Juve inguardabile. Europa compromessa

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Dove sono finiti i sapientoni del “eh, ma a Copenhagen abbiamo sbagliato 20 gol, altrimenti parlereste diversamente”?
Copenhagen non ha rappresentato un episodio, è la regola di questa Juve europea col freno a mano tirato, questa squadra che ha smarrito la voglia, la grinta e l'entusiasmo che nella scorsa stagione l'avevano lanciata come una delle rivelazioni della Champions League tanto da farne lo spauracchio per chiunque.
Prima osservazione: il pareggio del Galatasaray di Mancini è strameritato.
Tanto, tanto grigiore, ripensavo fra me e me che una Juve così brutta a livello europeo non si vedeva dai tempi di Ancelotti, gli anni delle figuracce contro Amburgo, Panathinaikos e Celta Vigo.
Mancano sfrontatezza, ritmo e leggerezza: manca, la dico tutta, coraggio.
Sì, coraggio, perché anche stasera la Juve è parsa bloccata, lenta, impacciata, senza gioco.
Iniziative personali e nient'altro: palla a Tevez (acciaccato, ok, ma troppo fumoso) e spera in Dio; palla a Pirlo e spera nel lancio illuminante; palla agli esterni (che se sale uno l'altro deve rimanere bloccato: non sia mai che ci si scopra troppo contro Inan e Bruma...) e vediamo cosa combinano.
Di solito poco, anche perché, per come li utilizza Conte, sono più che altro dei punti d'appoggio per il giro palla SEMPRE ORIZZONTALE dei centrocampisti.
Già, i centrocampisti.
Tolto un Vidal arruffone, poco lucido ma comunque migliore della gran parte dei suoi compagni, il centrocampo mancava di dinamismo, accelerazioni improvvise e inserimenti.
Cioè manca come il pane Marchisio, il “sacrificabile” di questa estate, quello che “se ci danno 25 milioni lo porto a braccia io, qualunque sia la destinazione”.
Quanti fenomeni, quante chiacchiere!
Con Pogba, vent'anni e stipendio adeguato a quanto dimostrato fino ad oggi (vero Raiola?), la squadra rallenta il gioco fino ad addormentarsi: mai un cambio di ritmo, mai un'incursione senza palla.
Sia il francesino che ama tocchettare a quaranta metri dalla porta con la consistenza di una mozzarella (lo ammetto: inizio a detestarlo. Talento proporzionato al narcisismo), sia Pirlo, sia Vidal sono giocatori che amano ricevere palla sui piedi.
Ecco uno dei motivi della lentezza e prevedibilità di questa squadra in questa prima frazione di stagione.
Tanta improvvisazione, un assurdo per quello che è il credo di Conte, convinto sostenitore dello “spartito” e del collettivo prima di tutto.
E che il mister non se ne sia accorto mi fa specie, ma forse la famosa "asticella" comincia ad essere troppo alta anche per lui.
O forse lo è più per lui che per i suoi uomini.
Qualche interrogativo comincio a pormelo.
Dovrei prendermela con Bonucci, e ne avrei mille ragioni, perché regalare gol così è da Fantozzi, e se analizziamo le reti subite fino ad oggi (campionato e coppa) non ce n'è una che non possa essere catalogata alla voce "papera".
Buffon contro la Lazio e il Chievo, Chiellini contro l'Inter, Ogbonna-Chiellini a Copenhagen, bestialità collettiva contro il Verona.
Fino ai due orrori di stasera, il secondo davvero “l'apoteosi della disgrazia”, per rimanere in ambito fantozziano: un errore arrivato alla fine, dopo un quarto d'ora nel quale si era ribaltato il risultato non si sa come e ringraziando sempre Fabio Quagliarella, un vero e proprio “santino” per la Juve di Champions League. E non da oggi.
Non avrei voglia di prendermela con Isla, perché solo guardandolo giocare si offende da solo.
Però è inaccettabile quello che è successo al minuto 87:18 - dopo la rimonta miracolosamente portata a termine al minuto 86:17, UN SOLO MINUTO PRIMA! - quando Barzagli, Chiellini e Asamoah si sono ritrovati contro quattro avversari.
Il responsabile massimo di questa sciocchezza è il signor Isla, che dalla sostituzione Bonucci-Llorente era stato dirottato nella difesa a 4.
Ma lui no, lui, Isla, se ne stava bellamente a pascolare sulla trequarti con la concentrazione a livello zero.
E voglio essere generoso, in una serata dove non ci sarebbe motivo di esserlo.
Però ribadisco che dopo aver visto la figura di Copenhagen un po' me l'aspettavo, e Dio solo sa quanto avrei voluto essere spernacchiato.