La Juve, Mediaset e la solita vecchia macchinetta del fango

berlusconi E' tutto molto bello.
La televisione d'inchiesta, quella che non si fa problemi a sollevare scomodi interrogativi, come nel caso delle Iene, si è finalmente decisa a portare all'attenzione del grande pubblico una vicenda che nessuno ha mai avuto il coraggio di raccontare.
Il calcioscommesse. Stasera su Italia 1.
No, non quello degli zingari e di Doni e del gobbo Bonucci. Ah, no, scusate, la notizia sul coinvolgimento di Bonucci si è rivelata una bufala. Quella degli zingari, di Doni e qualche altro personaggi minore.
Comunque, le Iene parleranno di un altro calcioscommesse, quello di 32 anni fa.
Davvero coraggioso (anche se poco tempestivo). Le Iene che attaccano la squadra rossonera, quella che appartiene alla proprietà di Mediaset, e che in seguito a quella vicenda venne mandata in serie B per illecito sportivo? Grandi.
Ops, non esattamente. Si parlerà di Juve. La Juve risparmiata dal calcioscommesse del 1980. Roba forte e inedita.
Davvero? Caspita, dopo il buco nell'acqua di Bologna-Juve, che negli anni torna periodicamente alla ribalta, non si capisce perché: sono uscite novità? Quale altra partita?
Ehm, Bologna-Juve. Ancora. Per la centesima volta.
Allora ci sarà un nuovo testimone. Era ora che finisse tutta questa omertà. Ricordo che finora solo un certo Petrini ha avuto il coraggio di denunciare, inascoltato.
Ehm, ci sarà Petrini. Ancora lui. Oltre a qualcun altro di contorno. Pensa che Petrini ha scritto un libro per la Kaos. Ehm, un altro, sì. L'ennesimo. Bologna-Juventus, l'unica partita di quel campionato pieno di partite truccate di cui ha senso tornare periodicamente a parlare, anche se il tarocco non fu mai provato. D'altronde, com'è possibile che Milan e Lazio siano finite in B per l'illecito sportivo mentre la Juve no? Considerate anche che il gol di Muntari era dentro e che Conte ha la spudoratezza di lamentarsi degli arbitraggi e di fare il silenzio stampa. Ci mancava solo che querelasse il povero Pellegatti che sempre su Mediaset qualche settimana fa gli aveva indirizzato qualche affettuoso apprezzamento in diretta.
C'è comunque da dire che il servizio sarà presentato da un trio di personaggi notoriamente super partes, a livello calcistico: Enrico Brignano, Ilari Blasi e Claudio Amendola. Direttamente dagli studi Olimpici Curvasud.

In attesa di assistere a questa ennesima puntata di "infanga la gobba", noi abbiamo fatto qualche ricerchina nell'archivio de 'La Stampa', trovando degli interessanti spezzoni d'epoca, tanto per mettere dei puntini sulle i.

1) La bufala dell'accordo fra Presidenti

Dalle fonti di stampa di allora, apprendiamo che Petrini, giocatore del Bologna dell'epoca e condannato in seguito allo scandalo, chiamò Cruciani e Trinca, scommettitori romani sui cui s'imperniò l'inchiesta (insomma, gli "zingari" del 1980), per dirgli di giocare 50 milioni sul pareggio, in quanto risultato concordato addirittura dai Presidenti delle due società, Fabbretti e Boniperti.

Ma ecco quanto affermò il Procuratore Federale di Bologna-Juve Porceddu in un articolo ('Il pm Porceddu: ecco perché la Juventus viene assolta') del 26.05.1980:

Giornalista: "Cosa vi ha indotto a credere che i due presidenti non avessero combinato Bologna-Juventus?"
Porceddu: "Guardi che è un convincimento espresso in tempi e luoghi diversi anche da Trinca e Cruciani. Hanno deposto che nel momento in cui a Roma si incontrarono con Fabbretti per chiedergli i famosi duecento milioni, quando gli dissero di non bluffare, tanto sapevano dell'accordo con Boniperti, ebbene si accorsero che il dirigente bolognese era rimasto di stucco, dando loro l'impressione che non sapesse nulla, contrariamente a quanto avrebbe riferito Petrlni. Anche questo ha rafforzato la nostra convinzione che a livello di presidenti e dunque di società non ci fu alcuna «combine». Se abbiamo creduto a Cruciani e Trinca in precedenza, perché non dovevamo farlo anche ora?"

Boniperti, si legge, il 23.05.1980, disse: "Ed io me ne andai da Bologna, in auto, alla fine del primo tempo. Veramente strano, che non sia rimasto sino in fondo per accertarmi che i nostri intrallazzi andassero a buon fine".

E Fabbretti è stato assolto "perché la Disciplinare evidentemente ha tratto dal rapporto dello stesso Ufficio inchieste la convinzione di innocenza piena, come sembra logico. Si legge infatti alle pagine 5 e 6 del rapporto stesso che, dopo aver aderito all'invito dell'avvocato Lorenzani (legale di Trinca n.d.r.) recandosi nel suo studio romano di via Terenzio 10, il presidente del Bologna «che aveva sentito accennare alla necessità che egli intervenisse con la cifra di 200 milioni, rispose che non aveva tempo da perdere, che si regolassero come meglio credevano dato che lui non aveva niente da nascondere o da temere». «Quindi — si legge ancora — rientrato in sede, Fabbretti chiamò il direttore sportivo Sogliano e lo incaricò di appurare se qualche giocatore del Bologna fosse implicato nella faccenda scommesse. Comunque, dopo qualche giorno, telefonò al presidente della Lega, Righetti, e su consiglio di questi alla Commissione d'inchiesta, per raccontare la sua avventura romana". ('Le sentenze non bastano, occorrono le motivazioni', 28-05-1980)

2) Il dialogo immaginario

Su Bologna-Juve, inoltre, Petrini riporta il presunto dialogo fra Causio e il Trap, secondo cui, dopo il vantaggio juventino, l'ala destra salentina avrebbe chiesto istruzioni al mister, ricevendo in risposta il "Fateli pareggiare" di Trapattoni. Risponde l'avvocato Chiusano, in un articolo dello stesso giorno del precedente:

"L'accusa rivolta al tecnico Trapattoni e indirettamente a Boniperti si è dissolta in modo totale e clamoroso: c'è stato un teste, un non tesserato, la cui attendibilità è a prova di bomba. Il fotografo Sanna era nelle condizioni migliori per vedere e sentire trovandosi fra le due panchine. Ha potuto scagionare in modo completo il nostro tecnico. Anche il portiere del Bologna, Zinetti ha testimoniato che nessuno si è avvicinato alla panchina bianconera. Inoltre abbiamo presentato diverse foto. Quella del gesto di sconforto di Trapattoni dopo l'autorete del pareggio; quella che raffigura le modalità dell'autogol di Brio impegnato in quel momento a compiere un fallo su Savoldi, nonché le azione del rigore non rilevato su tiro di Bettega con le conseguenti proteste dei bianconeri a conferma delle loro intenzioni di vincere. L'accusa dunque era zoppa, i presidenti non vanno certo in campo. Veniva a mancare l'elemento probante, il collegamento coi giocatori. La prova "denunciata" dal Corriere della Sera è caduta con un gran tonfo"

Sull'episodio, riportiamo anche le parole della Disciplinare, la quale parla proprio di concordanza nella ricostruzione dei fatti fra le parole dell'accompagnatore ufficiale della Juventus e quelle del fotografo Sanna:

"Episodio — si legge nella motivazione — già abbandonato in istruttoria dall'ufficio d'inchiesta, in quanto il giornalista Marchetti, che l'aveva riferito al collega Lajolo, si era reiteratamente rifiutato di deporre, limitandosi a dichiarazioni orali nelle quali dapprima riferiva che gli era stato raccontato da una terza persona autorizzata a stare in campo e poi a precisare che detta notizia l'aveva appresa da un collega giornalista che a sua volta aveva ricevuto la confidenza da un fotografo: infine il 19 maggio, il Marchetti scriveva una lettera all'ufficio d'inchiesta, dichiarando che le notizie riferite le aveva apprese da voci incontrollate. La testimonianza del dr. Pietro Giuliano, accompagnatore ufficiale della Juventus in panchina, era confermata in ogni particolare da un fotografo, Sanna di Imola. Questi presentava anche una ampia documentazione in grado di provare che Causio dopo il gol non si era avvicinato a Trapattoni per «chiedere consigli»."

3) Una scommessa ben poco appetibile e il mito del teste che si ritira.

Si è molto insistito, negli anni, a scopo infangamento Juve, sul presunto "forfait" di Cruciani, che non depose in aula sulla vicenda. Ecco cosa dichiarò ai tempi l'avvocato Chiusano('Chiusano: "C'è stata giustizia", 26.05.1980)
"Il forfait di Cruciani non ci ha giovato né danneggiato nel senso che la sua deposizione e quella di Trinca ci riguardavano soltanto di riflesso. Non erano testi diretti, veri o falsi che siano; costoro potevano soltanto denunciare un certo comportamento. Si limitavano a riferire un discorso, una telefonata fatta con altre persone. L'unica cosa aggiunta sabato da Trinca come elemento nuovo è che qualsiasi tecnico o tifoso avrebbe potuto indovinare il risultato di Bologna-Juventus tanto che le quote presso gli allibratori erano bassissime. Anche i vincitori del Totocalcio vinsero pochissimo; ho mostrato alla disciplinare gli importi realizzati dai '13', una miseria, 200 mila lire".

Chiodi (giocatore condannato) e la scommessa di 6 milioni sul pareggio Bologna-Juventus, da un articolo del 'del 26.05.1980:
"[...]Ed in queste somme entrava, soprattutto per la sua entità (5 milioni e 700 mila lire) l'assegno versato da Lajolo a Chiodi quale vincita di una puntata di sei milioni sul pareggio di Bologna-Juventus. Era l'ultima trappola sulla strada dei bianconeri, una volta smantellate dalle testimonianze le altre due: l'incontro fra Boniperti e Fabbretti alla vigilia del match, l'accorrere affannato di Causio verso Trapattoni in panchina dopo il gol dell'uno a zero per i bianconeri. Due invenzioni, che proprio in quanto tali hanno segnato i primi importanti punti a favore della Juventus. Restava l'assegno, o meglio la valutazione dell'assegno. Chiodi aveva complicato la situazione, nel tentativo di giocare a suo favore, sostenendo che quella era stata la prima scommessa, della sua vita, anche se in pratica, l'aveva fatta per lui — che non aveva anticipato i soldi — l'amico giornalista Guido Lajolo. Chi scommette sei milioni alla prima «giocata» della sua vita deve essere sicuro, sostenevano i colpevolisti, ad onta delle precisazioni sul contenuto della loro telefonata dello stesso Chiodi e di Colomba. Invece, dalla loro indagine, i componenti dell'ufficio inchieste hanno tratto certezze opposte. L'avvocato Porceddu negava subito la versione di Chiodi, definendolo (e con lui Lajolo) uno scommettitore abituale. Cadeva cosi il rapporto fra assegno e fatti, si tornava alla realtà, alla verità che è una sola. Che ci sono partite, durante il campionato, per le quali il pareggio ha moltissime probabilità di realizzarsi per parallele convenienze sportive."

Petrini riferisce di come Boniperti abbia pagato Cruciani affinché non si presentasse in udienza a Milano. C'è da dire però che in udienza si presentò comunque il suo compare, Trinca, che parlò proprio di Bologna-Juventus. Va detto, infine, che Cruciani era stato già sentito in precedenza sulla gara, sulla telefonata con Petrini e sull'accordo tra Fabbretti e Boniperti. Cosa avrebbe mai potuto aggiungere?

4) Il solito fango: ecco cosa c'è dietro Bologna-Juve 1980

Sui fantomatici milioni di Boniperti a Cruciani affinché non si presentasse a testimoniare, a distanza di anni molti continuano ad affermare che la Juventus non ha mai smentito, che non ha sporto querele e quant'altro. Falso.
La Juventus, si legge sempre da La Stampa, querelò per diffamazione "la Nazione, Resto del Carlino, il Corriere della Sera e il settimanale L'Espresso".
In particolare, interessante l'articolo del 16.11.1983 su un'intervista di Maurizio Mosca a Trinca, compagno di merende di Cruciani:
Si torna a parlare di Bologna-Juventus e la società si difende querelando
"Le rinnovate accuse dell'albergatore romano Alvaro Trinca, pedina chiave dello scandalo delle scommesse scoppiato tre anni fa, e le pesanti frasi di un giornalista in un programma diffuso da una catena tv privata, hanno costretto la Juventus a prendere posizione. Ieri sera, attraverso l'agenzia Ansa, l'avv. Vittorino Chiusano vicepresidente della società, ha dichiarato: «Ad affermazioni cosi irresponsabili non si può rispondere che con la querela. Ne parlerò con Boniperti: a mio avviso, non potrà non essere d'accordo». Chiusano ha precisato che la Juventus querelerà non solo i responsabili delle affermazioni ritenute diffamatorie, ma anche chi ha diffuso il programma. La vicenda aveva preso le mosse lunedi sera, nel corso di una trasmissione andata in onda su Euro Tv-Telenova. Trinca era tornato a parlare di quel famoso incontro Bologna-Juventus del 30-1-1980 (1-1), ribadendo le accuse di «combine» lanciate a suo tempo, rifacendo i nomi del calciatori da lui stesso coinvolti (e da Cruciani), lanciando sospetti sull'inquisitore De Biase, che stralciò il dossier relativo a quella partita dallo scandalo delle scommesse vero e proprio. Nulla di sostanzialmente inedito, al proposito. In compenso, nel corso della trasmissione, arrivava una dichiarazione di Maurizio Mosca. Il giornalista, dimessosi da pochi giorni dalla «Gazzetta dello sport», alla domanda: «Non è servito a niente lo scandalo di tre anni fa?», rispondeva: «Il fenomeno si è esasperato, perche oggi girano i miliardi. Allora pagarono le squadre stupide, altre invece si salvarono, come la Juventus, che ha dato 700 milioni a Cruciani perché lasciasse da parte quella partita». Poiché questa trasmissione ha per titolo «Il momento della verità» ed avrà il suo clou lunedì quando Trinca verrà sottoposto alla prova della macchina della verità, Mosca aggiungeva: «Io sottoporrei Bonlperti alla macchina della verità, per chiedergli come fa a coprire sempre tutto». I dirigenti bianconeri, dopo aver fatto sapere nel pomeriggio di non aver seguito la trasmissione e di non voler riaprire l'argomento, hanno fatto avere all'avv. Chiusano, legale e vicepresidente della società, i giornali che riportavano le dichiarazioni in questione. In serata è maturata la decisione di cui si è detto."

Ebbene, soli 3 giorni dopo, Mosca pensò bene di fare retromarcia: "ADESSO SI SCUSA IN TV CON LA JUVE"
Il giornalista Maurizio Mosca, nel corso della registrazione della rubrica di Telemontecarlo, -Quasi gol-, che è andata in onda ieri sera, si è scusato con la Juventus, in particolare con l'avv. Agnelli e con il presidente Boniperti, per le accuse rivolte alla società bianconera durante la recente trasmissione di Euro Tv "Il momento della verità". Mosca ha testualmente affermato a Telemontecarlo: Sono uscito da bufere clamorose, molte volte indenne. Solitamente non sono abituato a fare marcia indietro ma questa volta non posso esimermi dal farlo, io ho tirato in causa la Juventus e con la Juventus ho un debito.Quando ho parlato dei 700 milioni "versati" a Cruciani dalla Juventus, la mia frase è stata riportata incompleta. Sono saltate parecchie parole. Io avevo aggiunto: "E' questa l'assurda frase pronunciata da Cruciani contro una onesta squadra". Contro la Juventus insomma non ho detto nulla. E' chiaro che in mancanza di quello spezzone le mie dichiarazioni siano state travisate». Il circuito Euro-TV ha però respinto le affermazioni di Maurizio Mosca, e il presidente della rete televisiva, dr. Fermato, ha deciso di querelare il giornalista per diffamazione. L'ufficio stampa di Euro-Tv sostiene che «è semplicemente ridicola l'insinuazione del giornalista, e che il nastro registrato è a disposizione di chiunque voglia ascoltarlo. Siamo in questo spirito a disposizione — afferma la rete televisiva — certi di continuare ad operare con corretta obiettività ed ad avere ospite il presidente della Juventus, Boniperti, o altri rappresentanti della società torinese. Avremo cosi modo, in piena libertà, di far esprimere pubblicamente la posizione della Juventus sui fatti.

Penso che il senso di questa vicenda stia tutto in questo brano tratto da un articolo di Bruno Perucca ('Un assegno come trappola', 26.05.1980):
"Il tentativo di unire alla sorte del Milan quella della Juventus è stato il frutto di una mentalità contorta, di un partito preso. Perché le due situazioni sono completamente diverse. Basta ricordare che i contatti dei rossoneri con il clan Cruciani sono provati ed ammessi, per non parlare della responsabilità dei giocatori, e che la Juventus mai ha conosciuto elementi del clan degli scommettitori romani. Lo ha ammesso lo stesso Trinca, lo ha confermato in aula, a precisa domanda dell'avvocato Chiusano, che nella difesa della società della quale è vicepresidente è stato affiancato dall'avvocato Carlo Alberto Minni. Che poi Trinca, in separata sede di fronte a quattro giornalisti da lui scelti in base (cosi ha spiegato) alle amicizie che dice di avere nei corrispondenti quotidiani, abbia sparato frasi reboanti, sostenuto che a «truccare» la partita di Bologna erano stati tutti e ventidue i giocatori, è altro discorso. Il gusto dello show non è mai venuto meno all'ex proprietario del ristorante dove si teneva il banco (uno dei tanti) per le scommesse. Quello che conta sono le deposizioni e le prove, quello che è finito agli atti del processo."

Insomma, dopo la "vaccinazione" di Farsopoli, c'è bisogno di aggiungere altro per i nostri ormai scafati lettori?
Buona visione a tutti.

 

NOTA DEL 16/03/2011: Contrariamente a quanto annunciato (vedi ad esempio Repubblica), il servizio poi non è andato in onda. Non nella serata di giovedì 15 marzo, almeno. Il motivo per ora non lo conosciamo (errata notizia di Repubblica o ripensamento redazione Iene?). Comunque sia, quando e se il servizio annunciato dovesse essere trasmesso, l'articolo nostro è già pronto. Più in generale, tramite la ricerca di archivio che vi abbiamo proposto, confidiamo di aver reso un servizio utile ai tifosi juventini che periodicamente si sentono rinfacciare anche questa ennesima presunta malefatta del passato.