La strategia della tensione

Agnelli e ElkannMinuto 6.27 della conferenza post Bologna Juventus. Alla domanda relativa al "benvenuto" dei bolognesi al pullman della Juventus: "Mister, queste cose le fanno pensare di andare via dall'Italia alla fine di questa stagione?" Conte risponde prima che la domanda venga completata coprendone l'ultima parte, ma risponde inequivocabilmente con quattro sì. Belli scanditi e, a levare ogni dubbio, aggiunge "Sinceramente". Lo scrupolo del giornalista evita almeno una settimana di tiritera sull'addio di Conte a fine stagione o almeno il titolone della solita Gazzetta dello Sport che già riesco ad immaginare "Conte addio!!": la domanda viene infatti riproposta per chiarire l'equivoco e quando gli viene nuovamente chiesto, "Ma alla fine della stagione?" dalla bocca di Conte finalmente esce un no, uno solo però.

Infatti, i celeri giornalisti di Sky Sport 24, si sono immediatamente catapultati sulla non-notizia e, nello specifico, Francesco Cosatti, in un servizio da lui curato, ci ha ricordato la smania di Conte di emigrare all'estero: il Chelsea si sarebbe già fatto sentire, incalza e, solo in chiosa al servizio, dichiara che i tifosi della Juventus per adesso possono stare tranquilli. Ma solo per adesso, ovviamente.

La notizia dunque è servita. Non certo l'accoglienza a bastonate e insulti riservata al pullman della Juventus anche nella civile Bologna, non certo i cori auguranti la morte di un altro Agnelli, e nemmeno lo striscione che schernisce nuovamente i caduti di Bruxelles e calpesta ancora la dignità delle famiglie che quasi ogni settimana devono rivedere quel -39 esposto con orgoglio in mezza Italia, e finanche appeso sui vetri divisori dello Juventus Stadium. La notizia è il probabile addio di Conte.

Egoismo e abitudine, abitudine ed egoismo. L'abitudine è della squadra, il callo Conte se lo è fatto crescendo alla Juventus e vivendo sulla propria pelle l'escalation di odio che l'Italia anti Juventina riserva da sempre alla squadra. Perché fosse solo Napoli, Firenze o Bologna, no, ci sono anche le altre città; provate ad aspettare il pullman della Juve mentre percorre l'ultimo tratto a Marassi prima di infilarsi nello stadio del Genoa e della Sampdoria ad esempio. Io c'ero e mancavano solo le bastonate, ma non si sono risparmiati insulti, sputi e uova. Egoismo è il mio e, mi sento di scrivere, anche del resto della tifoseria juventina. Conte resta. Deve restare. Andarsene oggi o domani significherebbe arrendersi a questa strategia della tensione, sistematica, esasperata, ricorrente.

Lo scopo non può essere solo l'odio. Lo scopo non può essere solo risentimento, seppur sgorgano naturali da sempre, lo scopo è intimidire, lo scopo è spaventare, lo scopo è isolare ed innervosire. Far perdere la tranquillità, prima e dopo la partita, il giorno stesso e i giorni a seguire. E se non regge Conte, chi regge? Del Neri? Ranieri? Alessio? Conte è l'ultimo baluardo di una Juventus che ritorna, Montero è troppo lontano, Nedved è troppo incravattato, Agnelli ha già speso molte parole e i risultati si son visti. E Conte non può essere lasciato solo ad affrontare la situazione.

Le istituzioni sportive non aprono bocca, i così detti opinionisti glissano, i giornali coprono questa vergogna reiterata avallando l'inciviltà, rinunciando a denunciare una situazione da guerriglia urbana si contribuisce a renderla "normale", quasi meritata, siete la Juventus, siete i figli di Moggi, come si fa a non capire chi vi insulta, chi vi sputa, chi vi lancia merda e sassi. Come si fa a non dare il daspo a 51 di voi? Non vi vergognate a difendervi? Non dovreste nemmeno. Questo è il messaggio che passa, questo è quello che viene percepito, e nel farlo si dichiarano complici. Incivile chi lancia merda e sassi, incivile chi non lo denuncia.

Abitudine e normalità, normalità e abitudine. L'abitudine è della squadra e di Antonio Conte fin che regge, normalità è permettere che tutto ciò possa succedere ancora. Se è normale per loro, per i giornali, per le televisioni, per gli opinionisti, non deve essere normale per la società, per la dirigenza e, soprattutto, per la proprietà. Cosa dice John Elkann? L'unica volta che quella frase dovrebbe esser detta, "Siamo vicini alla squadra e all'allenatore", non la dice. L'unica volta che dovrebbe farsi vedere al fianco del cugino per sostenere, appoggiare, richiedere a gran voce un'altra normalità non c'è. C'è solo quando deve alzare le coppe a Villar Perosa?

Rimane solo il campo, rimane il gioco e rimangono i risultati. Rimane la vittoria fino a che riusciremo ad ottenerla. In campo non ci possono sputare, in campo non ci possono lanciare merda, in campo non ci possono né bastonare né prenderci a sassate. Il campo è l'ultima normalità, quasi sempre, quasi ovunque ma ci sarebbe da scrivere anche del campo. Conte è l'ultimo dei bianconeri forgiati negli anni che ci scende in quel campo, in qualsiasi campo. Fargli passare la voglia di andarsene è il mio egoismo, è la mia speranza. Non mi fido degli opinionisti, non mi fido delle televisioni e dei giornali, non mi fido di John Elkann. Io oggi sono vicino alla squadra e all'allenatore come ero vicino a Giraudo, Bettega e Moggi nel 2006. I tifosi della Juventus, sono sicuro, oggi, lo sono tutti. Tu, Jaki, dove sei?