Il quarto potere rosa

Quarto Potere"Io sono un'autorità su come far pensare la gente" - Charles Kane dal film "Citizen Kane" (Quarto potere) di Orson Welles.

All'epoca (4 dicembre 2006) a molti sarà sfuggita una notizia minore, collaterale allo scandalo Calciopoli, pubblicata sul sito dell'ordine dei giornalisti del consiglio regionale della Lombardia.
Notizia relativa all'indagine disciplinare a carico del giornalista della Gazzetta Antonello Capone in merito ai contatti telefonici intrattenuti, ed intercettati, con Lanese; la notizia recitava:

"Anche persone oneste coinvolte in Moggiopoli".
Assolto Antonello Capone "cronista integro, scrupoloso e rigoroso".
Un titolo che lascia sgomenti, a maggior ragione se a pubblicarlo è l'ordine dei giornalisti: si dà per scontato che vi siano delle persone disoneste, quando ancora nessun tribunale dello Stato si era pronunciato in tal senso. E già questo è sintomatico di quale fosse l'indirizzo seguito dai giornalisti italiani nel caso Calciopoli. La presunzione d'innocenza era ed è ancora un principio cardine della nostra Costituzione, ma tant'è. Costituzione che viene richiamata dallo stesso Capone nella sua memoria difensiva allegata agli atti del procedimento disciplinare ricordato, si legge infatti:
La linea della Gazzetta dello Sport, seguita e per così dir incoraggiata dalle direzioni che si sono succedute alla guida del quotidiano, ha sempre sostenuto come valore primario, nel rispetto dei principi costituzionali (art.21) e deontologici, l'incondizionata libertà di stampa. Tale principio non poteva che estrinsecarsi, logicamente, attraverso il diritto/dovere di fare cronaca, nell'accezione più completa del termine, senza nessuna possibilità di "ingerenze" o "pressioni" esterne alla redazione.
Parole che rivendicano una libertà assoluta da qualsivoglia ingerenza esterna. E nessuno mette in dubbio la libertà e l'indipendenza della Gazzetta. Casomai l'opportunità di tenere una linea editoriale piuttosto che un'altra, opportunità dettata da vari fattori, che portano la Gazzetta ad assumere delle posizioni colpevoliste nella vicenda Calciopoli. E tenere dei comportamenti utilitaristici è senza dubbio un sintomo di libertà, anche se qualche volta ci si discosta da quella che è la realtà dei fatti.
E quali siano stati i comportamenti e la linea editoriale della Gazzetta in Calciopoli è sotto gli occhi di tutti. La lettura del memoriale di Capone ne dà un esempio. Capone era sostanzialmente accusato di aver nascosto delle notizie ai lettori, notizie ricavate dalla vicinanza con Tullio Lanese. Il giornalista a sua discolpa nel memoriale cita una serie di suoi articoli che anticipano Calciopoli, pubblicati dalla Gazzetta.
Scriveva il 24 maggio 2004: "Caccia all'uomo nero".
"Esiste davvero l'uomo nero? Esiste cioè un arbitro del gruppo di serie A e B che possa rischiare di essere incriminato per associazione a delinquere tesa a orientare i risultati delle partite a favore di un clan di scommettitori? O esiste un arbitro che possa essere sensibile, anche una volta, alle lusinghe di chi è dedito a combinare i risultati delle partite per un vantaggio non di classifica ma di portafogli attraverso le scommesse, cioè uno che garantisca di puntare sul sicuro? Ed esistono anche guardalinee capaci di questo? ... A meno che non si tratti di qualcuno davvero organico al sistema in maniera tale da consentire a qualcuno di affermare che è già comprato a prescindere e quindi basta che venga sorteggiato per concludere che quella partita sarà pilotata in base agli ordini impartiti all'arbitro. Uno scenario, questo, terrificante, a cui nessuno osa pensare. Figuriamoci il mondo arbitrale e federale. Ma gli inquirenti, se parlano di associazione a delinquere, nei loro disegni investigativi hanno pensato a personaggi stabilmente dediti alle combine e alle scommesse truccate. Fondamentale, quindi, sapere e al più presto se l'uomo nero esiste davvero".
Dopo aver letto questo articolo arrivano i primi brividi sulla schiena. Il 10 maggio 2004 la procura di Napoli aveva avviato una indagine su presunte combines nel mondo del calcio. Gli indagati erano alcuni calciatori e personaggi legati alla camorra, non c'era nessun uomo nero. Il 24 maggio Capone scrive dell'uomo nero. Il 5 giugno gli inquirenti sentono Dal Cin, che per primo parla della combriccola romana. E da questa deposizione si ipotizza l'esistenza di un sistema GEA-arbitri. Il 14 giugno vengono indagati i primi arbitri, Palanca e Gabriele. Il colonnello Auricchio ed il maresciallo Di Laroni chiariscono in udienza che nel solo luglio 2004 vengono incaricati dai PM di Napoli di indagare in merito ai rapporti tra la GEA ed il mondo arbitrale. Tale ipotesi scaturisce dall'indagine sul calcio scommesse in corso a Napoli. Capone nel suo articolo anticipa la svolta dell'indagine, parla di ipotetici arbitri e guardalinee organici al sistema, parla dell'ipotesi di sorteggi pilotati necessari per pilotare i risultati. E francamente è paradossale che lui, presidente dell'USSI, dubiti della correttezza dei sorteggi, vista la partecipazione attiva dei giornalisti sportivi agli stessi sorteggi.
Capone con qualche mese di anticipo sembra aver azzeccato la tesi accusatoria degli inquirenti, solo coincidenze?
Ma ancora più interessante è l'articolo del 17 febbraio 2004:
"Ma sugli arbitri nasce l'alleanza".
"Una ventina le società si sarebbero schierate per quella che hanno già chiamato «Operazione trasparenza». Trasparenza che vogliono chiedere di garantire al presidente federale Franco Carraro e al presidente dell'Aia Tullio Lanese già per questa seconda parte dei campionati di A e B, puntando all'allargamento del sorteggio dalla prossima stagione anche ai guardalinee. Diverse società riterrebbero che gli errori degli assistenti verrebbero pesati diversamente a seconda della squadra con cui sono stati compiuti. Il Milan, ma anche gli altri club ora scatenati nella statistica, porterebbero ad esempio Puglisi che per l'errore su Stankovic in Milan-Lazio del 19 ottobre non soltanto è stato tenuto lontano dalla serie A per oltre un mese, ma è stato anche fatto fuori dall'Europeo. Questi club sostengono che ad altri assistenti che sbagliano con altre squadre verrebbero dati semplici buffetti anche nei ritiri di Coverciano e mai sospensioni considerevoli, per qualcuno addirittura ci sarebbe la piena giustificazione con l'immediata riproposizione in gare di rilievo. Quindi i club concludono: sono segnali che si danno a tutti i guardalinee, come a dire che se sbagli qui rischi grosso, se sbagli là rischi meno. E questo indurrebbe gli assistenti per esempio a sbandierare con più facilità il fuorigioco a giocatori di certe squadre perché comunque sarebbe meglio per la loro carriera togliere un gol che darne uno in fuorigioco. Insomma, una sorta di condizionamento psicologico".
E qui andiamo oltre i brividi sulla schiena, in queste poche righe sembra esserci l'embrione di quella che è stata l'accusa dei PM di Napoli con la cupola moggiana, un'associazione che favoriva la Juventus, premiando quegli arbitri e assistenti che la aiutavano e punendo quelli che la danneggiavano! Il tutto senza portare alcuna prova a supporto di questa tesi.
Rileggere questi articoli ad anni di distanza, e soprattutto dopo aver approfondito le varie vicende di Calciopoli, crea un certo effetto di disorientamento. Ci sembrava impossibile ci fosse una così strana coincidenza tra quanto scritto dalla Gazzetta e quanto sostenuto nell'accusa dai PM.
Cosi come ci sembrava impossibile che i PM, indagando sull'ipotesi di sorteggi truccati, non avessero sentito lo stesso Capone che all'epoca era presidente dell'USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana): presidente dell'USSI che incaricava di volta in volta il giornalista deputato ad estrarre la pallina contenente il nome dell'arbitro da abbinare alla partita estratta da Pairetto.
Un sorteggio truccato senza che i giornalisti ne sapessero nulla, inconcepibile.
Così come ci sembrava strano che i PM non avessero interrogato Capone in merito alle conversazioni avute con Lanese.
In una Lanese chiede a Capone di indagare sulle dicerie secondo cui Mattei fosse un assiduo frequentatore della Juventus.
In un'altra si parla del "Killer" Dondarini e della partita Chievo-Fiorentina:
Capone: Hai visto che il killer ha colpito a Verona!
Lanese: Sì, sì vabbè, era normale, te l’avevo detto io, no!
Capone: Gli avranno mandato dei segnali o ha capito da solo?
Lanese: No, no, guarda che ormai non si mandano segnali, loro telefonano prima delle gare, te lo dico, ho… Poi ti racconterò come lo so.
Capone, sempre nel memoriale, chiarisce che la Gazzetta indagò (!) su Mattei e scoprì che non vi era alcun rapporto misterioso con la Juve: Mattei, quando "scompariva", lo faceva per sue questioni personali. In merito al "killer" Dondarini, Capone dice di aver cercato più volte di intervistare Lanese; ma questi si era negato ed in seguito smentì quanto detto in quella telefonata. Nelle informative questi fatti non sono stati riportati, gli inquirenti si sono accontentati di bollare Dondarini come il Killer della Cupola e questa telefonata è, secondo gli inquirenti, una prova inoppugnabile. Capone nel suo memoriale li smentisce clamorosamente.
Che tali notizie si apprendano in un procedimento disciplinare dell'Ordine dei giornalisti, e non nel processo di Napoli, è alquanto anomalo.
Ma evidentemente i PM di Napoli hanno ritenuto di non dover coinvolgere Capone, seppure in qualità di semplice testimone. O forse non hanno avuto bisogno di sentire Capone, in quanto, come abbiamo appreso di recente, gli inquirenti avevano in Maurizio Galdi un informatore privilegiato proprio all'interno della Gazzetta?
Sì, proprio quel Galdi che ha firmato come inviato tutti gli articoli della Gazzetta sul processo di Napoli. Un inviato anomalo, visto che la sua presenza in aula, in molte udienze, non viene mai segnalata dagli addetti ai lavori. Ci viene in mente quanto detto recentemente da Moncalvo in un suo intervento a Radio Radicale [1], ovvero la storia dei cronisti che seguivano il processo Tortora, che trascorrevano la giornata al sole di Capri ed al rientro attingevano a piene mani dai lanci dell'ANSA.
E che Galdi sia stato un informatore degli inquirenti s'è saputo solo di recente, allorquando è spuntato fuori il verbale sull'inchiesta della procura di Roma sulla fuga di notizie proprio dell'indagine Calciopoli. "Ci conosciamo dal 2003" ha detto Auricchio; "Lo sentivo per avere notizie sul mondo del calcio" ha detto Di Laroni. Una situazione paradossale, un inviato che dovrebbe raccontare il processo, e che quel processo ha in qualche modo aiutato ad istruire. E noi che pensavamo che il richiamo continuo ai tabellini della rosea fatto da Auricchio fosse tutta farina del suo sacco!
Ci chiediamo quale imparzialità ci possa essere nei suoi commenti, se è lui stesso coinvolto direttamente?
E la linea editoriale della Gazzetta è stata influenzata da tali rapporti?
E quale era la conoscenza della Gazzetta del rapporto tra Galdi e gli investigatori?
Tutte domande a cui vorremmo una risposta. Per il momento ci accontentiamo di notare che emerge un coinvolgimento alquanto ambiguo della Gazzetta, per tramite di due dei suoi giornalisti di spicco, in tutta la vicenda Calciopoli. Gli articoli dell'uno sembrano venir ripresi quasi pedissequamente dagli inquirenti, l'altro ha contatti diretti e frequenti con gli stessi inquirenti.
Ma se tutto ciò non bastasse, vi sono anche dei curiosi e coincidenti rapporti economici tra RCS ed Inter che potrebbero far riflettere. Tra Inter Brand, titolare del marchio Inter, ed RCS spa (Gazzetta e Corriere), sono stati sottoscritti accordi per lo sfruttamento del marchio dell'Inter.
Accordi che stanno producendo i loro frutti con la produzione dei vari dvd e gadget celebrativi per la vittoria dello scudetto, il n° 18 sostengono loro.
Quale imparzialità può avere la Gazzetta nel riferire sulla richiesta di revoca dello scudetto 2005/2006 all'Inter, quando tale revoca avrebbe inevitabilmente una ricaduta sulla commercializzazione di dvd, magliette celebrative e gadgets nerazzurri?
Immaginate quale valore avrebbero tutti i gadget che riportano il n° 18 se lo scudetto venisse revocato, e provate ad immaginare quale investimento ha fatto RCS nella produzione di tali gadget.
La Gazzetta è nella condizione di analizzare obbiettivamente la richiesta di revoca?
Piaccia o non piaccia, è un'anomalia che un giornale sportivo sia coinvolto in modo cosi diretto in tutta la vicenda Calciopoli, e soprattutto abbia dei rapporti commerciali con una squadra di serie A.
Piaccia o non piaccia, a noi qualche dubbio sulla imparzialità della Gazzetta è venuto. Evidentemente sarà un nostro limite mentale che ci impedisce di riconoscere il vero giornalismo imparziale della rosea.

[1] Intervista del 15 maggio 2010 di Moncalvo a Radio Radicale (Parte sui giornalisti che seguono i processi):