Catania-Juve ’70: l’esordio con gol di Bettega in A

Il campionato “del rinnovamento”, come venne definito da Boniperti quello del 1970-71, partì dalla trasferta sul campo del neopromosso Catania il 27 settembre 1970.
Dopo circa un decennio di scarsi risultati, interrotti solamente dal rocambolesco scudetto del ’67 e dalla coppa Italia del ’65, era giunto per la Juventus il momento di invertire completamente la rotta e di cominciare a gettare le basi di quella squadra che avrebbe poi dominato, almeno in Italia, tutti gli anni ’Settanta, riuscendo a vincere anche la prima coppa europea (la Coppa Uefa) nel ’77.  

Per questo motivo venne ingaggiato il giovanissimo tecnico Armando Picchi e vennero acquistati Spinosi e Capello, da affiancare ad elementi di ottimo valore come Cuccureddu, Furino e Haller; completarono l'opera i ritorni sotto la Mole di Causio e Bettega: il primo dopo due anni alla Reggina e al Palermo, il secondo dopo un anno in serie B a Varese, club con cui aveva conquistato la promozione in Serie A e il titolo di capocannoniere con 13 gol. Fu proprio quel giovane ragazzo torinese, nemmeno ventenne  ed alla prima  in A, a realizzare il gol che avrebbe permesso a Madama di guadagnare i primi due punti della stagione, spazzando via le critiche che erano state mosse alla squadra, che era stata eliminata nel primo turno di coppa Italia in un girone non certamente irresistibile con Arezzo, Novara e Verona.

Il gol che sbloccò l’incontro al 73’ sarebbe stato un vero e proprio marchio di fabbrica per “Bobby gol”: cross a rientrare di Marchetti (il più delle volte poi l’assist-man sarebbe stato Causio) e imperioso stacco di testa di Bettega ad anticipare i difensori in marcatura. A Catania, in quel tipico pomeriggio siciliano di settembre, più simile ad una coda d’estate che ad un inizio d'autunno, il colpo di testa fu così angolato che la palla, prima di andare in rete, colpì il palo alla sinistra del portiere.
“Sono saltato più in alto di Strucchi e Buzzacchera schiacciando di testa il pallone. Era così lento il tiro che non ho avuto subito la sensazione del gol. Sono soddisfatto solo a metà. Nel primo tempo, forse per l’emozione del debutto ho fatto molto poco".
Nel primo tempo il giovane Bettega non fu l’unico ad essere sottotono, perché in realtà l’intera squadra che produsse un'unica grande occasione: un tiro al volo di Anastasi su assist di Furino al 39’; ma “Pietruzzo”, anche lui emozionato per il ritorno da avversario nella sua Catania, concluse addosso al portiere avversario.

Un atteggiamento prudente, quello adottato da Mister Picchi, tanto che alla pochezza in fase offensiva faceva da contraltare una grande organizzazione in fase difensiva. In altre parole la musica era stata chiara sin dall’inizio: primo non prenderle, secondo cercare di vincere, e solo a quel punto si poteva cercare un gioco arioso ben orchestrato dal regista Capello, impreziosito dalla classe di Haller e dagli scambi stretti di Anastasi e Bettega.
Il Catania, dal canto suo,  si presentava in campo con l’atteggiamento tipico della neopromossa che incontrava la squadra di blasone; tutto grinta e tenacia e allo stesso tempo grande modestia tecnica, tanto che anche gli etnei nel primo tempo effettuarono un solo tiro in porta, con Bernardis.

Ad inizio secondo tempo fu Bettega a sfiorare il bersaglio di testa, un preludio al goal che sarebbe arrivato a poco meno di venti minuti dalla fine di un incontro che non avrebbe più fatto registrare grandi occasioni per nessuna delle due squadre. Il primo, di 177 gol; la prima di 552 presenze che gli avrebbero consentito di scrivere pagine gloriose della storia della sua Juve da giocatore e che gli avrebbero permesso di ottenere tanta autorevolezza da guadagnarsi poi un posto in una dirigenza che avrebbe continuato a portare in alto, in Italia, in Europa e nel mondo, il nome della Juventus.