Orrori di stampa, special edition: Amarcord 2011

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L’anno del Signore 2011 è stato certamente uno spartiacque per tutti gli juventini veri. Finalmente la società, nella persona del Presidente Agnelli, ha cominciato a far sentire pesantemente la sua voce in merito alle sconvolgenti novità emerse durante il dibattimento a Napoli e dalle parole si è passati ai ricorsi ai tribunali sportivi e ordinari. Allo stesso tempo anche la squadra, reduce da due annate disastrose, si è ripresa (pare) il posto che le spettava nel campionato di Serie A, grazie al suo condottiero, mister Conte. Musica e poesia per i nostri professionisti del sentimento popolare, che si erano abituati all’atteggiamento ridentino della gestione blanchiana ed ora, possono finalmente creare “scandali”, oltre che per le carte bollate, anche per i rigori e i fuorigioco. Come ai vecchi tempi. In questa puntata di Orrori di Stampa riassumeremo i principali “temi mediatici” da noi affrontati durante lo scorso anno.


Avevamo aperto il 2011 ancora stupiti dalle intercettazioni “nuove” scovate dalla difesa Moggi e ignorate dai “magnifici 12” di Auricchio e che riguardavano anche “gli onesti” per antonomasia. Fu allora che pensammo di porre qualche domandina all’”Onestissimo” in persona, visto che la stragrande maggioranza della stampa sportiva italiana non può permettersi il lusso di fare domande scomode. Inutile dire che non solo non abbiamo avuto risposta, ma che bisogna anche constatare che la categoria sopraccitata ha scelto ancora una volta l’austerity. Ma siamo in periodo di crisi, si sa. Mentre la Juve colava a picco in campo c’era anche chi ci teneva a minimizzare rigori netti non concessi come il mani di Bovo in Palermo-Juventus, mentre qualcun altro riprendeva must famosi come il sequestro Paparesta. I classici sono classici, sarebbe come negare i Queen. Chi osa?
Il mese di marzo si rivelava poi fitto di spunti , quasi a preannunciare un anno “caldo”. Ancora una volta ci sembrò doveroso dare spazio alla voce fuori dal coro ma sempre alla ricerca della verità di Oliviero Beha, unendoci al suo appello contro la prescrizione nel processo di Napoli. Ma siccome è risaputo che noi vogliamo molto bene al piccolo giornale rosa amico dei "Calippi" e dei "Magnum", non potemmo non “dolerci” della frustrazione di Palombo di fronte alla mancata radiazione di Moggi. Nel frattempo, purtroppo, un grave caso scuoteva il calcio italiano: “l’Onestissimo” veniva convocato dal procuratore federale. E noi, da bravi lettori dei giornali, abbiamo constatato che quando entra in scena Moratti si muovono mari e Monti. Ma la speranza è l’ultima a morire: in effetti il lavoro della controinformazione juventina nel web stava facendo breccia nell’onestà intellettuale di alcuni che si distinguevano dalla massa di moggiopolisti convinti; volemmo così provare a dividerli in categorie ”letterarie”. Non pago della frustrazione di cui sopra, il vicedirettore della rosea dimostrò anche di non conoscere molto bene la cronaca del processo di Napoli al punto che il nostro Emilio Cambiaghi si adoperò in soccorso dei giornalisti afflitti da quella grande piaga sociale che è la controinformazione juventina.

Arrivata la primavera, ancora una volta la Rosea si prodigava nell’ennesimo tentativo di “orientamento” (attività tanto cara al suo direttore), rassicurandoci sulla vicinanza della famiglia Agnelli alla Juve, anche se la Juve tanto bene non stava. Ma, come è risaputo, è l’estate la stagione “calda”: si verificarono, in sequenza, la radiazione di Moggi e il deferimento (coperto da puntuale prescrizione) delle società coinvolte dalle intercettazioni ”occultate oggettivamente” e ricacciate dalle difese. In quasi tutti i casi Palazzi ha riscontrato l’articolo 6, altro che illecito strutturale. E così, arrivava puntuale lo sdegno del grande teorico della Juve “che rubava”, ossia Marco Travaglio, scandalizzato dalla mancata radiazione di Moggi (poi puntualmente arrivata). Ma in mezzo ad imprecisioni e “taglia e cuci” giornalistici a convenienza, non mancavamo di sottolineare interventi autorevoli ed apprezzabili come quello del solito Beha (il quale arrivò persino a parlare di ”falso ideologico a mezzo stampa, cogliendo in pieno la questione) e quello di Piero Ostellino, uno che ben conosce e descrive l’attitudine della stampa italiana a correre in soccorso dell’editore di turno. Ma, a parte questi e pochi altri meritori esempi ci ritrovavamo nel solito tran tran: Crosetti, eccitato dalla radiazione, si scandalizzava degli esposti juventini, Sconcerti, Ziliani, Renga e il romanista Padellaro non ci facevano mancare i loro distorti pareri sui “radiati”, Fabrizio Bocca si ostinava a dire che quello scudetto andava lasciato all’Inter. Con l’arrivo della prescrizione per l’Inter e tutte le altre, invece, abbiamo potuto notare come De Luca, Sconcerti e Zazzaroni si affrettassero a minimizzare le considerazioni di Palazzi perché, per quanto abbiano potuto fare i nerazzurri, come Moggi nessuno mai. E rivai di sentimento popolare. Certo era (ed è) che quelle intercettazioni “sfuggite” nel 2006 erano strane a tal punto che la solita Gazzetta si prodigava (con l’esperto Valerio Piccioni) a spiegare ai suoi lettori i percome e i perché. Peccato che non avessero le idee chiarissime né questa volta né quando ci fu bisogno di spiegare ai lettori la storia dei “baffi” nei brogliacci dei carabinieri in relazione a quelle telefonate occultate. Notizia bucata e Gazzetta ancora una volta beffata da Ju29ro.com e Tuttosport, giornali “di parte”. Gazzetta non così!
Il solleone agostano, oltre a consegnare alla storia una memorabile conferenza stampa di Andrea Agnelli e degli avvocati della Juventus per spiegare tutte le mosse legali che avrebbero messo in atto di fronte all’“incompetenza” dei parrucconi del pallone italico e alla più volte perpetuata “disparità di trattamento”, ci portava il solito Travaglio e la sua abile arte nel tagliare e cucire quello che non serviva nelle carte processuali.

A settembre il campionato ricominciava mostrandoci una bella Juve che puntualmente torna a dare fastidio come succedeva quando la Juve era se stessa. Intanto, la Gazzetta tornava a far parlare di sé facendo intervistare Narducci da Galdi e Piccioni. Ovviamente zero domande scomode, è come se il gatto intervistasse la volpe. E con la stagione nuova arrivava anche lo stadio nuovo: finalmente lo Juventus Stadium venne inaugurato. Impianto moderno, visuale perfetta, un piccolo gioiello che come al solito scatenava i pruriti degli antijuventini.
In quest’autunno pieno di sterili polemiche si è utilizzato un po’ tutto quello che si aveva per destabilizzare la forte truppa di Conte: Carotenuto per Repubblica prendeva a cuore il povero Amauri bistrattato dalla società, Cucci ripeteva orgoglioso i sacri dogmi della giustizia sportiva e non mancava neanche la solita intervista confezionata su misura all’ “Onestissimo” da parte del Corsport. Tra ottobre e novembre due questioni arrivavano apparecchiate sul tavolo dei “sentimentalisti”: l’inchiesta del solito Guariniello sull’acciaio dello Juventus Stadium (poi sgonfiatasi puntualmente) e la polemica sulle parole del Presidente Agnelli in sede di assemblea azionisti per omaggiare l’ultimo anno juventino di Alessandro Del Piero, polemica ripresa brillantemente anche dal nostro Trillo. Mentre ci avviavamo verso la fine di questo 2011, arrivava la sentenza incredibile di Napoli, inspiegabile per noi dopo tutto quello che avevamo visto e sentito in due anni e mezzo di dibattimento. Ma prima ci eravamo impegnati a considerare l’ennesimo tentativo di interpretare il nervosismo di Moratti di fronte ai pessimi risultati della sua squadra da parte del solito Fabio Monti e in un’intervista all’ex direttore del Tg1 Gianni Riotta, che addirittura arrivava a dichiarare il suo scudetto preferito quello di cartone del 2006.
Infine, mentre si discuteva dell’iniziativa del cosidetto “tavolo della pace” promosso dal Presidente del CONI Petrucci al fine di pacificare gli animi irrequieti di Farsopoli (iniziativa miseramente fallita, come era lecito immaginarsi), la Gazzetta, omaggiando Ibra per i suoi 99 gol in Italia, clamorosamente prendeva in considerazione i gol juventini dello svedese, facendo storcere il naso a molti. Ma per voi quei campionati non erano falsati? Ennesima dimostrazione di quanto il “metodo Auricchio” sia duttile: si può applicare anche agli almanacchi.
Ora che aspettiamo tutti le motivazioni della sentenza di primo grado a Napoli e ci prepariamo all’inizio del processo d’appello, la Juventus in campo continua a vincere e a comandare la classifica, dando sollievo e soddisfazione a tutti noi, che da anni subiamo la mistificazione e la disinformazione antijuventina. Siamo sicuri che, se la squadra continuerà così, ci troveremo a smontare altri finti casi e polemiche create ad hoc per destabilizzare l’ambiente, anche se abbiamo notato che qualche giornale rosa ultimamente non vende molto. Ne siamo sinceramente addolorati. Noi continueremo a mettere in risalto gli “orrori” giornalistici, sperando che la truppa di mister Conte smentisca le malelingue e riporti la Juventus dove le compete. Con il sincero augurio che tante penne vadano di traverso a molti in più di qualche redazione.