Orrori di stampa/5 - Hanno preso la scossa.

Orrori di stampaJu29ro.com, da sempre, si occupa di controinformazione e, in modo particolare, di quell'atteggiamento anti-juventino a prescindere adottato dalla stampa sportiva e non, che ha influenzato le sentenze-farsa dell'estate del 2006. Poi, di colpo, è calato il silenzio mediatico per quattro anni, mentre noi juventini abbiamo continuato a studiare le carte, a scavare, a sminuzzare quelle informative con Moggi e la Juventus nel mirino, informative, come ammesso dallo stesso Auricchio, povere di prove a supporto delle tesi investigative e monche delle telefonate portate alla luce dalla difesa di Moggi. Ora, con il sacrosanto cambio di rotta del nuovo management Juventus, nella persona del Presidente Agnelli, sulla revisione dei processi sportivi, i "sentimentalisti" stanno riprovando a battere sulla colpevolezza della Juventus e di Luciano Moggi, ignorando il processo di Napoli e l'intelligenza di tutti noi, che da quattro anni ci battiamo per combattere questo atteggiamento. Ed allora "Orrori di stampa" torna ad "attenzionare" gli interventi di questo tipo, per continuare a dare il nostro contributo alla diffusione di una corretta informazione.

La Gazzetta dello Sport, 28 ottobre 2010. Luigi Garlando scrive, a commento delle parole pronunciate da Andrea Agnelli in Assemblea Azionisti della Juventus: "Ieri mattina Andrea Agnelli, rispondendo agli azionisti, ha parlato di Moggi e degli scudetti tolti alla Juve: musica per gli innamorati della Signora. [...] Sugli scudetti «Qualora venisse dimostrata l'innocenza dell'operato della società, potremo valutare eventuali azioni per la riassegnazione dei titoli». [...] Legittimo l'«orgoglio gobbo», rivendicato ieri da Andrea Agnelli, ma accarezzare le voglie di tifosi delusi è rischioso in un contesto di rancori ancora freschi".
Garlando mette in guardia Andrea dai rischi che corre a lisciare il pelo ai tifosi, ma si è preoccupato di fare altrettanto quando è stato Moratti a sfrucugliare "in un contesto di rancori"? Le frasi dette da Moratti, a rancori sempre accesi, le potete rileggere in questo articolo. Non ricordiamo articoli di Garlando nei quali abbia invitato Moratti a non esacerbare gli animi e a non ferire ancor di più una tifoseria già umiliata ed offesa. Non ne troviamo neppure nell'archivio della Rosea.
Poi Garlando garantisce che "Questo giornale ritiene da anni che lo scudetto 2005-06 andrebbe rinchiuso nello sgabuzzino di nessuno accanto al precedente. Continuare a parlarne (come Del Piero) diventa accanimento terapeutico".
Davvero? Ad onor del vero esistono, in tutto l'archivio rosa, solo due articoli di Cannavò che invitava Moratti a non chiedere quello scudetto "di terza mano", ma era una posizione isolata. Mai la Gazzetta ha fatto un titolo in prima pagina del tipo "Quello scudetto a nessuno". Ha fatto, invece, già dal 24 giugno 2006, anticipando di venti giorni la prima sentenza, il titolone: "Solo la Juve in serie B. Scudetto: Inter o niente" (vedi la foto).
Ma aveva iniziato il 15 maggio 2006 con "Questo scudetto può finire all'Inter? Sì". Poi rinfreschiamo la memoria a Garlando su alcuni titoli del 2006: 25 giugno, prima pagina, "Moratti: «Lo scudetto? Ci spetta»"; 25 giugno, in altro articolo, leggiamo: "Per tutta una serie di motivi, quindi, l'Inter accoglierebbe l'eventuale scudetto (o gli scudetti) come un provvedimento dovuto. Lo riterrebbe, anzi, il pubblico riconoscimento di una gestione improntata solo ai valori dello sport" (di Nicola Cecere); 15 luglio:"L'Inter ora aspetta lo scudetto 2006 e punta subito al bis"; 16 luglio: "Moratti alza la voce «Ci diano lo scudetto»"; 17 luglio: "Il titolo spetta a noi. E' uno stimolo in più"; 17 luglio: "Inter: per lo scudetto 2006 deve ricorrere contro la Caf"; 18 luglio, prima pagina: "Scudetto, l'Uefa vota Inter"; 18 luglio: "Niente ricorso. In via Durini sicuri del titolo"; 25 luglio: "Scudetto a tavolino. Moratti la spunta. C'è il sì dei saggi"; 27 luglio: "Inter, è arrivato il 14° scudetto"; 27 luglio: "L'Inter può esultare: lo scudetto è suo".
Questa vi sembra la linea di un giornale che voleva che quello scudetto non venisse assegnato? E vi assicuriamo, perché quegli articoli li abbiamo ben conservati, che in nessuno, oltre i due citati di Cannavò, si dice che quello scudetto non doveva essere assegnato!
Anzi, in perfetto stile 2006, si anticipa, con vanto, il contenuto di un atto secretato, come scrive Nicola Cecere il 25 luglio: "Sebbene gli atti siano stati secretati e verranno resi pubblici dopo la lettura della sentenza di appello da parte del professor Sandulli, da attendibili indiscrezioni si è appreso che la conclusione cui è giunta la commissione (quella dei tre saggi, ndr) sia quella dell'assegnabilità del titolo. Ergo, lo scudetto andrà all'Inter: Moratti l'ha spuntata".

28.10.2010 - Blog.panorama.it - "Questa Juve ci prende in giro" di Matteo Politanò.
Innanzitutto, prima di analizzare nel dettaglio il contenuto dell’articolo, vale la pena osservare sulla sinistra la piccola immagine riportante la quanto mai appropriata dicitura "bar sport". Giusto per far capire l’ottica in cui va letto il pezzo. Partiamo dalle prime righe in cui, oltre a bearsi del fatto di poter chiamare "gobbi" i tifosi bianconeri, Politanò scrive che nell’ultima settimana "l’antipatia bianconera è sfociata nell’arroganza tipica di chi sogna l’impunità a prescindere". Se è impunita una squadra che è stata processata per qualunque cosa, dal doping ai bilanci, senza contare che nel 2006 è stata condannata in sede sportiva solo sulla base del sentimento popolare, sarebbe interessante sapere cosa pensa questo giornalista di chi da anni sistema i propri conti con plusvalenze fittizie e con operazioni di compravendita sui marchi molto discutibili, o di chi tenta di forzare i sorteggi arbitrali, o di chi falsifica i passaporti, senza che la giustizia sportiva muova un dito.
E a proposito di sentenze popolari, andiamo avanti di qualche riga: "alcune certezze sono però innegabili come la Shoah: la Juventus non deve riavere i suoi scudetti e Milos Krasic a Bologna si è tuffato". A parte il gusto discutibile nel citare la Shoah che nulla c'entra nel momento in cui si parla di sport, concentriamoci su quello che viene assunto come punto di partenza: la Juve è colpevole a prescindere. Tipica forma mentis del bar sport appunto.
Aggiungiamo poi che la dichiarazione di stima verso Moggi "sa di baciamano al padrino di Martin Scorsese". Ora tralasciamo il fatto che “il Padrino” sia di Francis Ford Coppola e che non si sa bene che utilità possa avere ingraziarsi i favori di una persona sotto squalifica, quel che resta inaccettabile è l’idea imperitura che Moggi vada trattato da appestato. E per finire arriva la perla: "Le responsabilità di Moggi nei campionati in questione sono state accertate e, che piaccia o meno al nuovo presidente, la Juve è colpevole". Colpevole di cosa? E quali sarebbero queste responsabilità? Non è dato saperlo, e d’altra parte non serve neppure. Perché naturalmente Moggi è il padrino e la Juve è colpevole a prescindere.
L’ultima parte è su Krasic, e sul tuffo giudicato "inequivocabile" da Politanò. Al quale consigliamo di guardare invece questo video.

27.10.2010 - repubblica.it - "Il nuovo stile Juve e il mio addio a polpo Paul" di Gianni Mura e Giuseppe Smorto, che trattano le dichiarazioni di Andrea Agnelli sulla restituzione degli scudetti. Mura sostiene che dal primo giorno di questa inchiesta quello del 2006 non andava assegnato.
Questa è una cosa che si sente ripetere spesso da molti senza che nessuno, però, dia mai motivazioni valide. Rispondiamo a Mura per tutti: Di grazia volete una volta, dico una, dirci perché non andava assegnato? Lo sapete che la stagione 2005-06 non è stata neanche oggetto di indagine? Se ne siete a conoscenza cosa aspettate a denunciarli? La prescrizione? Oppure si vorrebbe sposare la tesi del tutti colpevoli? Allora si ammetta che nel 2006 la Juventus e la Triade sono stati solo un capro espiatorio.
Proseguendo, Mura critica il fatto che Andrea Agnelli parli alla pancia e al cuore dei tifosi, per il fatto che questo può essere pericoloso.
Potrebbe essere anche vero, ma si dà il caso che Andrea Agnelli, a differenza di Cobolli, è ciò che prima di tutto dovrebbe essere il presidente della squadra più gloriosa d'Italia: il suo primo tifoso! E da tifoso parla, non alla pancia ed al cuore, ma con la pancia e con il cuore. Riguardo poi alla pericolosità delle sue dichiarazioni, cosa gli si vorrebbe contestare dopo quanto sta emergendo dal Processo di Napoli? A questo punto, glielo dice un tifoso attento e paziente, molto più pericoloso sarebbe un silenzio assordante, un palese disinteresse verso chi ora sa benissimo di aver subito un vergognoso torto, di essere stato vittima di una truffa.
A Mura, che non avrebbe assegnato a nessuno lo scudetto, chiediamo: come giudica invece le parole della truppa Moratti, che quello scudetto sente suo (come gli altri conquistati in seguito) ,che invece di ammettere l'evidenza, evitando di perseverare in un atteggiamento antisportivo, si mette a rivendicare anche scudetti di stagioni in cui sono arrivati terzi, o persi nella ridicola maniera che solo un perdente nato (o vincente forzato) può perdere? A Mura queste dichiarazioni non sembrano pericolose ed assolutamente sconsiderate visto che, sapendo già dal 2006 come stanno le cose, stanno alimentando tensioni che potrebbero portare di nuovo i motorini nello stadio in caso di una giusta revoca? Sa cosa penso io? Che questi signori parlino con la testa: perché è proprio questo che vogliono se saranno costretti a sottostare alle regole del gioco.

27.10.2010 - francorossi.com - "Ma Andrea Agnelli sa veramente di cosa parla?".
Ma Franco Rossi sa veramente di cosa parla? Infatti in questo articolo il navigato ex cronista di Tuttosport accusa Andrea Agnelli di fare demagogia e di illudere i tifosi bianconeri; in realtà a ben guardare il giornalista sembra guardare in uno specchio perché tutto quello che dice gli si può rivolgere contro. Vediamo perché. Innanzitutto bisogna notare che il pezzo è integralmente scritto in carattere maiuscolo, questo nel linguaggio online significa urlare, del resto è comprensibile, chi non ha argomenti alza la voce.
Per il "nostro", infatti: "Gli altri scudetti tolti alla Juve dalla giustizia sportiva non potranno mai, dico mai, essere assegnati alla Juve. Nessun organismo al mondo, dall'Onu alla Corte dell'Aja per finire al Tribunale di Napoli, potrà dare quegli scudetti alla Juve perché le sentenze della giustizia sportiva sono intoccabili". Questa affermazione costituisce, evidentemente, un assunto di fede, visto che non viene in alcun modo dimostrata. Peccato che nell'ordinamento giuridico italiano, così come in quelli di molti altri paesi nel mondo, trovi posto un principio diametralmente opposto che riconosce il fatto che una sentenza, ancorché definitiva, se basata su elementi di fatto erronei, possa essere riformata in ogni tempo. Nel CGS questo principio è tradotto nell'art. 39 "Revocazione e Revisione". Ora chi abbia seguito con un minimo di attenzione il processo di Napoli non può non rendersi conto che una sentenza pienamente assolutoria implicherebbe che le sentenze sportive ricadrebbero in alcune (e probabilmente tutte) le fattispecie di cui all'art. 39 comma 1 lettere da b) a d). Di seguito i commi 2,3,4 e 5 stabiliscono competenza, procedura e condizioni di procedibilità. Non si vede perché, in virtù della puntuale applicazione di una norma codificata dalla giustizia sportiva, e dalla stessa attuata (come ad esempio nel caso di Guardiola), e pienamente conforme ai principi del diritto interno e internazionale, Rossi allarmi i suoi lettori scrivendo che "Tutto il calcio italiano verrebbe espulso dalla Fifa, con conseguenti mancate partecipazioni alle coppe internazionali. agli Europei e ai Mondiali", e dunque "Sarebbe la morte del calcio italiano". Franco Rossi non fornisce spiegazioni.
Quello che spaventa non è la negazione della normativa esistente, in particolare dell'art. 39 CGS, ma la pretesa che una situazione come quella determinata da Calciopoli possa essere intangibile anche in presenza di rivelazioni che evidenziassero la sua ingiustizia e la falsità dei fondamenti su cui si giustificò. Anche nei processi penali è prevista la revisione ma, in sostanza, questi giornalisti negano la possibilità di discutere su quale sia la verità, rifugiandosi in un atteggiamento formalistico che, oltre che giuridicamente errato, è anche potenzialmente fonte di menzogna e di iniquità.
Noi consiglieremmo a Rossi di farsi spiegare il Codice di Giustizia Sportiva da qualche esperto, e una modifica al titolo del link del pezzo in questione "la verità, tutta la verità, tutt'altro che la verità...".