Milan battuto, tre in fuga

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Il tour de force juventino termina con un successo sul Milan.
Facciamo un po' di conti, relativi al solo campionato: 7 partite giocate, 6 vittorie, un pareggio.
Come il Napoli e appena una vittoria in meno della Roma, le tre squadre che hanno tracciato un piccolo solco fra loro e la concorrenza.
21 Roma, 19 Juventus e Napoli, questo dice la classifica.
Poi Inter a 14, il Verona a 13 e le altre aspiranti “sorelle” Lazio e Fiorentina ancora più giù.
Eppure, da più parti sembra che la stagione della Juve stia vivendo un momento catastrofico.
Perché?
Perché il tifoso juventino è abituato troppo bene, ha la memoria corta e seppur non lesini sforzi per ribellarsi all'accerchiamento mediatico - e alla credenza popolare secondo la quale “la Juve vince solo se ruba!” - finisce col farsi influenzare dalle stesse “negatività” che abitualmente si ritrova a contrastare.
E non siamo quelli dello scorso anno... e giochiamo male... Inter, Napoli e Roma (ah, che centrocampo favoloso!) hanno più fame... gli altri fanno sempre meglio...
Clima da “moriremo tutti”, insomma.
C'è una sola innegabile certezza: prendiamo più gol dello scorso anno, vuoi per errori individuali talmente clamorosi da sembrare incredibili, vuoi perché anche contro il Milan abbiamo avuto la riprova che basta una minima carambola per spedire la palla alle spalle di Buffon.
Quindi, se gli errori individuali vanno eliminati - e credo che Conte lavorerà molto su questo aspetto - prima o poi dovrà anche abbassarsi la percentuale realizzativa (attualmente altissima) di chiunque calci verso la porta della Juve.
Almeno si spera, altrimenti non resterà che andare a farsi benedire.
 
Il gol subìto al secondo numero diciannove da Muntari è frutto di una sponda tanto casuale quanto fortunata e, seppur favorito da un errore sciocco di Pogba, il secondo gol del ghanese trova una deviazione altrettanto casuale e fortunata che mette fuori causa Buffon.
E' logico che l'atteggiamento generale della squadra in certi momenti possa apparire più contratto e guardingo, la solidità in retroguardia è il primo obiettivo che ogni grande squadra deve ricercare e la serie di episodi sfortunati in questo periodo non può non aver lasciato traccia nelle menti dei ragazzi.
E si capisce benissimo sia dalle dichiarazioni dei calciatori che dalle riflessioni del Mister.
Così come è evidente che la condizione fisica generale sia ancora lontana dall'essere al top e si nota  da tanti aspetti: pressing portato ad intermittenza, mancanza di lucidità in alcuni frangenti, alcuni errori elementari tipici di chi non ne ha abbastanza.
Però, pur mettendo una tara al Milan attuale, trovarsi sotto e rimontare concedendo in tutto il resto della partita una sola vera occasione da gol (Robinho, sventato da Buffon, fino al pasticcio di Pogba) e creando oggettivamente più dell'avversario fino a meritare pienamente la vittoria (come è accaduto in ogni singola partita sin qui giocata in campionato) è roba da buonissima Juve.
Juve che ha reagito con rabbia, ha recuperato con Pirlo (l'ex di turno, mentre tutti aspettavano Matri) e ha successivamente lasciato le redini della partita al Milan, tentando di stanare i rossoneri - disponibili a fare la partita - per poterli colpire in contropiede.
Gli Allegri-boys si sono limitati ad uno sterile possesso palla, mentre Tevez in contropiede ha subìto uno “sbilanciamento” da parte di Zapata.
In area di rigore.
Episodio che, ad aree invertite, farebbe parlare le moviole per due settimane (c'è la sosta...) e che invece sarà destinato ad essere derubricato alla voce “ininfluente” dai soliti media.
 
La ripresa, con un atteggiamento più autorevole, ha visto i ragazzi di Conte pressare maggiormente sull'avvio della manovra milanista, e il gol di Giovinco (“il suo primo decisivo”, parola del Mister) nasce da una palla rubata da Marchisio (a proposito di giocatori fondamentali) e servita da Vidal (per il cileno, l'unica cosa buona in una partita pessima) al piccolo numero 12.
Che ci mette del suo, supera il marcatore e spedisce alle spalle di Abbiati.
Poco prima Mexès aveva maltrattato Chiellini nell'area piccola con palla in gioco: né Rocchi, né gli addizionali hanno visto nulla, ma per il francese mechato l'appuntamento col cartellino rosso era solo rimandato di pochi minuti.
Chiellini ha ottenuto la sua vendetta siglando il terzo gol, quello che ha chiuso la gara, almeno fino a che Pogba non ha deciso di farsi “braccare” da tre avversari finendo col regalare un pallone sanguinoso al solito Muntari.
Tutto ciò invece di servire compagni liberi, e vi assicuro che ce n'erano.
Impari bene il francesino pieno di talento ma tanto superficiale, impari da certi suoi compagni che sanno quando è il momento di essere leziosi e quando invece è necessario badare al sodo.
 
Adesso la sosta, con la speranza che le Nazionali non restituiscano giocatori acciaccati: se la prima fase della stagione si è conclusa, dal 20 ottobre a Natale vivremo un periodo probabilmente decisivo per capire qualcosa di più su questa annata.
Si ripartirà da Firenze, contro il (o l'ex...) centrocampo più forte d'Italia (oggi gli “esperti” parlano così di quello della Roma: il nostro viene sempre dopo...), tre giorni prima di affrontare lo “spartiacque” europeo di stagione: la trasferta di Madrid.