Luciano Moggi, sulla violenza e sui torti alla Juve

MoggiSu "Libero" di oggi Luciano Moggi, in un articolo dal titolo "Povera Juve, te la fanno pagare", dice la sua sui recenti fatti di cronaca di domenica e sul campionato.
L'articolo inizia parlando del rispettoso pensiero che si deve alla memoria di Gabriele Sandri e della sua famiglia: una morte avventa in circostanze che potevano essere evitate. Moggi afferma che ad altri è destinato il compito di dire cosa è realmente accaduto ad Arezzo e di chiarire se è una morte imputabile al mondo del calcio, difficile da affermare, o se è l'esito di un terribile errore.
Moggi prosegue scrivendo: "Io vorrei soffermarmi su altro, su ciò che il calcio subisce. Penso a tutto quello che si è scatenato nella serata di domenica a Roma e ancor prima a Bergamo ed è di questo che il mondo del pallone si deve preoccupare. L'impressione è che ci sia un filo permanente pronto a snodarsi dall'una all'altra parte della penisola, uno snodo che ha bisogno solo di un'occasione o di un pretesto per scatenarsi. E' un'operazione di sopraffazione che fece le sue prove a Roma con il derby sospeso, che raggiunse punti di disordini drammatici l'anno scorso a Catania e che è rimasto sonnecchiante sotto l'ingannevole ritorno alla calma, ma in realtà pronto a riesplodere. Quel filo comune è apparso evidente con la comparsa su diversi campi di uno striscione dall'identico contenuto, frutto di un tam tam intessuto tra le varie organizzazioni che impongono la loro prepotenza in determinati settori degli stadi. Si tratta di tifoserie? In qualche caso apparentemente sì, più spesso e sostanzialmente no, perché la situazione che man mano si è venuta a creare è di gruppi che fanno della violenza il loro credo, che hanno trovato nel calcio il territorio dove scorrazzare, e dove è facile per loro imporsi anche sul resto della tifoseria trascinandola nei disordini. E' ora che lo Stato e le istituzioni facciano la loro parte".

A proposito degli striscioni Moggi afferma che sarebbe opportuno vietarli definitivamente. Se è vero che fanno parte del folklore della partita è altrettanto vero che quasi sempre nascondono messaggi estranei allo sport. Continua affermando: "Di conseguenza sarebbe opportuno ricordare il grande Sandro Ciotti in altra maniera, evitando quella manifestazione annuale dove vengono premiati tre striscioni con la presenza del presidente del Coni e di quello della Federazione. Alla luce di quanto avvenuto ritengo che Petrucci e Abete, qualora il sopraddetto premio avesse un seguito, farebbero meglio a non parteciparvi. Non so e non voglio dire se i fatti di Bergamo, dove la pressione e le minacce di un gruppo di ultrà sono bastate ad imporre la sospensione della partita con il Milan, risponda esattamente a queste logiche, ma tutto dimostra l'assoluta necessità di provvedimenti severi e di misure di emergenza". Subito dopo Moggi inizia l'analisi sulla violenza fine a se stessa che non nasce dal calcio ma che ora è all'interno degli stadi e che è stato confuso con manifestazioni "regolari" o estemporanee di tifosi: "A questo punto è giusto dire che lo Stato deve fare la sua parte, e non solo per salvare il calcio, ma soprattutto per ripristinare la pacifica convivenza della gente e tra la gente. La guerriglia urbana scatenata a Roma, le scene di inaudita e gratuita violenza trasmesse dalle tv, non c'entrano niente con il calcio e non possono avere alcuna giustificazione. In questa situazione diventata così difficile sono del parere che bisogna ricominciare dall'inizio, ripristinando la legalità negli stadi, perché è comunque da lì che partono le scintille, i focolai, perché è lì che si nascondono gli agitatori di disordini. E allora facciamo rispettare i provvedimenti di espulsione dagli impianti, accentuandone la durata e i controlli diretti a verificarne l'effettiva osservanza e, quando le sanzioni vanno oltre, attenzione a valutarle nella loro gravità e anche nella loro perversa capacità di emulazione. Bisogna cancellare una volta per tutte la sensazione che il calcio sia un territorio libero e impunito, avulso dalle leggi, perché è su questa convinzione, comprovata da anni di tolleranza, che è cresciuta a dismisura l'escalation della violenza, e la terribile identificazione del poliziotto come "primo nemico", uno degli allucinanti slogan di queste frange di facinorosi che non sono assolutamente riconducibili al calcio e che dal calcio debbono essere espulse. E' tempo che alla tolleranza ad ogni livello si sostituisca una tolleranza zero, fin dalle minime violazioni alla legalità, e che ciascuno faccia la sua parte, anche le società, per quanto riguarda le loro specifiche responsabilità. Non è infatti più sufficiente dire che le leggi già ci sono, come ho sentito domenica in tv: è obbligatorio farle rispettare. E guai a pensare ad una sospensione del campionato: sarebbe interpretata come una resa incondizionata. Le trasferte devono essere concesse soltanto ai tifosi veri (buoni) anche a costo di avere stadi deserti: così facendo si avrà tra l'altro il ritorno allo stadio delle famiglie, si tornerà a quella "normalità" che era il calcio di una volta e, "la partita", dovrà ridiventare un mezzo di distrazione e di divertimento. La legge dev'essere perciò uguale per tutti e non per alcuni più uguale che per altri".

L'articolo di Moggi vira poi sull'analisi della domenica calcistica, quella delle partite giocate: "La giornata di follia ha fatto rinviare due partite e ne ha sospeso una terza, quella di Bergamo. La conseguenza, per quello che può contare, è che ora ci troviamo con una classifica falsata e ci vorrà tempo per normalizzarla. Ma poiché l'Inter è rimasta in testa pur senza giocare penso che ai nerazzurri faccia poco danno, o non dispiaccia affatto, avere una "riserva" possibile da 3 punti, con tutto il rispetto per la Lazio. Di converso, è sembrato in certa misura minore dal punto di vista virtuale il danno della Fiorentina, incappata nella prima sconfitta dell'anno, e anche quello della Juve nel pareggio esterno di Parma, teoricamente un buon risultato, ma che potrebbe rivelarsi negativo se le altre nei recuperi faranno bottino pieno".

L'ex Direttore Generale della Juventus non le manda a dire a Collina e ai discepoli: "Da tenere presente che ancora una volta la Juve è stata danneggiata dagli arbitri con l'annullamento del gol di Iaquinta, apparso a tutti regolare".
Moggi non attribuisce la sconfitta della Fiorentina da un rilassamento a causa dei tanti elogi ricevuti ma ritiene: "Più probabile è che i gigliati abbiano finito per pagare la "sindrome di Coppa" e di conseguenza i riflessi negativi che gli impegni ravvicinati rovesciano sul campionato. Per resistere a queste situazioni occorrono truppe più abituate. Facile comunque dire che la traversa di Montolivo sull'1-1 avrebbe potuto cambiare tutto se la palla fosse andata dentro, e certo ha inciso anche l'espulsione di Pasqual a una decina di minuti dal termine. Mi sembra però che l'Udinese abbia sfruttato meglio le ripartenze e abbia potuto usufruire di una condizione di maggiore freschezza e anche di maggiore tranquillità. Lo scenario del fondo classifica è completamente mutato: bene la Reggina sul Genoa (2-0), bene il Livorno in trasferta a Siena (il 2-3 è costato la panchina a Mandorlini). Il Toro che cercava il decollo definitivo in casa contro il Catania si è visto imporre il pareggio da quest'ultima oltretutto in condizione di inferiorità numerica: complimenti a Silvio Baldini".

Luciano Moggi, come sempre quando parla del suo mondo, il calcio, dimostra una facilità notevole nel centrare i problemi. Avessero altri la sua "esperienza e competenza" avremmo la certezza che almeno vi è piena coscienza di come è possibile risolvere i problemi una volta per tutte o, almeno, provarci rifuggendo dalla demagogia che, in questi tre giorni, in tanti ci hanno riversato addosso.