Conte sfata il tabù Parma

Missione compiuta, la Juventus torna da Parma con il primo successo dell'era Conte.
Successo fondamentale su un campo tradizionalmente ostico per la Signora, che, oltre ad averci "lasciato" qualche trofeo (due Coppe Italia e la gara d'andata della UEFA 1994-95), nei precedenti confronti diretti in Serie A al "Tardini" aveva maturato un saldo negativo così riassunto: 5 vittorie, 10 pareggi, 6 sconfitte; 22 gol fatti contro 23 subìti.
D'accordo, non è più "quel" Parma, quello "finanziariamente creativo" della famiglia Tanzi, quello che in pochi anni acquisì assoluto prestigio internazionale (2 Coppe UEFA, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Europea. Più un'altra finale di Coppa delle Coppe persa contro l'Arsenal) e vantava una rosa di grandi giocatori.
Ma anche questa versione "ridotta" negli ultimi due anni aveva frenato la Juve dominante di Mister Conte, uscita dal Tardini con molte - e giustificate - recriminazioni arbitrali (Parma-Juve 0-0 del 2012) e altrettanti rimpianti associati ad una certa leggerezza difensiva (Parma-Juve 1-1, gennaio 2013).
Il pareggio dell'ultima stagione arrivò dopo la sconfitta casalinga contro la Samp, facendo riavvicinare le dirette inseguitrici e paventando una "crisi" figlia di una sconfitta e un pareggio in pochi giorni.
Apriti cielo! E come ieri sera nemmeno lo scorso gennaio la Juventus disputò una gara scintillante, aggressiva, in linea con quelli che sarebbero i canoni di un gioco bello e spettacolare.
Oggi il tifoso juventino incontentabile pretende di vincere (sempre) ma soprattutto di dominare (sempre) l'avversario attraverso un gioco arioso e divertente, senza concedere nulla a chi sta di fronte.
E se questo non succede, il responsabile di tutto è il modulo (il famigerato 3-5-2), ormai assurto allo status di "male assoluto".
E' impossibile giocare sempre bene, non c'è nessuna squadra in Europa che lo fa.
Nemmeno il Barcellona, neppure il Bayern Monaco o l'Arsenal che in questo periodo sembra aver improvvisamente spazzato via i lunghi anni di vacche magre che l'hanno ridotta al ruolo di "comprimaria di lusso", bella da vedersi ma dallo splendore effimero e fugace.
Il tifoso juventino invece pretende di vincere sempre lasciando all'avversario solo le briciole, come avveniva due anni fa, quando viceversa si incazzava perché la sua squadra pareggiava una partita su due.
Però vuoi mettere come dominavi? Eh, già...
Ieri sera non nascondo di essermi annoiato per lunghi tratti della partita, causa un gioco monotono e privo di ritmo, ma il Parma mono-punta è partito per pareggiare, con Cassano ad agire da (lontano) suggeritore di Amauri, e i due esterni Gobbi e Biabiany a preoccuparsi più della fase difensiva che ad offendere.
E per quanto proprio i due esterni siano stati gli unici a creare grattacapi a Buffon, ha fatto specie vedere il capocannoniere ducale di stagione Parolo (5 gol all'attivo) trattenersi molto lontano dalla porta della Juventus.
E' così, non c'è nulla da fare: in Italia ci conoscono e si coprono tutti, basti confrontare l'atteggiamento del Verona allo Juventus Stadium (1-10) e ciò che Mandorlini ha riproposto a San Siro pochi giorni fa contro l'Inter (4-3-3).
Risultato: pochi gol e partita combattuta a Torino, partita da Liga spagnola al Meazza.
Sarà sempre più difficile trovare avversari che se la giocano con coraggio, direi che sarà quasi impossibile, a meno di incontrare rivali dirette nella corsa al titolo.
Ecco perché vincere a Parma attuando un massiccio turnover (martedì è in programma una gara fondamentale, se non ce lo siamo dimenticato) e sfruttando uno dei pochi episodi creati è segno di maturità e di grande spessore di squadra.
Perché i critici di oggi sono gli stessi che magnificano le imprese delle Juventus lippiane (di Capello proprio non parlo: riusciva a giocare male anche con una rosa mostruosa), quelle che prima di un impegno internazionale vincevano soffrendo, spesso sfruttando un colpo di genio del singolo in trasferte tipo Piacenza, Modena, Empoli, o riacciuffando in extremis pareggi come avvenne per un famoso 2-2 contro il Bologna.
Non amo giudizi trancianti e definitivi nei confronti di una squadra che, numeri alla mano, sta ripetendo passo passo lo stesso ruolino di marcia della scorsa stagione: dopo 11 giornate, stessi punti, stesso score (9 vittorie, 1 pareggio, 1 sconfitta), solo 2 gol subìti in più a fronte dello stesso numero di gol fatti.
Il problema di questa Juve è la Roma che tiene un ritmo eccezionale, e nell'aggettivo ci sta tutto.
Compresa la possibilità che questa eccezione possa prima o poi tornare normalità.