Chi ha bisogno del codice etico?

figcSette, il settimanale del CorSera, ha anticipato ieri il varo di un nuovo codice etico da parte della FIGC, che avrebbe conferito incarico all'avvocato Bruno Assumma per la stesura di un regolamento interno che fissi dei limiti in diversi ambiti riguardanti il rapporto tra le società e la Federazione: regali (verranno limitati a un valore inferiore ai 150 euro), consulenze professionali da parte di impiegati federali alle società (vietate), sconti sui biglietti, incompatibilità legate a parentele, controlli sulle note spese e così via. Il nuovo codice etico introdurrà, a quanto pare, una disciplina ferrea con l'intento di evitare sovrapposizioni, conflitti di interesse e relazioni anche economiche improprie - operare una netta separazione insomma - tra la Federazione e le società. Il presidente Abete, fautore di questa nuova via verso un calcio pulito, ancora non si è espresso a riguardo; il CorSera però abbozza una cronologia dei fatti che avrebbero portato la massima istituzione calcistica nazionale a tale decisione. Più che una storia, è una preistoria. Si parla, naturale, di Calciopoli (quattro anni fa), fino poi a tornare addirittura ai celebri Rolex di Sensi (dieci anni fa). La lentezza del processo politico in Italia è sicuramente un problema, ma non prendiamoci in giro: se ad originare tale decisioni fossero stati i fatti di Calciopoli, unico momento, per altro, in cui si è proceduto, politicamente e giuridicamente, a tutta birra, questo nuovo codice etico sarebbe già stato in vigore da un pezzo.
Nonostante la storia recente ci insegni il contrario, dobbiamo concedere il beneficio del dubbio all'azione federale: ovverosia che l'idea sottesa al nuovo codice etico sia assolutamente preventiva e indirizzata al futuro. Ci sembra altrettanto doveroso, tuttavia, prendere in considerazione la possibilità che i conflitti di interesse, le malversazioni e i comportamenti di dubbio valore etico che si intendono limitare accadano qui e adesso, e per questo necessiti una regolamentazione più stringente.
Fino a dove - ci chiediamo poi - si spingerà questo nuovo codice, nell'instaurare chinese walls tra i dirigenti federali, le loro parentele e le società di calcio? Lo stesso fratello del presidente Abete è in affari con proprietari di società di calcio, tra cui Della Valle e De Laurentiis. Affari che non riguardano le società stesse direttamente, ma che comunque costituiscono un legame economico tra i diversi soggetti. La posizione di Abete diventerà incompatibile con le sue parentele? Non crediamo sia possibile. Lo sarebbe quella di Carraro? Molto più probabilmente, sì. E quella di Guido Rossi e Paolo Nicoletti, com'era? Perfettamente scevra da conflitti, il giorno prima e quello dopo della sua assunzione a commissario straordinario della FIGC.
E' una materia, insomma, in cui il giusto contributo di regolamentazione è difficile da calcolare, e in cui, in un senso o nell'altro, si possono consumare clamorose ingiustizie: compilando liste di proscrizione per un nonnulla, ignorando invece i veri legami tra poteri forti, oppure lasciando il tutto nell'anarchia. E' un bel lavoro per l'Avvocato Assumma, esperto del settore, con molti incarichi passati di simile difficoltà, tra cui, annota svagato Sette, spicca anche una consulenza per l'Inter in merito alla società, San Siro 2000, che si occupa della vendita dei biglietti per le partite dei nerazzurri. Perché nel calcio italiano è cosa buona e giusta - etica - che, quando tocca riscrivere le regole e definire l'etica, contribuisca qualcuno che ha già lavorato con gli onesti, forgiandone l'onestà.
Torniamo quindi al punto di partenza: ma in questi quattro anni come sono andate le cose? Sarà mai che le società - tranne immaginiamo la sorridente Juve che un codice etico l'aveva scritto in proprio - si affannano concorrenzialmente a garantirsi i favori della Federazione? Che la squadra A pensa che la squadra B, e allora la squadra C pensa che la squadra A, e la squadra B venuta a sapere che la squadra A e la squadra C... eccetera eccetera eccetera. Sarà mai che tuttora, qui e adesso, si calciopola? Perché, in caso contrario, un nuovo codice etico a quattro anni da Calciopoli? Non c'è una sola triangolazione sospetta che sia finita all'attenzione degli ispettori federali o di una qualsiasi Procura, ed è proprio questo che mira a combattere il nuovo codice, secondo le parole dello stesso Assumma. D'accordo prevenire, quindi, ma il problema all'apparenza non c'è.
Se si voleva guardare nei rapporti Carraro/Geronzi e rispettivi figlioli, il tempo era allora. Quattro anni dopo, c'è ancora qualcosa che non va?
Siamo tutti curiosissimi di capire.