Per la Juve Istanbul è già un ricordo: poker al Sassuolo

Conte e i suoi ragazzi hanno impiegato meno tempo di gran parte dei loro tifosi a smaltire la delusione per il mancato passaggio del turno in Champions. O meglio, sono riusciti a trasformare quell’amarezza in rabbia agonistica da scaricare contro il malcapitato Sassuolo del patron Squinzi che, in occasione del trofeo Tim di luglio, nonostante la sua squadra non avesse ancora messo piede in Serie A, si era lasciato andare a dichiarazioni di dubbio gusto contro i bianconeri. Per la serie “prendi quattro e porta a casa”.
E tra le tante qualità della Juve di Conte c’è anche la capacità di saper reagire alla grande ai colpi incassati, quelli che potrebbero far male per davvero: come l’anno scorso era riuscita infatti a vincere dopo le sconfitte contro Inter (che aveva posto fine ad una striscia di 49 risultati utili consecutivi, con un 4-0 al Nordsjaelland), Lazio (che ci aveva negato l’accesso alla finale di Coppa Italia in una partita rocambolesca, con un 2-1 contro il Chievo al Bentegodi) e Bayern Monaco (con un 2-0 all’Olimpico contro la Lazio), stavolta, dopo la sconfitta di Istanbul, è riuscita a rifilare quattro gol alla squadra di Di Francesco.
C’era, attorno alla Juve post-Galatasaray, curiosità tra la critica, e forse anche un po’ di speranza di vedere se qualche crepa, più o meno evidente, potesse dare speranza alle più dirette inseguitrici, Napoli e Roma, che tra le mura amiche avevano impattato proprio contro il Sassuolo, entrambe per 1-1. La risposta sul campo è stata esemplare, con una prova rabbiosa e convincente, in cui agli avversari è stato concesso poco più delle briciole.
Il mister ha deciso di affidarsi alla formazione tipo (altro bel segnale dal mio punto di vista), nonostante gli sforzi fisici e mentali della trasferta turca, col solo Peluso a sostituire lo squalificato Marchisio. 15 minuti sono bastati a Tevez per aprire le marcature, mettendo abilmente dentro la corta respinta di Pegolo su un tiro di Vidal che aveva mandato a vuoto Magnanelli dopo una bella finta. Altri 13' sarebbero serviti per il raddoppio di Peluso, bravo a trovare lo stacco vincente su una punizione a spiovere dell’argentino, che avrebbe poi realizzato il 3-0 dopo aver intercettato un errato retropassaggio di Marzorati e scartato il portiere. In mezzo poco Sassuolo, troppo remissivo e mal schierato tatticamente, lontano parente di quelle squadre di media o bassa classifica arroccate con quasi tutti e undici gli uomini nella propria trequarti. Ma soprattutto tanta, tanta Juve capace di azzannare l’avversario e di imporre da subito alla gara un ritmo altissimo e che avrebbe potuto arrotondare ulteriormente il punteggio se Asamoah, riportato nel ruolo di centrale di centrocampo a causa delle assenze di Pirlo e Marchisio, non avesse sprecato un paio di buone occasioni solo davanti a Pegolo. Il 4-0 di Tevez consentirà poi all’argentino di andare in doppia cifra nella classifica cannonieri (l’ultimo bianconero a raggiungere i 10 gol già a dicembre fu un certo Trezeguet nel 2007) e di archiviare una partita che avrebbe visto, dopo i 90 minuti più recupero, la squadra di Conte come dominatrice assoluta con i 20 tiri totali ed una percentuale di possesso palla nell’ordine del 60%.
Carlitos è nel bene e nel male l’emblema di questa Juve bella, spumeggiante e consapevole dei propri mezzi in campionato; timorosa e contratta in Champions e la tripletta e l’assist di oggi ne mettono ancora più in evidenza la differenza di rendimento tra le 10 reti in 16 presenze in A e le zero reti in 6 gare europee. Ciò ovviamente non mette in discussione la grandezza del giocatore che forse avrebbe bisogno di sbloccarsi in qualche modo nei tornei continentali (dove non segna dal 2009) per ritrovare anche lì quella convinzione che lo contraddistingue in campionato; e chissà che l’Europa League non possa essere un’opportunità in tal senso.
Llorente, bravo comunque a proteggere palla nell’azione del vantaggio, è apparso un po’ sottotono, mentre gli altri sono stati tutti molto positivi: dal pacchetto arretrato col solo Bonucci a concedersi qualche giocata al limite, ad Isla che sta ritrovando gamba e condizione, passando per Pogba e Vidal; con il primo bravo a svolgere i compiti da regista e il secondo con la continuità che lo contraddistingue nel recuperare palla e far ripartire l’azione. Inoperoso Buffon, che per l’ottava volta consecutiva chiude il match senza aver preso gol entrando così nella top ten dei portieri imbattuti in A con i suoi 730 minuti.
Restano solo la sfida di coppa Italia con l’Avellino e la trasferta di Bergamo prima della pausa natalizia e di un 2014 che potrebbe essere per lo meno positivo quanto questo 2013 che sta per concludersi e che ha dato un ultimo importante riconoscimento a Conte: raggiunto lo score della Juve di Capello 2005/06 con 14 vittorie, un pareggio e una sconfitta nelle prime 16 partite; chi ci avrebbe scommesso fino ad un po' di tempo fa?