Cambiare tutto. La Juventus lo ha già fatto

Agnelli e MarottaQuesto weekend calcistico ci restituisce indubbiamente un quadretto che è l’esatta storia delle due società, Juventus ed Inter. La prima che pareggia in casa dopo una partita magistrale e si interroga su problemi in attacco e su come risolverli. La seconda che pareggia in casa e si lamenta degli arbitri.
Nulla di nuovo, quindi? Non proprio. La vera novità di questi giorni è quanto accaduto subito dopo le “solite” esternazioni di Moratti sugli arbitri e su Calciopoli. In pochi minuti sul sito ufficiale della società è comparso un eloquente "NO COMMENT" linkato alla Sentenza di Archiviazione del Procuratore Federale Palazzi del 1° luglio 2011, quella in cui Moratti e Facchetti venivano duramente accusati di illecito sportivo ex art. 6, per intenderci.

I lettori più attenti avranno certamente notato che ho parlato di “sentenza di archiviazione” e non di Relazione, come invece molti giornalisti hanno fatto in queste ore. Il mio non è un errore voluto ma una doverosa puntualizzazione che l’Area Legale del nostro sito ha giustamente segnalato a noi redattori affinché possa essere veicolata a chi ci legge.
Parlare di "relazione" di Palazzi, infatti, significa sminuire l'atto stesso. Una relazione, tecnicamente, è sempre rivolta a qualcuno. In questo caso però il documento non ha nessun destinatario perché, nell'attuale Codice di Giustizia Sportiva, il Procuratore Federale ha potere di archiviazione diretta, e non deve chiederla a nessun altro organo. Decide quindi come un giudice, anzi in questo caso è effettivamente giudice. Quel documento, quindi, è un provvedimento equiparabile ad una sentenza, ha contenuto decisorio e, nello specifico, il contenuto è l'accertamento di un illecito e della sua prescrizione. Qui subentra la possibilità, da parte degli interessati, di rinunciare alla prescrizione e di rendere possibile il deferimento e il processo sportivo, dove invocare l'assoluzione nel merito oppure sottostare ad una condanna.

Detto questo è evidente che l’azione della Juventus sul sito ufficiale ha il sapore di un salto di qualità. Si ha l’impressione che nelle stanze di Corso Galfer abbiano capito che con la sciabola ci si difende meglio che con il fioretto. Nelle settimane appena trascorse il dibattito è stato molto acceso sull’opportunità di shiftare i toni della comunicazione verso note più alte ed aggressive.
Sul punto noi ci siamo fatti portavoce di questo cambiamento e abbiamo esposto le nostre idee alla società. Contemporaneamente siamo da sempre consapevoli che essere in trincea al fronte è molto più difficile che scrivere e commentare, e che quindi il lavoro di Claudio Albanese e del suo staff è sicuramente tra i più delicati e stressanti.

Il nostro calcio è ormai avvitato in una spirale continua di polemiche e di veleni e purtroppo, se facciamo una valutazione retrospettiva, notiamo che dall’arrivo di Massimo Moratti nel calcio questo clima ha cominciato ad assumere toni esasperati, fino a sfociare nelle attività illecite di dossieraggio che ben conosciamo e nei fatti che sono emersi dal 2006 ad oggi. Alcuni dei quali hanno dato luogo ad evidenti disparità di trattamento nei confronti della Juventus e dei suoi tesserati. Disparità di trattamento che ancora oggi non è stata colmata, sebbene ci fossero, nel recente passato, tutti i presupposti giuridici per farlo.
Quindi bisogna prendere atto che per cambiare questo calcio non basta solo la sciabola della Comunicazione efficace. Bisogna anche, e soprattutto, puntare al ricambio degli uomini che comandano. Ho avuto modo di poter sottolineare al nostro Presidente che lui ha un’arma che nessuno dei suoi antagonisti ha, ed è la giovanissima età. Andrea Agnelli può effettivamente essere il pioniere di quel rinnovamento del Palazzo che possa consentire di ripulire l’aria dai miasmi e dalla cultura del sospetto. Quel sospetto che siamo noi a dover sollevare quando notiamo, puntuali come orologi svizzeri, gli interventi di Abete e Petrucci a sostegno delle tesi piangerecce di Moratti.
Ascoltandoli, si nota lo stesso atteggiamento di quei genitori che sono disposti a difendere i propri figli a dispetto di tutto, e per qualsiasi marachella loro abbiano commesso. E obiettivamente questo è inaccettabile da parte di coloro che dovrebbero fare della neutralità il loro vessillo.

Cambiare il Palazzo dunque. E’ questa la ricetta. Cambiare gli uomini, le relazioni, i rapporti politici. Solo in questo modo si può sperare di restituire agli italiani il loro giocattolo, prima che si rompa definitivamente. Andrea Agnelli deve lavorare con pazienza e con tenacia; deve tessere relazioni e alleanze. Consolidare i rapporti nel tempo, soprattutto con i presidenti più giovani, con quelli che gestiscono le loro società con mentalità aperta, con occhio rivolto al futuro.
In questo modo, col tempo, il sistema espellerà in maniera naturale le scorie di un passato che ormai ha stufato un po’ tutti. Dei Galliani, dei Moratti, degli Abete, dei Petrucci, dei Carraro, dei Baldini, questo calcio non ha più bisogno. Ha bisogno invece di giovani con le idee chiare e aperte al cambiamento e alla cooperazione su tutti i temi. Il nostro presidente può essere, deve essere, l’agente catalizzatore di questa rinascita.

I grandi temi sono ancora tutti sul tavolo. Dalla legge sugli stadi alla nomina dei nuovi vertici della Lega, dai metodi di ripartizione dei diritti televisivi collettivi alle necessarie innovazioni tecnologiche da introdurre per aiutare il mondo arbitrale. Dalla riforma della Giustizia Sportiva al recepimento delle normative Europee. Su tutti questi temi la Juventus, ancora una volta, deve essere leader e guidare tutte le altre, non solo perché glielo impone la sua storia ultracentenaria, ma soprattutto perché è l’unica in Italia che ha già cambiato tutto. Come sempre prima, sul campo.