La poca lucidità e Gervasoni fermano la Juve

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Premessa: questa squadra ha vinto meritatamente il secondo scudetto di fila, dominando un campionato tenuto aperto solo dai media, impegnati di giornata in giornata a individuare disperatamente l'anti-Juve. Detto ciò, è nel dna gobbo cercare sempre la perfezione, e stavolta possiamo solo immaginare la quantità di bottigliette che Conte avrà scagliato all'interno dello spogliatoio.

Parte benissimo la Juve, con un gran gol di Quagliarella e un controllo del match pressoché ottimo. Ma a metà primo tempo è Gervasoni che propizia il pareggio sampdoriano assegnando un rigore a dir poco generoso (per non dire campato in aria). Di lì, la Juventus continua il suo pressing, fallendo però più volte il 2-1: il campionato vinto ha sicuramente indebolito le motivazioni della squadra, che si lascia addirittura infilare due volte. Nella prima ci mette lo zampino Storari, non difendendo il suo palo sul calcio d'angolo; nella seconda, la difesa juventina tarda a tornare indietro dopo un calcio d'angolo, favorendo il 3-1 dei padroni di casa. Al 45' Giaccherini prova, inutilmente, a riaprire i giochi. Finisce 3-2, con la Samp che fa bottino pieno in campionato contro gli scudettati bianconeri. Caso? Probabilmente sì. Ciò nondimeno Conte l'anno prossimo questo doppio impegno lo sentirà, eccome.
Oltre alla scarsa lucidità dei giocatori, e a un Gervasoni in versione "pensa a chi sta dietro", capace di negare anche un rigore solare a favore degli ospiti, i motivi di questa disfatta risiedono nel parco giocatori: con Pogba, Vidal, Marchisio, Buffon e Vucinic in tribuna o in panchina, la Juve B ha mostrato i suoi limiti; senza la rabbia agonistica proveniente dalla rincorsa allo scudetto, ha peccato più volte di lucidità sotto porta. Vedere Padoin sbagliare davanti al portiere, Storari in versione vacanziera e Isla farsi sempre trovare libero per poi non concludere granché... insomma, queste cose cominciano a scocciare. Sarebbe bastato che fosse stata sfruttata a dovere una delle tante occasioni per parlare di una partita totalmente diversa.
E proprio di questo avranno parlato nel loro summit Agnelli e Conte: rinforzare la rosa è di primaria importanza, vendendo anche alcuni giocatori per poter poi reinvestire il ricavato sul mercato. In Italia il dominio è stato assoluto, e magari il record sfumato darà nuova linfa per l'anno prossimo alla squadra, ma adesso è tempo di sognare: Conte indubbiamente voleva questi scudetti sin da quando ha messo la firma sul contratto, ma ogni gobbo che si rispetti non può essersi dimenticato di quella maledetta traversa a Manchester. Quel legno ancora trema nella testa di Conte: non lo fa dormire, lo sprona sempre a dare il massimo in campo e a trasmettere questa grinta ai suoi. Godiamoci per ora questo 31° scudetto, crogiolandoci nel vedere i fegati altrui logorarsi. D'altronde, per i bianconeri finalmente tornati alla normalità lo scudetto deve essere l'obiettivo minimo.

Riuscirà Marotta a soddisfare le richieste di Conte, ora che l'appeal della Juve sta tornando? Solo il tempo ce lo dirà... intanto mi concedo il lusso di un consiglio: magari, quando si fanno acquisti, non si va in giro a spiattellare i propri obiettivi ("Tevez o Higuain? Più facile arrivare al primo"). Avete mai visto un generale dare dritte ai suoi rivali riguardo agli spostamenti delle sue truppe? Mi si dirà: "Forse quella di Marotta è una strategia". Certo, è una possibilità... ma, visti questi ultimi tre anni, è un tantino remota. In capo a sei sessioni di calciomercato, è d'uopo che il varesino dimostri di avere la mentalità per un top team. Perché la pazienza non è mai stata una virtù storicamente juventina.

 

Twitter: @Raphy_86

 

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