Pinne, fucile ed occhiali

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Guido Rossi consulente Ifil è uno schiaffo ai tifosi juventini. Fra tutti gli avvocati d’affari c’era proprio bisogno di scegliere l’ex commissario straordinario di Calciopoli? John Elkann poteva evitare lo sfregio. I complottisti hanno ripreso vigore: scommettiamo che la consulenza era in atto già dal maggio 2006? Sciocchezze. A ognuno il suo referente: il professore per Gabetti, Lucianone per Alessio Secco. Altro che sindrome di Stoccolma. Siamo decisamente oltre il ritorno d’affetto (ed effetto) tra la finta vittima e il simil carnefice. Siamo di fronte a un’operazione di chirurgia plastica che ha soddisfatto il paziente e indisposto i parenti stretti, che saremmo poi noi.

Al di là dell’opinione che ognuno coltiva sulle sentenze dello scandalo, la mossa si commenta da sola. Non l’avrei compiuta neppure a verdetti capovolti, con la Juve assolta e Rossi braccato dagli interisti (buona, questa). Un briciolo di rispetto, suvvia. Lo giustificano tanto coloro che considerano la Biade un banale call center sabotato dai bruti di Telecom quanto i giacobini che, viceversa, non considerano innocenti i fili, e i pissi-pissi, di quei cellulari.
E dal momento che i Rossi non vengono mai soli, ecco Paolo, il nostro amatissimo Pablito, gratificare Roberto Mancini di due scudetti vinti. Letteralmente. Il Mancio era ospite di «Attenti a quei due». Veniva dal balletto morattiano «vado-non vado» e aveva di fronte (meglio, al suo fianco) anche Gianluca Vialli. Capisco metterlo a suo agio, e lenirne i sensi di colpa, ma così mi è sembrato francamente troppo. Due scudetti Mancini? Quando mai? A maggio, probabilmente. Non ora. Adesso siamo in perfetta parità: uno lui, sul campo, e uno il consulente Ifil, a tavolino. Strano che Pablito abbia fatto di ogni titolo un fascio. Così va il mondo. L’erba dell’ospite ha scalzato quella del vicino: è lei la più verde. Soprattutto se piace e conviene a chi la bruca.
CIRDAN
Che la consulenza fosse in atto o meno, ahimè, questo rimarrà uno dei misteri della seconda o terza o quella che volete, Repubblica del calcio italiano.
Sta di fatto che quel "commissariamento" apparve strano prima e lo diventa ancora di più oggi, con l'ex consigliere del CDA dell'Inter, nonchè ex Presidente di Telecom, che diventa a tutti gli effetti un consulente dell'Ifil.
Quale bianconero, un po "sobbillatore", un po "squadrista", me compreso, non ricorda la data del 26 luglio 2006, quando dopo aver delegato lo studio dell’argomento a un comitato di tre saggi (Gerhard Aigner, Massimo Coccia e Roberto Pardolesiassegna), Guido Rossi decide di assegnare il titolo di Campione d’Italia per la stagione 2005/2006 all’Inter, stagione che per altro non venne coinvolta nello scandalo di Calciopoli.
Chi non ricorda, sempre da juventinovero, e non, i gradi di giudizio di quell'aborto giuridico, ridotti da tre a due dallo stesso Guido Rossi, e per concludere, anche se non ci sarebbe mai una fine, allo sciacallaggio mediatico-giuridico che fu espletato in quell'estate, chi non ricorda chi fu a "salvare" dal profondo rosso dei bilanci che imperversava l'Inter in quella stagione, facendola iscrivere al campionato successivo passando da prima dalla COVISOC (la quale successivamente, su richiesta della procura di Milano, invio documentanzione secondo la quale l'Inter in quella stagione non avrebbe avuto i parametri necessari per l'iscrizione) e successivamente dalla COAVISOC?
Ebbene si, proprio lui, colui che oggi affianca chi, in un giorno di Maggio (il 7 per la precisione, perchè se qualcuno se lo fosse dimenticato c'è chi non dimenticherà mai, e non per rancore o odio, ma per una semplice presa di posizione nei confronti della giustizia e delle persone che tutto questo mai e poi mai l'avrebbero permesso) disse all'Italia intera, sotto forma di dichiarazione e parlando tra le righe: "loro sono colpevoli e noi non vogliamo avere nulla a che fare".
Peccato che, già da allora (perchè ancora oggi di colpevoli, pregiudicati e farabbutti affiliati a bande di truffatori non c'è nè nemmeno l'ombra), di prove, capi d'accusa, dibattimenti e sentenze non si era nemmeno parlato, ma erano solo voci e parole, guarda caso, che uscivano come lava da un vulcano incazzato da anni di freddi polari, su quattro fogli di giornale appoggiati, oramai da tempo immemore, sul fatidico frigo gelato di un qualunque bar di periferia; insomma per dirla spiccia: chiacchere da Bar.
Ah, dimenticavo, stasera c'è Inter-Juventus, io non la guarderò perchè ho un impegno improrogabile, ma se dagli studi di Sky, qualche ex calciatore, che magari è stato anche una bandiera della Juventus, in tempi più o meno recenti, facesse un piccolo passo indietro per ricordare che l'Internazionale Milano è ferma a 14 scudetti, anzi sarebbe più giusto dire 13, visto che quello successivo alla farsa di Calciopoli è stato vinto, si sul campo, ma contro il nulla, farebbe nient'altro che raccontare la cronaca di una verità.
Gli scudetti da che tempo è tempo si vincono da settembre a maggio, contro le migliori squadre che partecipano alla massima competizione nazionale, e senza punti di penalizzazione e ancor meno "togliendo" pedine di fondamentale importanza ad avversari "mandati" in serie B, e non in mesi dove sarebbe meglio armarsi di secchielli, palette, canotti e coccodrilli gonfiati a forma di ciambella.