Le conseguenze dell'errore

LichtsteinerPremessa. La sconfitta della Juventus con l'Inter è assolutamente meritata, come onestamente riconosciuto da tutti i protagonisti bianconeri intervistati a fine gara dai giornalisti delle trasmissioni televisive che aspettavano una serata come questa da quarantanove settimane.
La settimana appena trascorsa ha dimostrato una volta di più che la moviola in campo è ormai irrinunciabile. Dovrebbe essere soprattutto la Juventus con il suo presidente a spingere per l'introduzione dell'arbitro tecnologico nell'ambito della complessiva riforma del sistema perché, nella situazione attuale che vede la stragrande maggioranza dei media più o meno accanitamente ostili ai bianconeri, la Juventus ha tutto da perdere se i fischietti vengono lasciati disarmati in balia del sentimento popolare. In Juventus-Inter l'arbitro ha commesso una serie di errori a catena, che probabilmente sono stati tutti conseguenza del primo grave errore del suo assistente e che hanno certamente condizionato la gara.

Il goal lampo della Juventus è viziato da evidente fuorigioco di Asamoah al momento del passaggio di Vucinic, la fotocopia del fuorigioco di Nagatomo in occasione della vittoria dell'Inter con la Samp della giornata precedente. L'arbitro commette un secondo errore nel comminare l'ammonizione a Lichtsteiner per un normale contrasto di gioco con Cambiasso. Pochi minuti dopo sbaglia ancora a non ammonire per la seconda volta Lichtsteiner, probabilmente perché consapevole della precedente ingiusta ammonizione e privo del necessario coraggio per estrarre il rosso. Di fronte alle veementi proteste dei nerazzurri, e probabilmente a conoscenza dell'irregolarità del goal del vantaggio, la panchina della Juventus si premura di sostituire il pur non brillante Lichtsteiner che ormai stava come d'autunno sugli alberi le foglie. Pressoché in contemporanea la spirale emotiva porta il povero Tagliavento a compiere un errore analogo al precedente quando non ammonisce Gargano per un fallo violento su Chiellini: probabilmente si sentiva in dovere di giustificare il mancato secondo giallo a Lichtsteiner. La mancanza di serenità conseguente all'errore iniziale ha dunque probabilmente condizionato l'operato dell'arbitro già nel primo tempo.
Nell'intervallo, oltre alle veementi proteste nel tunnel dei giocatori nerazzurri, alcuni dei quali sono stati compagni di squadra di Stankovic e ne hanno evidentemente appreso i metodi abbastanza diretti, al sestetto arbitrale devono essere giunti gli echi delle trasmissioni televisive che preparavano l'aggressione all'arma bianca e probabilmente memori del vecchio adagio del sodale di Moggi, secondo il quale nel dubbio si deve pensare a chi sta dietro, gli ufficiali di gara sono rientrati in campo con la stessa determinazione dei giocatori dell'Inter a rimettere la partita in carreggiata. È probabile che anche i giocatori della Juve, nonostante la smentita di Chiellini ai microfoni di Sky, abbiano immaginato cosa li avrebbe attesi nei giorni a venire se non si fosse riparato allo sbaglio commesso dall'assistente che al tredicesimo secondo di gioco si è fatto trovare impreparato dalla prima azione dei bianconeri.
L'errore iniziale, assolutamente evitabile con la moviola in campo, ha consegnato un secondo tempo con la Juventus con un solo cambio a disposizione (Vucinic doveva uscire perché azzoppato) e i ventotto protagonisti sul terreno di gioco condizionati psicologicamente dall'errore iniziale. E tutti e ventotto hanno contribuito al risultato finale: gli interisti perché alla spensieratezza tattica e alla ottima condizione atletica hanno potuto sommare la rabbia per la convinzione di essere stati derubati (a loro e al resto d'Italia la televisione aveva detto che il risultato doveva essere 0-0 e la Juventus ridotta in dieci come la Sampdoria); gli juventini perché, oltre alla sofferenza atletica di alcuni elementi chiave spremuti da club e Nazionale, all'assenza dell'allenatore a bordo campo, e all'assenza di un top player in attacco, hanno pagato la stanchezza dell'aggressione continua cui sono sottoposti e hanno probabilmente inconsciamente desiderato evitare di dover porgere l'altra guancia almeno per una settimana; il sestetto arbitrale per minimizzare le conseguenze pericolosissime dell'aver commesso un errore a favore di chi sta davanti.
Nel secondo tempo l'arbitro è sembrato pensare particolarmente a chi stava dietro, comminando ammonizioni a diversi bianconeri per falli veniali e risparmiandole ai nerazzurri in diverse occasioni (clamoroso il fallo di Juan Jesus su Vidal). Il goal del pareggio dell'Inter che ha dato la svolta alla partita è viziato da ben due errori dell'arbitro che vedeva un fallo inesistente di Vidal e puniva una leggera trattenuta di Marchisio sull'esperto Milito (che si ripete a tre giorni di distanza dalla prodezza con la Samp che aveva fruttato anche l'espulsione) con una generosissima massima punizione.

Ribadito che l'Inter, sospinta dall'altra metà degli italiani, ha nel complesso dimostrato di voler vincere questa partita più della Juventus, è innegabile che il goal lampo irregolare (evitabile con un monitor a disposizione del quarto uomo) abbia condizionato la partita, già caricata da una settimana di polemiche a senso unico. Ora, che la Juventus squadra non smarrisca la convinzione nei propri mezzi dopo questa serata sfortunata. E che la Juventus società, oltre a non mollare di un millimetro nella battaglia con la Federazione per il ripristino della giustizia calpestata nel 2006, continui senza esitazioni nel percorso intrapreso per la riforma strutturale del calcio in Italia, considerando magari anche l'opzione moviola in campo, ma ascolti pure la voce dei propri azionisti-tifosi che chiedono un canale televisivo in chiaro per neutralizzare il sentimento popolare anti-juventino che nell'intervallo tanto deve avere spaventato Tagliavento e i suoi cinque assistenti appena scampati alle proteste nel tunnel dello J-Stadium.