Gazzetta? No, grazie!

Pravda RosaIl mercato (qualsiasi genere di bancarella) è in crisi. Le vendite dei quotidiani in discesa inarrestabile. Quelle della Gazzetta dello Sport quasi a picco. E allora ecco l'accorato sfogo, appello di Sebastiano Vernazza su Sportweek, il settimanale uscito con la Gazzetta dello Sport di sabato. Letto e riletto, sempre meno convincente. Ovverosia, è vero che sempre meno tifosi juventini leggono la Gazzetta, e lo dichiarano, ovunque, anche su Twitter. Perché i tifosi della Vecchia Signora amano la verità, quella raccontata dal campo; e da anni e anni, ben prima del 2006 quando il bubbone è scoppiato, dalle pagine rosa si sentono raccontare altro: e più la verità sulla Farsa viene allo scoperto, più cresce l'indignazione, a lungo repressa dei tifosi bianconeri.

Perché l'ostilità della Gazzetta dei confronti della Juve, parliamoci chiaro, non è spuntata come un fungo in seguito al subitaneo sdegno seguito all'emergere (ben guidato) di Calciopoli. Tanto è vero che Candido Cannavò, dalle colonne della Gazzetta, il 20 maggio 2006 denunciò come la Juve, anzi il 'moggismo', come ebbe a definirlo, fosse imperante da tempo: e spadroneggiasse già nel 1998 (ai tempi del rigore su Ronaldo, per intenderci, altra miccia che aveva fatto detonare una bomba anti-Juve) quando lo stesso Cannavò, a quell'epoca direttore della Gazzetta, aveva parlato di "Capi, amici, faccendieri un ambiente da rifondare", dipingendo Chiusano, Bettega e Moggi come individui che "con il loro spocchioso modo di reagire" negavano l'evidenza; e aveva concluso che nel mondo del calcio "urgono le salutari pulizie di casa". Pulizie che la Gazzetta, nel 2006, aveva aiutato ad implementare, sia nei fatti, con Galdi inviato transformer sia mediaticamente con i titoli cubitali e le definizioni di 'Moggiopoli e via discorrendo.

Ed è un'ostilità più viva che mai: niente a che vedere le piccole punzecchiature o scaramucce con altre squadre, che poi finiscono sempre all'italiana, a tarallucci e vino. Quello contro la Juve è un animus pugnandi che spunta un giorno sì e l'altro pure, offendendo la dignità non solo di chi tifa Juve, ma di chiunque ami e persegua la verità: che sarebbe dovere etico di chi informa, certo però molto distante da chi si sente invece investito della mission di orientare, che appartiene ad un altro mondo. E l'orientamento, in questo caso, va in altra direzione.

Basta vedere come solo recentemente siano stati trattati Bonucci e Buffon, quest'ultimo spacciato per un vizioso abituale senza nemmeno essere mai stato indagato, per non parlare di Conte che, dice Ruggiero Palombo il 19 maggio, "dovrebbe riflettere bene sul da farsi": ovverosia, viste le accuse di Carobbio, si penta. Peccato che lo stesso invito a riflettere bene sul da farsi non lo abbiamo sentito rivolto a Moratti quando Tavaroli, relegato a pag. 38, ha testimoniato sotto giuramento delle attività illecite del Presidente nerazzurro, sbugiardandone le ripetute negazioni.

E lo stesso Palombo, nello stesso giorno in cui Vernazza rivolgeva il suo appello su Sportweek, così concludeva il suo 'Palazzo di vetro': "L'Inter, sia pure illegalmente, cercava quel che la Procura di Napoli ha poi 'trovato' nel 2005-2006". Ovverosia, assoluzione morale per Moratti: lo faceva illegalmente, ma cercava solo la verità, si difendeva da capi, amici e faccendieri. Oltre ad essere inconcepibile sul piano del diritto, è la prova provata che, visto che la mission è quella di orientare, su quelle colonne rosa la verità e l'onestà si trovano sempre nella direzione indicata da quella bussola, e non importa se qualcuno ne abbia taroccato l'ago. A Palombo consigliamo di leggere le carte: a partire dalla relazione in cui Stefano Palazzi racconta, in ritardo, quanto ha trovato, senza doverlo neppure cercare di persona, fino a tutti gli atti del processo di Napoli; sulle indagini, e su come siano andate, ne sa certo più di noi tutti. Troverà già tanta roba. E già che c'è, andando più a fondo, approfondisca pure altre questioncine che riguardano gli onesti per antonomasia: da Bilanciopoli a Patentopoli, su cui non c'era nemmeno bisogno di indagini illegali per intervenire. Ma non sono mai interessate, come accaduto invece per il (falso) doping della Juve fino all'ultima bufala dello stadio.

Sic stantibus rebus, ecco perché i tifosi Juventini non comprano la Gazzetta; ed ogni nuova puntata di Scandalopoli farà perdere sempre più lettori bianconeri: che sono solo alcuni milioni. E che adesso hanno in gran parte il web come punto di riferimento, dove leggere, approfondire, verificare e discutere, alla ricerca della verità, senza moralismi né infingimenti. E' da capire però il dispiacere dell'ambiente rosa che, nello spietato mondo dell'economia di oggi, che bada solo al profitto, potrebbe diventare, prima o poi, un ramo secco da tagliare.

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