Inter battuta, scudetto ad un passo

MatriPrima della partita non avvertivo particolari emozioni.
Probabilmente il ripristino delle gerarchie storiche mi ha riportato a considerare questa partita come una delle trentotto in calendario.
Non più quella specie di Guerra Santa alla quale il tifoso juventino guardava questo confronto dal 2006 in poi.
Quello era il segno del nostro ridimensionamento, l'essere diventati come il Toro, o l'Inter pre-calciopolista, a volte regalava soddisfazioni effimere per poi lasciare spazio a stagioni mediocri.
Vincere contro l'Inter appagava l'orgoglio ferito nell'immediato, ma lasciava la bocca amara una volta constatato che il processo di interizzazione delle Juventus blancobolliane si andava compiendo anno dopo anno.
Adesso sembra tornato tutto come prima, con la Juve sopra di diciotto punti (è vero, potrebbero anche diventare quindici o sedici, chiedo scusa...) e i miracolati di Farsopoli a mendicare un posto in Europa League come da tradizione, dilaniati da polemiche e protagonisti di vittorie inutili buone solo per dvd celebrativi di imprese solo sfiorate.
Ci hanno messo l'orgoglio, gli Strama-boys, professorino che allo Juventus Stadium aveva vinto spensieratamente volendo stravincere - un po' meno da giovanotto spensierato, però - anche in sala stampa.
L'Inter si giocava molto, quasi tutte le residue speranze di entrare nel giro dell'Europa che conta per la prossima stagione, la Juve giocava per chiudere in maniera praticamente definitiva il discorso scudetto.
La voglia interista e una certa mancanza di cattiveria della Juventus, persino troppo “piaciona” in certi frangenti della partita, avevano rimesso in pareggio una partita sbloccata subito dal gran gol di Quagliarella ma che, a differenza dell'andata, Pirlo e soci stavano gestendo senza particolari patemi.
Il primo tempo è stato un monologo, a tratti gli uomini di Conte hanno scherzato con l'avversario concedendo due mezze palle gol casuali ai nerazzurri, in entrambe le occasioni favorite da rimpalli: tiro di Cassano deviato da Chiellini, intervento che ha reso insidiosa la traiettoria, e inzuccata di Palacio su un cross di Pereira altrettanto deviato.
Sotto tono il solo Asamoah, che da qualche tempo deve essersi scambiato di ruolo magari con un gemello poco pratico del mestiere.
Nella ripresa massimo sforzo interista e, abusando un pochino della sufficienza di cui sopra, la Juve ha concesso all'Inter l'opportunità di rimettere in sesto il risultato con una bella imbucata di Palacio.
Neanche il tempo di rendersi conto dell'avvenuto ricongiungimento che Quagliarella-Matri confezionavano il nuovo e definitivo vantaggio.
In quel gol c'è tutta la storia degli scontri fra Inter e Juventus.
C'è una palla leggermente lunga sulla quale l'attaccante juventino arriva in extremis (ma nettamente in tempo utile) e c'è un gruppo di uomini in maglia nerazzurra che alza istantaneamente le braccia a chiedere il fallo di fondo.
E il finale è scontato: Matri si fionda sulla palla a tre passi da Handanovic e segna, Ranocchia (uno di quelli distratti a chiamare l'irregolarità dell'azione) si trova nella terra di nessuno, a qualche metro dal numero 32 bianconero.
Cordoba si fa espellere e Cassano si lamenta per una rimessa laterale a suo dire invertita: le immagini invece, rendono giustizia alla decisione dell'assistente di linea.
La sintesi delle sfide fra noi e loro è questa: noi pensiamo a giocare, loro a protestare e a cercare alibi.
Da sempre.
Ci hanno provato anche oggi, con la connivenza dei telecronisti di punta di Sky, assolutamente garantisti sugli episodi “Handanovic frana su Vidal” e “braccio di Zanetti” (come può essere involontario un intervento a braccio largo con la palla che ti spiove morbida da tre metri di distanza?) e più che certi del rigore sul contatto Chiellini-Cassano: in realtà il barese cerca il piede del difensore juventino.
Non c'è nulla.
In più, anche stavolta Rizzoli non se l'è sentita di ammonire al momento giusto un fallosissimo e inadeguatissimo Alvaro Pereira (il nuovo Brechet, o chiunque vogliate prendere ad esempio nell'Inter del dopo Roberto Carlos) e lo ha sanzionato solo dopo il terzo intervento pericoloso.
Quanto all'intervento di pura frustrazione compiuto da Cambiasso su Giovinco, direi che la cosa di cui sono più orgoglioso è la compostezza tenuta dai giocatori di Conte e soprattutto dallo stesso Mister, bravissimo a prendere da parte Cambiasso comprendendo lo stato d'animo dell'argentino.
Su Rizzoli invece, lesto ad estrarre un sacrosanto cartellino rosso, lancio lì la provocazione: se invece di essere a partita già finita, quell'episodio fosse capitato al ventesimo del primo tempo quale sarebbe stata la sua decisione?
Quest'anno, contro la Juve (Totti, Cavani, Perez), abbiamo visto gente farla franca per poco meno.
Fa ribrezzo sentire Stramaccioni derubricare l'episodio come "fallo di gioco".
Negazione dell'evidenza, in puro stile nerazzurro, anche se la reazione di Cambiasso a fattaccio appena compiuto è eloquente.
Quindi, meglio evitare di difendere l'indifendibile come è successo in conferenza stampa prima da Stramaccioni e poi dallo stesso Cambiasso, evidentemente catechizzato a dovere (il rischio è una corposa squalifica).
Ma che ci volete fare, con loro va così.

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