Altri record, ma qualcosa scricchiola

LlorenteTre punti per aprire bene il girone di ritorno, per mandare agli archivi la dodicesima vittoria consecutiva, il gol numero 10 di Vidal in stagione (record personale eguagliato a metà torneo), il sesto centro di Pogba (altro record personale, in questo caso superato) e l'ottava marcatura di Llorente (settima nelle ultime nove partite).
Questa Juve continua nel suo eccezionale processo di crescita frantumando primati in serie di domenica in domenica.
La prima mezz'ora è stata scintillante, la Samp non ci ha capito nulla e il 2-0 andava persino stretto ai bianconeri.
Insomma, la solita Juve che inizia e mette alle corde l'avversario, e non si dà pace finché non ritiene di aver messo al sicuro il risultato.
Ma oggi è suonato un piccolo campanello d'allarme: già sull'autorete di Barzagli, perché la dinamica dell'azione da palla inattiva è la fotocopia del gol subìto da Pinilla domenica scorsa, e lo stesso si può dire del gol di Gabbiadini.
Tre gol al passivo in 180 minuti è roba da Juve di inizio anno, quella squadra farfallona che concedeva tanto e vinceva le partite segnando un gol in più, quella Juve scomparsa dopo Firenze e ritornata la solita macchina da guerra da Madrid in poi.
E' normale che un minimo di leggerezza possa subentrare, un calo di tensione dopo una serie così lunga di vittorie è comprensibile e, tutto sommato, anche stasera quando è stato necessario ristabilire le distanze l'accelerazione è stata immediata e i risultati sono venuti di conseguenza.
Ma che Buffon abbia al suo attivo un paio di miracoli oltre ai gol incassati, e che Gabbiadini si sia reso pericoloso in un altro paio di occasioni (in una, il bergamasco ha colpito una traversa) non è molto rassicurante.
Voglio pensare che, malgrado le dichiarazioni della vigilia, la testa di molti sul 2-0 sia volata al prossimo impegno, quello di Coppa Italia contro la Roma, partita che nella Capitale hanno cerchiato di rosso sul calendario dal 5 gennaio.
E che le assenze di Pirlo e Bonucci fossero strategiche è sintomatico di come, seppur un certo tipo di turnover verrà applicato, Conte voglia andare all'Olimpico a giocarsela in pieno.
Alla faccia delle radio romane.
Venendo ai singoli, positive le gare di Marchisio, Llorente - sempre più imprescindibile punto di riferimento offensivo - e Buffon.
Non ingannino le prodezze offensive di Vidal e Pogba, per quanto determinanti: i due si sono dedicati quasi esclusivamente alla fase d'attacco, e Conte non ha (giustamente) apprezzato.
Compitino per Asamoah, Ogbonna (timido in marcatura, meglio in appoggio) e Lichtsteiner, poco incisivo Tevez, anche se quel tiro finito sul palo grida vendetta.
Non benissimo i laterali del terzetto difensivo, per i fatti di cui sopra e, nonostante i suoi detrattori siano sempre pronti a linciarlo, credo che l'assenza di Bonucci potrebbe aver avuto il suo peso.
Qualche parola su Gabbiadini, il mio preferito fra i tanti giovincelli in orbita Juve sparsi per l'Italia, dal quale confesso di essere stato sin qui deluso, vista la stagione non propriamente esaltante per uno che sulla carta d'identità riporta "novembre 1991" e che si definisce "attaccante".
Credo che questa sera si sia visto allo Stadium un giocatore interessante, non certamente una punta dal gol facile ma con qualità certe e non più solo in prospettiva.
Gabbiadini non eccelle in una particolare specialità, se si eccettua un ottimo calcio del quale comunque abusa fin troppo, ma stupisce perché sa fare un po' di tutto: trequartista, seconda punta, se occorre anche la prima, ma può anche fare bene da esterno su entrambi i lati.
Mi sbaglierò, ma l'impressione che il giocatore possa essere uno di quegli attaccanti che piacciono a Conte è forte e, se le voci che circolano su Diamanti e Cerci sono vere, beh, a mio modesto parere il giovanotto bergamasco complessivamente non ha nulla da invidiare al bolognese e al granata.