordine.
Il primo passo riguarda gli assistenti: davvero i guardalinee Copelli e Di Mauro sono stati puniti dopo quella partita e hanno subito vessazioni per quella direzione?
I numeri sembrerebbero proprio non indicare questo. E’ vero che Copelli e Di Mauro non arbitrarono più la Juventus in quella stagione, ma non arbitrarono partite in un numero sostanzialmente differente da altri in campionato.
Nella stagione successiva Copelli diresse addirittura la Supercoppa Italiana a Torino, partita in cui fece annullare un gol regolare a Trezeguet nei tempi regolamentari, episodio decisivo ai fini del risultato: l’Inter vinse infatti la coppa ai supplementari. Da quell’incontro Copelli non avrebbe più arbitrato la Juventus sino alla 12° giornata della stagione 2007/08, quando sarebbe tornato a dirigere un match dei bianconeri contro il Parma. Buona parte del “black out” sarà stata sicuramente colpa della sospensione di qualche mese comminatagli dall’AIA nel 2006, ma anche del fatto che anche i successivi designatori Tedeschi e Collina (nel frattempo passato dall’altra parte della barricata) non ritenessero opportuno designarlo per le partite della Juventus. E Luciano Moggi e Antonio Giraudo non erano più nel calcio da un po’… Diversa invece è la situazione di Di Mauro, ormai sopraggiunto al termine della sua carriera per limiti di età, che nella stagione successiva a quella incriminata diresse due partite della Juventus, e non di poco conto, prima di chiudere la sua carriera, ossia: Inter-Juventus del febbraio 2006 (diretto fra l’altro da Paparesta) e Juventus-Fiorentina.
Andiamo però ora ad analizzare più nel dettaglio i numeri, confrontando le designazioni dei due assistenti dalla prima alla decima giornata (quella di Reggina-Juventus) e delle successive (comprese quelle in cui giocava solo la serie B) con quelle dei guardalinee considerati come “i Top” dell’epoca (ossia Ivaldi, Pisacreta e Mitro) che venivano designati per le partite più importanti e con altri tre assistenti nell’occhio del ciclone nell’estate del 2006 (i guardalinee Puglisi, Baglioni e Gemignani).


Dal confronto si può notare come le direzioni di Copelli siano in linea con quelle di Mitro, Pisacreta e Baglioni. Le tre direzioni in serie B furono, oltre a quella successiva a Reggina-Juventus, dopo gli errori in Fiorentina-Roma e per l’ultima giornata di Serie B, quando la A era già conclusa. Le direzioni di Di Mauro sono invece pressoché in linea con quelle di Gemignani.
La verifica successiva è sul numero delle direzioni dei tre top team Inter, Juventus e Milan dei guardalinee sin qui considerati. Il risultato è il seguente:


Confrontando questi dati se ne può desumere che non vi sia stata una discriminazione dei due assistenti. Anzi, dopo la 10° giornata, i due sono stati designati (direttamente, è utile ricordarlo) anche per match di Milan e Inter. Di Mauro è quello con il numero inferiore, ma eguale con Juve, Milan e Inter: dopo Reggina-Juventus della 10° è stato infatti designato per Milan-Bologna della 21° e per Inter-Siena della 34° giornata.
A questo punto è però utile fare un altro confronto fra gli assistenti Di Mauro e Gemignani: stesso numero di partite dirette e storia “speculare”. Di Mauro è passato alla storia per la segnalazione che portò all’annullamento del gol della Juve a Reggio Calabria alla 10° giornata, mentre Gemignani per l’annullamento del gol del friulano Fava in Juventus-Udinese alla 24°. Insomma, una segnalazione ‘contro’ e una ‘a favore’.
Andiamo quindi a confrontare il numero delle designazioni in serie A e serie B dei due assistenti prima e dopo l’errore in proporzione al numero di designazioni di campionato previste nel periodo.


Ebbene, confrontando i risultati, si può notare come Gemignani abbia arbitrato in proporzione molte più partite di B nel periodo successivo al suo errore, rimanendo in media con i valori di Di Mauro. Una sola direzione di una big: Inter-Siena, proprio in coppia con Di Mauro, in uno strano gioco di destini incrociati.
E questo è sicuramente molto importante perché nelle richieste di condanna per l’associazione a delinquere, al punto a), sono presenti anche questi due “perché”:

- Perché venissero sempre tutelati gli arbitri che avevano favorito la Juventus o che comunque erano vicini alla società
- Perché, invece, venissero arbitrariamente penalizzati gli arbitri che non avevano favorito la Juventus.

Proviamo quindi a fare un'analoga analisi per l’arbitro dell’incontro, Gianluca Paparesta. Confrontiamo i suoi dati con quelli degli arbitri ritenuti top all’epoca, ossia Collina, Rosetti e De Santis e altri due arbitri importanti ai fini dell’inchiesta, ossia Pieri e Nucini.
Il risultato che esce è il seguente:


Ovvero: Paparesta è presente in 34 designazioni, 5 volte come riserva, una come quarto uomo, mentre sono 28 le sue direzioni, 26 delle quali in serie A e 2 in serie B. Più di lui solo Pierluigi Collina, addirittura una direzione in più di Rosetti. La sua ‘punizione’ dopo il match sarà di una giornata di stop, quindi una retrocessione dalla fascia A del sorteggio (in cui si trovava praticamente in pianta stabile da inizio campionato) alla fascia C per un incontro di B, quindi nuova domenica senza arbitraggio (giocava la serie B, mentre la A era in sosta), designazione internazionale per Benfica-Dinamo Zagabria del 25 novembre 2004 e ritorno alla massima serie (e alla fascia A dei sorteggi in pianta stabile fino a fine campionato) la domenica successiva. Insomma, una punizione nella norma.
Analogamente a quanto fatto per gli assistenti è anche qui è utile però un confronto. Come termine di paragone useremo Tiziano Pieri, reo di aver fischiato un calcio di punizione a favore della Juventus nel match di Bologna del dicembre 2004, punizione da cui sarebbe scaturito il gol vittoria dei bianconeri.


Ebbene, si può notare come Pieri subisca una punizione molto peggiore: uscirà infatti in pianta stabile dalla fascia A, recuperata solo per l’ultima giornata di serie B, giornata in cui però i ‘big' non erano stati utilizzati. Prima di quell’errore Pieri era molto spesso in fascia A.
Decade pertanto l’assunto citato precedentemente relativamente al capo d’accusa sull’associazione a delinquere; anzi, in questo caso si dimostra proprio il contrario.
La “punizione” di Paparesta, Copelli e Di Mauro non risulta pertanto ‘esemplare’ come auspicato nelle parole di Moggi e Giraudo e come fatto intendere dagli inquirenti, semmai esemplificativa: chi sbagliava veniva punito come tutti gli altri. Anzi, a guardare i numeri, veniva forse punito di meno se sbagliava contro la Juve.
E tutto questo lo ha scoperto un blogger, con il solo aiuto di internet, Google e di un foglio excel. Non un investigatore. E forse è questa la cosa più grave. In Italia. Nel 2013.

P.S.: se poi foste curiosi qui potete trovare la telefonata di Paparesta a Pairetto successiva alla partita.