La Juve risponde ai dubbi: Genoa senza scampo

tevez maciel

Due sconfitte consecutive, seppur maturate in modalità estremamente diverse, rappresentavano una novità assoluta per la Juve targata Antonio Conte.
C’era curiosità, attesa, oserei dire speranza, da parte della critica, ansiosa di decretare la parola fine all’egemonia juventina che in questi due anni ha infastidito troppa gente, la stessa gente convinta che dopo il 2006 per la Signora fossero previsti lunghi periodi di mediocrità e anonimato.
La risposta sul campo da parte dei bianconeri è stata esemplare, con una prova rabbiosa, convincente, persino sprecona, nella migliore tradizione dei tanto rimpianti primi mesi contiani.
I più attenti se n'erano accorti dal secondo tempo col Milan, finale thriller a parte, e pure fino al pareggio della Fiorentina, fino al settantacinquesimo del match del "Franchi".
Per non parlare della dignitosa figura fatta al Bernabeu, dove ad incidere sul risultato sono state variabili che non possono essere addebitate ai ragazzi di Conte.
La squadra stava crescendo, e con un calendario non proprio agevole, trattandosi della squadra campione (5 trasferte e 4 gare casalinghe, compresa quella odierna), aver ottenuto 7 vittorie ed un pareggio a fronte di una sola – per quanto dolorosa - sconfitta, non mi sembra tutto sommato un disastro irrimediabile.
C’è chi si spaventa per i numeri esibiti dalla Roma, alla nona vittoria in nove gare.
Complimenti ai ragazzi di Rudy Garcia, e se a fine anno saranno ancora davanti, chapeau!
Ma se dovessi puntare un centesimo sulla prossima vincitrice dello scudetto, rimarrei senza dubbio ancora fedele al pronostico iniziale: Juventus. Perché la squadra reattiva e a tratti furiosa vista oggi ha dato prima di tutto a se stessa le risposte che cercava.
Qualcuno obietterà: facile contro il Genoa, meno contro Fiorentina e Real Madrid.
Ok, ma se una squadra è scarica e finita, vede ogni sfida, anche la più semplice, come un ostacolo problematico.
Invece oggi non è andata proprio così: al fischio iniziale il Genoa è stato rinchiuso nel fortino ma, rispetto ad altre difese incontrate in questo inizio di campionato, la difesa rossoblu è sembrata scricchiolare dal primo minuto di fronte alla manovra di una Juventus in progressiva crescita atletica, e nuovamente affidata al 3-5-2, per quanto possano valere i moduli nel nostro campionato.
Ma la voglia di sfogare le proprie frustrazioni era evidentemente fortissima, nel gruppo e di conseguenza nei singoli.
Tevez ha ormai scalato le primissime posizioni in graduatoria fra i beniamini del popolo bianconero,  e anche oggi, gran gol a parte, ha fatto capire perché.
Anche il gesto di riconoscere la simulazione mentre attendeva il contatto con Portanova - mai arrivato - e non protestare negando l’evidenza (una prassi di tante presunti campioni “ modello per i giovani”) gli fa onore. Con “l’argentino che gioca a Torino” e piace alla gente, giocava (e bene) Llorente: sembra una filastrocca ma il basco tanto dileggiato in queste settimane sembra aver preso confidenza con l’ambiente e la serie A.
Già a Firenze era piaciuto, per mobilità e capacità di lavorare per la squadra, e oggi ha svolto un ottimo lavoro di sponda, ha servito assist deliziosi purtroppo mal sfruttati e ha soprattutto dimostrato di saper trattare il pallone nel breve.
Rispetto a Matri, altra categoria.
I tre centrocampisti scelti per l’occasione hanno garantito rifornimenti alle punte, creato gioco e alzato il ritmo rendendo la manovra più fluida e dinamica.
Vidal ha recuperato una quantità di palloni “alla Vidal”, Pirlo ha mancato anche un gol per superficialità ma è apparso più aggressivo in fase difensiva, così come Pogba è in grado di accendere la luce e di esprimere il suo enorme potenziale, quando si ricorda che essere efficaci è meglio che essere belli e superficiali.
Asamoah è il solito: preciso e diligente, fossi in Conte schiererei proprio lui a sinistra nello schieramento a quattro che, presumibilmente, il Mister riproporrà contro il Real Madrid.
Isla anche oggi è stato poco convincente: Lichtsteiner e il Caceres visto a Madrid si fanno preferire nettamente al cileno.
Nulla da dire su Barzagli e Chiellini, insufficiente Bonucci, che in tre occasioni ha disimpegnato malissimo, rischiando di innescare potenziali pericoli per Buffon, oggi inoperoso e mai neppure minacciato con i soliti tiracci sbilenchi dalle traiettorie maligne.
Avanti così, che le prossime 4 partite (Catania, Real Madrid e Napoli in casa, a Parma domenica prossima) saranno belle toste e importanti.
La Juve mi sembra pronta.