Piccoli Hoover di periferia

rassegna stampa

La tesi programmatica del grande J. Edgar Hoover, padre padrone dell’FBI, inventore del dossieraggio sporco a fini politici, recitava pressappoco così: “Non c’è realtà che non possa essere conformata a una notizia”. In altre parole: se ci interessa dare una notizia, al fine di ottenere un tornaconto, bisogna trasformare la realtà in modo che assomigli alla notizia che ci interessa dare.

La realtà non è ciò che è reale ma ciò che è notizia.
La verità non è ciò che è vero ma ciò che è verosimile.
Vale a dire, ciò che rendiamo simile a ciò che vogliamo sia vero.

Il numero dei dossier che Hoover fece istruire per sporcare, infamare, mortificare, distruggere, “uccidere” i propri avversari politici è incalcolabile. Non solo la storia degli Stati Uniti degli anni ’50 e ’60, ma forse l’intera storia della società della comunicazione, da allora fino ai giorni nostri, è stata sensibilmente segnata dalla filosofia del dossieraggio di J. Edgar Hoover e dai suoi piccoli e grandi proseliti.

La cucina dell’informazione.

Ci sono molte buone regole da seguire, nell’arte del dossieraggio. Una di queste vale anche per l’arte della cucina. Se devi servire un pranzo, con antipasto, primo e secondo piatto, è bene utilizzare il sistema del sapore crescente. L’antipasto sarà delicato, il primo piatto robusto, il secondo più forte ancora. Guai, ad esempio, a insaporire troppo l’antipasto, o insaporire più il primo del secondo. Si rischia che il piatto successivo sia insipido o comunque meno “gustoso”. L’effetto climax è vanificato.

Nel dossieraggio funziona uguale. Hai preso di mira qualcuno? Vuoi fargli la festa? Vuoi servirgli un bel pranzetto? Comincia dalla notizia di un messaggino, un sms, una robetta buttata lì tanto per fare il nome. “Sms a Conte: trucchiamo la partita”. “Conte è contattabile”. Servirà a creare l’atmosfera, a generare il sospetto. Una semplice ma efficace entrée. La smentita, le precisazioni successive, il fatto che quell’sms non sia mai partito, mai arrivato, mai esistito, varranno quasi zero. Né servirà sapere che l’intenzione del giornalista Antonello Raimondo, che avrebbe dovuto inviare l’sms, non era quella di chiedere a Conte se volesse far parte di una combine, ma di domandargli se a suo avviso quelli del Sassuolo avrebbero giocato alla morte. Tutti questi dettagli “contrari” non importano. Anzi, sporcano la notizia, la rendono troppo simile alla realtà. Comunque, pubblicateli pure, in un paio di righe a margine. Al limite, saranno il sorbettino che ti rinfresca la bocca prima dei piatti forti.

Eccoci dunque ai piatti forti. Primo: Omessa denuncia alla Carobbio. “Dissi a Conte che quelli del Novara volevano il pareggio. Lui scosse la testa e non rispose”. La tensione sale, il sapore si irrobustisce ma ancora non siamo all’apice. Conte viene tirato dentro come uditore, persona informata dei fatti che però non denuncia. Scuote la testa, non è d’accordo (se lo fosse stato, non servirebbe un secondo piatto), però non va a denunciare. Omessa denuncia, sei mesi, un anno, chissà.

Passiamo al secondo. Combine in salsa senese. Conte parla alla squadra. Dice: “Tranquilli che con i giocatori del Novara abbiamo l’accordo per il pareggio”. E’ Conte stesso che annuncia la combine, avvisa la squadra, in una riunione tecnica precedente alla partita. E’ il piatto forte. Da omessa denuncia a illecito, da ruolo di comparsa a protagonista. Illecito sportivo, tre, cinque anni, radiazione, chissà.

Non sappiamo se ci sarà un seguito. Se arriverà un dessert, del formaggio stagionato, un bel dolce, del whisky. Sappiamo però che il pranzo sembra servito secondo le buone regole della grande arte della cucina diffamatoria, che non si smette di tramandare, da maestro ad allievo, da caporedattore a praticante del campionato Allievi o della venticinquesima pagina di 'Cronaca Vera'.

Conte reale, Conte raccontato.

Tuttavia, uno può anche pensare che la realtà esista, esista davvero (non come il TAR di Cobolli Gigli). Cioè che che la realtà raccontata non lo convinca e voglia capirci di più. Ad esempio, sulla tempistica. La storia del falso sms risale al 24 marzo 2011. La stampa (dopo averne fatto un primo vago accenno nel 2011, il che non è irrilevante) ne dà notizia in pompa magna ai primi di aprile del 2012. Oltre un anno dopo. Le dichiarazioni di Carobbio alla Procura federale risalgono invece al 29 febbraio 2012, dunque a prima della diffusione della bufala dell’sms. Ora, la “talpa” che ha fatto uscire le notizie “secretate” evidentemente aveva accesso ai fascicoli della Procura. Dunque, o è stata direttamente la “talpa” a scaglionare le notizie, facendole uscire a rate, oppure le notizie sono arrivate tutte assieme e il pranzo lo ha invece servito il giornalista di turno (ovvero, il team culinario creato per questo specialissimo catering), decidendo lui i tempi e i modi dei vari piatti, cioè come scaglionare le informazioni al pubblico. Ma sempre secondo il sistema della tensione crescente, dell’escalation dei sapori. E’ un aspetto non indifferente, che potrebbe tradire solo un’esigenza giornalistica, di mercato (“creiamo una situazione di aspettativa e tensione crescente, così vendiamo di più”), oppure dell’altro, una strategia sostanziale. Non solo di mercato ma anche, per così dire, sostanziale, “politica”. Politica calcistica.

In effetti, la storia suona strana. Ad esempio, tra la prima notizia di Carobbio e la seconda c’è una notevole discrepanza di situazioni. Ad aprile si scrive di Carobbio: “Il centrocampista racconta di aver avvisato l'allenatore di un tentativo di combine su almeno una gara della squadra. Non è chiaro quale sarebbe stata la sua reazione. Di certo non ha fatto quello che avrebbe dovuto: denunciare, tutto e immediatamente, alla procura federale”. Dunque, sarebbe stato Carobbio a raccontare la cosa a Conte. E Conte non avrebbe denunciato (qualche versione stampa riporta che Conte avrebbe “scosso la testa”).

A maggio, tutt’altra versione. Dice Carobbio: “In Novara-Siena del 3/4/2011 ci fu un accordo per far finire la gara in parità, in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarsi di conseguenza durante la gara. Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio”.
Qui è Conte che diffonde la notizia. Una situazione decisamente diversa. Quale è la versione giusta?

Certo, una prima domanda ovvia da porsi sarebbe: ma se la versione giusta è la seconda, e cioè Antonio Conte protagonista di un illecito, a qualcuno sembra normale che Conte ne parli tranquillamente, a tutti, in una situazione “aperta” e collettiva quale una riunione tecnica con la squadra e il team tecnico? E’ importante tener presente che ognuna di questa ipotesi (fondata o meno che sia) implica aspetti di accordo sportivo, di “biscotto” tra giocatori e non calcioscommesse. A meno che non venga fuori qualcosa d’altro (diciamo, un dessert), ad oggi l’interesse di Conte alla combine non sarebbe di natura economica. E quale sarebbe, allora? Arrivare secondi dietro l’odiata Atalanta? Perdere con l’Albinoleffe? Smentire tutti i discorsi e la filosofia contiana insegnata maniacalmente alla squadra per mesi e mesi (vincere sempre, mangiare l’erba, dare l’anima, uscire con la maglietta sudata, combattere su ogni pallone, guai a sorridere dopo una sconfitta), che è valsa al Siena la promozione in A e a Conte la fama di vincente?

E’ singolare che. qualche settimana fa, le telecamere di Sky abbiano “rubato” delle immagini di Conte che parlava alla squadra. Sputare sangue, non mollare mai... Quello è il Conte allenatore vulcanico, incontentabile. Oserei dire il Conte “reale” e non quello “raccontato”. Ve lo immaginate Conte, in una riunione tecnica, che dice alla squadra: “Ragazzi, oggi niente erba, si pareggia, anzi si perde. Ma sì, facciamoci superare dall’Atalanta. Che c’è di meglio di un primo posto che sfuma a vantaggio dell’Atalanta?” Detto così, apertamente, a tutti?

Ripenso a quelle immagini. Non so, è come se qualcuno avesse voluto "mostrare" Antonio Conte.
In una riunione tecnica.

Il pasticcio, ovvero la proprietà transitiva delle testimonianze.

Ma il vero piatto forte di questo pranzetto alla Hoover sta nel “pasticcio” che viene preparato mescolando mediaticamente le “due” gare combinate in cui Conte sarebbe coinvolto, Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. Forse qui c’è una chiave di lettura importante. “Carobbio inguaia Conte: coinvolto in due combine. Arrivano le conferme”. Uno dice: caspita, qualcuno ha confermato le accuse a Conte. Poi però va a vedere e scopre che…

Su Novara-Siena, Conte avrebbe detto a tutti che c’era una combine, ma non una sola conferma arriva dagli altri giocatori. Nemmeno una. Qualcuno dovrebbe averle sentite, quelle parole di Conte. Magari poteva registrarle. Qualcuno dovrebbe dire che sì, qualcosa è successo. Invece smentiscono tutti. Anzi, le testimonianze sono di segno dettagliatamente opposto. Dice Coppola, interrogato dalla Procura federale l’8 marzo: “Non solo Conte non parlò di alcuna combine ma anzi scosse la squadra perché battesse il Novara. Non mi risulta che durante la riunione tecnica pre-partita il nostro allenatore avesse detto alla squadra che la partita fosse concordata. Mi ricordo dell’emozione che ho provato ad ascoltare le parole del mister (Conte, ndr) che ha esortato la squadra a impegnarsi al massimo perché la posta in palio era importante e perché venivamo anche da una sconfitta col Portogruaro”. Coppola si emoziona per la parole di Conte e cita dei dettagli. Non è generico, è particolareggiato (accettando così il rischio di confronto, proprio sui dettagli). Ora, perché mi viene spontaneo credere che la testimonianza attendibile sia questa e non quella di Carobbio? Solo perché sono juventino? O perché è terribilmente più coerente con tutto il resto, con Conte, con il suo impegno, con la logica, con la realtà come la conosciamo e la stiamo conoscendo e non come cercano di “conformarla”?

Le conferme della combine arrivano. E però non arrivano su Novara-Siena, ma sull’altra gara, AlbinoLeffe-Siena. A proposito della quale, Carobbio dice: “Al termine della gara Siena-AlbinoLeffe dell’8/1/2011, l’allenatore in seconda Stellini chiese a me e Terzi di contattare qualcuno dell’AlbinoLeffe per prendere accordi sulla partita di ritorno, in modo da lasciare i punti a chi ne avesse avuto maggiormente bisogno. …. Ci accordammo di concedere i punti all’AlbinoLeffe che ne aveva bisogno per andare matematicamente al playout, ma chiedemmo di limitare la vittoria a un solo gol di scarto (…). Preciso che in settimana si parlò molto in società tra calciatori, allenatore e società, dell’accordo raggiunto con l’AlbinoLeffe, in quanto alcuni avrebbero voluto tentare di vincere, nella speranza di arrivare primi e conseguire il premio 'primo posto' (qualora l’Atalanta non avesse vinto), poi alla fine fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all’AlbinoLeffe”.

Lasciamo perdere la singolarità di un accordo che verrebbe preso da un girone all’altro. Lasciamo perdere la stranezza di un Conte che decide di perdere il primo posto a vantaggio dell’Atalanta e quella di una squadra che rinuncia a conquistare il primo posto, e il relativo premio economico, all’ultima giornata, perdendo contro la quartultima in classifica (se il Siena avesse vinto, avrebbe chiuso al primo posto). Diciamo che è così, combine. Combine come il Lazio-Inter 0-2 dell’Oh nooo in Curva Nord, combine come il derby Roma-Lazio giocato nel cerchio di centrocampo, combine come 9/10 di gare di fine campionato. Ma attenzione: le conferme della combine riguardano il confronto tra giocatori di Siena e AlbinoLeffe e in nessun caso il fatto che “alla fine fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all’AlbinoLeffe”. Cioè, anche qui, non una sola conferma che Conte sapesse e magari fosse consenziente. Nemmeno l’ombra. Solo il riferimento, peraltro succinto e vago, da parte di Carobbio.

In ogni caso, mentre su Novara-Siena le conferme mancano del tutto, per la gara con l’AlbinoLeffe c’è qualcosa, anche se indiretta, anche se non riguarda Conte. Ed ecco allora la strategia mediatica, all’insegna della proprietà transitiva delle testimonianze. Mettiamo assieme le due gare, la gara A (Novara-Siena) e la gara B (AlbinoLeffe-Siena), nella stessa notizia, nello stesso titolo. Sottotitoliamo che ci sono conferme, sebbene le conferme siano solo sulla gara B, e non su quella in cui Conte avrebbe “annunciato” la combine, e sebbene le conferme non riguardino comunque Conte, ma altri. Inoltre, evitiamo ogni evidenza alle smentite, alle tesi inverse, ai “dubbi degli inquirenti”. E la notizia è servita. La realtà è conformata alla notizia.

Non si può non notare un’altra cosa, che suonerà banale e ormai assimilata, ma che non deve esserlo affatto. Se Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena furono combines di cui sapevano tutti, dove sono i nomi degli allenatori di Novara e Albinoleffe? Il nome di Tesser? Il nome di Mondonico? Se il portiere del Napoli Gianello dice di aver tentato di truccare le gare del Napoli, dove sono i titoloni sul Napoli? Sul Napoli e il calcioscommesse, e non sui “biscotti” di fine campionato? Niente. Magari verranno con le carte della Procura di Napoli, ma per ora niente. Invece Conte sì. Conta solo lui, Antonio Conte. Lo juventino sbattuto in prima pagina.

Kill Juve Vol. 2?

La speranza (l’obiettivo?) di molti è che il 2006 passasse alla storia come l’anno della definitiva scomparsa della Juve dal calcio italiano (o dal calcio che conta). Ci sono andati vicini. Il problema è che la Juve ha sofferto, vacillato, vissuto anni bui, ma non è morta. Il problema ancora più grande è che è tornata col botto. Ha appena vinto uno scudetto straordinario, al termine di una stagione spettacolare. Ha concluso un campionato da imbattuta. Ha fatto registrare statistiche che la collocano ai primi posti di ogni categoria - possesso palla, pericolosità, attacco alla porta, miglior difesa - con numeri da prime tre o quattro grandi d’Europa. Il gioco che gioca è bellissimo, la difesa è insuperabile, il centrocampo eccellente. Andrea Pirlo, la playstation di se stesso, insegna calcio ogni domenica in base ai principi della fisica di Star Trek. E poi c’è il fenomeno Vidal, e Buffon e Chiellini di nuovo ai massimi livelli, e giocatori che ieri sembravano finiti ma oggi appaiono indispensabili. Lo stadio di proprietà è sempre sold out, il tifo è infernale, l’Italia juventina è entusiasta e la prospettiva è ancora meglio: una campagna acquisti di alto livello, la Champions, il fatturato in crescita, l’apertura di un ciclo. Per non parlare della testa sollevata dalla polvere rispetto alle umiliazioni spesso autoinferte dell’aborto giuridico denominato Calciopoli. E Antonio Conte allenatore, juventino fino al midollo, il grande protagonista e persino simbolo di questa luminosa rinascita. Quanto astio, invidia, insofferenza deve generare tutto questo? Dunque, cosa fare? Come fermare la Juve? Come impedire il nuovo ciclo? Una bella operazione "Uccidi la Juve Volume 2"?

Non dobbiamo commettere l’errore di pensare che tutto sia studiato a tavolino. Che dietro l’operazione Conte ci siano la CIA e l’FBI o che l’intera architettura di questo nuovo scandalo del calcio italiano sia figlia della voglia di far male alla Juventus. Non è così. La Juventus, peraltro, con tutta questa storia non c’entra una virgola. Anzi, è forse l’unica società che non c’entra una virgola, sebbene nessuno lo scriva a titoloni. Il problema non è che J. Edgar Hoover ce l’abbia con la Juve (per la cronaca, il tizio è un po’ morto da anni), ma che contro la Juve si continuino ad applicare i suoi metodi sporchi, scorretti, persino vigliacchi, e che qualcuno lo faccia scientificamente, per un interesse, diretto o indiretto, di politica calcistica. Il che è veramente gravissimo.
Poi magari arriva il dessert, cioè viene fuori che Conte sapeva, era coinvolto, addirittura aveva scommesso. O qualcuno confermerà la testimonianza di Carobbio, che ad oggi è solitaria e claudicante.
Io ne dubito parecchio.

Stiamo parlando del nulla”. “Conte ha tanti difetti ma è una persona onesta”. “Conte è pulito”.
Non sono dichiarazioni di prammatica. Sono le dichiarazioni di chi sa come stanno le cose.

Ma certo, rispetto a tutta questa storia, c’è un sentimento di rabbia da juventini, juventini che hanno già conosciuto l’onta della tortura mediatica e della menzogna, e c’è anche il senso di nausea del cittadino che vede in questa dittatura della cattiva stampa una profonda ferita alla democrazia, una sua clamorosa mortificazione. Per assurdo, ci sarebbe quasi da augurarsi che il mostro sbattuto in prima pagina sia davvero un mostro. Perché altrimenti di mostruoso resterebbe solo – ed è tantissimo, direi troppo - il terribile abuso di potere operato da questi irresponsabili detentori del potere mediatico (e, ahimè, di certo parapotere giudiziario), che è il potere più efficace e letale.

L’operazione "Kill Juve Vol. 2" fallirà miseramente. Si rassegnino tutti ad una Juve di nuovo vincente, ad una lunga stagione di grandi partite e grandi vittorie, alle maglie regalateci dai fratelli di Nottingham che sfrecciano di nuovo per i campi d’Italia e d’Europa. Per fermare tutto questo non basteranno l’astio, l’invidia, l’insofferenza, e nemmeno il mesto lavorio di chi tenta di conformare la realtà alle notizie, nel puro stile alla “piccoli Hoover di periferia” di un certo malinconico giornalettismo italiano.

“Ho acquistato Hush Hush – disse Howard Hughes - e le ragioni per mettere le mani su un simile, triviale fogliaccio giornalistico, sono duplici. Primo, sono in contatto con J. Edgar Hoover e voglio consolidare il nostro rapporto di amicizia. Entrambi andiamo pazzi per il genere di pettegolezzo hollywoodiano che fornisce Hush Hush. Dunque controllare la rivista potrebbe rivelarsi sia divertente che utile. Secondo, c’è il lato strettamente politico. Per dirla fuori dai denti, voglio essere in grado di compromettere chiunque non mi vada a genio”. (James Ellroy, American Tabloid)