Vidal e Amelia regolano il Milan: -4!

vidal01E' vero, nel calcio si dice che quello che importa non è tanto il gioco, ma il risultato. Tre punti voleva Conte, e così è stato. Ma mettiamo subito in chiaro una cosa: la partita è stata brutta a vedersi, da ambo le parti. Squadre contratte, apparentemente stanche, quasi impaurite di attaccare davvero con decisione. Ma se la Juventus poteva pensare di gestire il match in ottica scudetto, il Milan non ha scusanti: doveva vincere per mantenere inalterata la distanza dal Napoli e provare la rincorsa all'ultimo posto per l'accesso diretto in Champions League. Il primo tempo, se si eccettua una punizione di Pirlo parata da un ottimo guizzo di Abbiati, è stato povero di occasioni, con i giocatori di ambo le squadre complessivamente indolenti: passaggi sbagliati e dribbling non riusciti hanno caratterizzato buona parte del match, con i soli Vidal e Lichtsteiner ad accendere la luce per i colori bianconeri. Il secondo tempo è stato più movimentato, con qualche tiro in porta e accelerazione in più e, per un Lichtsteiner che perdeva colpi causa stanchezza, un Pogba prendeva più sicurezza a centrocampo. La sensazione su questo giocatore è che, anche nelle partite no, abbia un vantaggio che molti giocatori della rosa attuale non hanno: una tecnica sopraffina. Pregevolissima ad esempio la rovesciata con la quale ha sfiorato un gol che avrebbe fatto venir giù lo stadio, prima ancora dell'acciaio scadente. Se molti si aspettavano un colpo di genio dall'asse Marchisio-Vucinic, oggi in versione "vacanziera" e spensierata, la svolta è arrivata invece da un'ottima imbucata di Pirlo, che ha colto impreparata la difesa milanista: sul pallone vagante, si è fiondato Asamoah che si è preso così un rigore sacrosanto sfruttando l'ingenua uscita di Amelia. La trasformazione di Vidal, perfetta, si rivelerà poi decisiva per il risultato finale.
A poco servono le recriminazioni milaniste riguardo gli infortuni che hanno costretto Allegri a fare due cambi anzitempo: Abbiati e Ambrosini compiono entrambi 36 anni quest'anno, e quando si hanno calciatori così attempati bisogna mettere in conto questi tipi di imprevisti, specialmente se, come nel caso del portiere rossonero, i fastidi al ginocchio se li porta dietro da mesi e mesi.
Una Juventus bruttina insomma ma, come dicono gli inglesi, "Karma is a bitch", che potremmo tradurre: "chi di rigore ferisce, di rigore perisce". Sono ben impresse nella nostra memoria le giustificazioni dei media, che in coro affermavano che "Rizzoli probabilmente punisce l'intenzione" in riferimento alla famosa ascella d'Isla, grazie alla quale i rossoneri si imposero all'andata, iniziando una rimonta nelle giornate seguenti che potremmo definire "di rigore".
Ma concentriamoci su di noi. Oggi lo juventino può dormire sonni tranquilli: mancano ancora 4 punti alla matematica certezza, e questo in casa Juve lo sanno molto bene. Conte stesso lo ha ribadito ai microfoni di Sky, lanciando però anche un monito a chi di dovere: se si vuole primeggiare ad alti livelli, è giunto il momento di qualche colpo grosso. L'ossatura c'è, i calciatori sono motivati e uniti come non mai, ma c'è un limite che gli onesti mestieranti non possono valicare, ed è quello del genio. Quel limite che può portarti a vincere partite sofferte dal primo all'ultimo minuto, che può regalarti vittorie insperate e che supera anche i limiti della stanchezza fisica. E alla luce della débâcle europea contro il Bayern, non si può che essere d'accordo.

Nota finale: mentre scrivevo queste righe, ho potuto ammirare lo sfogo di Amelia in diretta Sky, che rispondeva a muso duro a Vialli dicendo che "rigori del genere non si danno mai". Non so a quale sport si riferisse, probabilmente al football australiano, ma in qualunque campo di calcio quello è rigore. La dinamica è del tutto simile a quella che portò il Napoli sull'1-0 durante l'ultima finale di Coppa Italia. Lì l'ingenuo fu Storari, oggi è toccato al portiere rossonero, il quale ha poi ritrattato tutto davanti ai microfoni Mediaset. Un brutto risveglio per un Milan che, prima del trittico Fiorentina-Napoli-Juve, sognava il sorpasso al Napoli, anzi lo dava come già avvenuto a sentire le parole di Galliani. E stasera un sorriso mi è scappato. Mi scusino i tifosi milanisti, ma sono gobbo dentro. E come tale, sono abituato a scrivere la storia che, dita incrociate, potrebbe veder scritto 31 volte il nome "Juventus" nell'albo d'oro.

Quello vero, non l'albo di cartone della FIGC, sia chiaro.

 

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