Perizia D'Onofrio Reloaded /3

bufala“Tu lo chiami solo un vecchio sporco imbroglio
ma è uno sbaglio è petrolio
troppo furbo per non essere sincero
ma è davvero oro nero”
(Lucio Battisti – Confusione 1972)

Dopo aver indicato le linee guida del proprio lavoro - che abbiamo già considerato essere non esattamente incontestabili - il prof. D’Onofrio si cimenta nell’analisi dei casi specifici, ossia le cartelle dei giocatori della Juventus. Da qui in poi, si ravvisano delle cose che dire "strane" è poco.

A pagina 27 il perito scrive "Anche in occasione di terapie con ferro o vitamina B12 in pazienti con anemia da carenza grave (per altro da escludere in Conte), la somministrazione del fattore carente produce aumenti di emoglobina raramente superiori a 2 g/dl in 3-4 settimane. Non essendo questo soggetto anemico, né carente di ferro o di vitamine, questo ulteriore aumento rapido e consistente fino a valori superiori alla sua media precedente può essere spiegato soltanto da uso di eritropoietina (associata a ferro) o trasfusioni di globuli rossi."
Quindi anche nei pazienti con grave anemia è raro che l'aumento di emoglobina superi i 2 g/dl in 3-4 settimane. Fate bene attenzione: è raro, ma è possibile, secondo il perito.

A pagina 35-36 si afferma: "Una siffatta ripresa di 2,5 g/dl in dieci giorni non è fisiologica né naturale, neanche come eventuale risposta ad una terapia marziale: anche nei pazienti con gravissima anemia sideropenica trattati con dosi massimali di ferro la risalita è di 2 grammi in 3-4 settimane. Per spiegarla si può ipotizzare il ricorso a una terapia con eritropoietina a dosi piene o a trasfusioni di globuli rossi: la prima ipotesi sembra più coerente con la stabilità dei risultati ottenuti nei mesi successivi. ".
Quindi anche in pazienti con gravissima anemia "la risalita è di 2 grammi in 3-4 settimane". Non è quindi possibile, secondo quanto scrive il perito a pagina 35-36 avere aumenti di emoglobina superiori a 2 g/dl in 3-4 settimane, a differenza di quanto scriveva a pagina 27 quando aumenti di emoglobina superiori a 2 g/dl in 3-4 settimane erano rari, ma possibili.

Riassumendo: da questa assunto il prof. D’Onofrio stesso parte per dedurre che si sia utilizzato l’EPO, in quanto non è né fisiologico né naturale avere aumenti del valore di emoglobina superiori a 2 g/dl in 3-4 settimane: riscontrando aumenti del valore dell'emoglobina in due casi paragonabili a questo "limite" si è dedotto l’ uso della sostanza vietata.

In realtà, è vero che l'aumento di emoglobina può superare, e di molto, i valori sopra riportati: a dimostrazione di questo la difesa ha presentato svariate cartelle cliniche di privati cittadini che, ricoverati, hanno subito aumenti del valore dell'emoglobina addirittura superiori a 6 g/dl in meno di 4 settimane. Questi pazienti non sono stati sottoposti né a trasfusioni né a trattamenti con EPO. Come riporta la Gazzetta dello Sport: "La difesa del club torinese ha presentato una documentazione dettagliata secondo cui vi sono pazienti che, senza l'uso di Epo, hanno sbalzi di emoglobina superiori rispetto a quelli dei giocatori sotto accusa."
Un errore, questo del perito, che ha semplicemente dell’incredibile: è bene ricordare che D'Onofrio, oltre ad essere- ai tempi - professore presso l'università Cattolica del Sacro Cuore (anche se sul suo sito era indicato come "professore associato non confermato") era un dottore presso il Policlinico Gemelli.

Pertanto, possiamo affermare, senza timore di essere smentiti, che la conclusione, per cui "Una siffatta ripresa di 2,5 g/dl in dieci giorni non è fisiologica né naturale, neanche come eventuale risposta ad una terapia marziale: anche nei pazienti con gravissima anemia sideropenica trattati con dosi massimali di ferro la risalita è di 2 grammi in 3-4 settimane", non corrisponde al vero in quanto smentita, nei fatti, dalla documentazione clinica prodotta dai legali della società bianconera.
Documentazione, peraltro, accolta dalla Corte d’Appello e confermata nella sua interpretazione dalla Cassazione: inoltre, a riscontro delle conclusioni assunte, la Corte territoriale rilevava che non erano stati riscontrati valori superiori ai limiti fissati nel vani protocolli antidoping e che la situazione dei giocatori della Juventus, sia con riferimento ai valori ematologici medi, sia in relazione a quelli del bilancio marziale, non si discostava dalle medie della popolazione nazionale.
Di conseguenza, ricordava la Corte, i valori utilizzati dal perito nell'ambito del criterio della "differenza critica" rientravano nei limiti della media generale, cosicché tutte le modificazioni individuate nella perizia rappresentavano sostanzialmente dei casi di asserita anormalità circoscritti in un contesto di normalità.

Da ciò discendono due conclusioni alternative: o il perito nella sua professione e/o nella sua attività di docente ha incontrato e studiato casi analoghi a quelli addotti dalle difese e quindi la perizia è fallace in quanto basata su dati parziali e incompleti, oppure, se questo non è accaduto, la sua esperienza nel campo non può ritenersi esaustiva, con tutto il detrimento che ciò reca alla credibilità della perizia stessa.

Questo rende la vicenda ancora più grottesca, a nostro avviso.

Ma, poi, perché questo "limite" è fissato a 2 g/dl in 3-4 settimane? Perché non è 2.1 g/dl o 1.9 g/dl in 5 settimane? Il perito non lo spiega: non fornisce alcuna motivazione di questo valore "limite", sebbene gli attribuisca un’importanza enorme, visto che su questo basa la sua conclusione sull’uso di EPO: nessuna documentazione, nessun riferimento, nessuna prova.

Asserire che, in effetti, trattasi di una strana vicenda, è dir poco: soprattutto in considerazione del fatto che la perizia in oggetto fu determinante per la condanna della Juventus in primo grado.
Ma, purtroppo, per noi e la Juventus, le sorprese non finiscono qui.

(continua)

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