Nella calza, una brutta sorpresa per Conte

MarchisioL'Epifania gioca un brutto scherzo alla squadra di Conte, battuta in casa dalla Samp della "bestia nera" Delio Rossi, al terzo successo consecutivo in casa della Juventus.
Tenderei a rammaricarmi per l'occasione perduta, visti i risultati delle concorrenti, ma non ne farei un grande dramma a patto di far tesoro di quel che si è visto oggi.
Andiamo con ordine: l'approccio è stato buono, la squadra ha creato quelle 4/5 palle gol che sono nella norma se consideriamo i primi tempi dell'era-Conte.
Il tutto è arrivato attraverso trame veloci e divertenti, quelle manovre ormai divenute un marchio di fabbrica di questa Juventus, che si ritrovava in vantaggio grazie ad un calcio di rigore - netto - trasformato da Giovinco.
Pochi minuti dopo la Samp rimaneva in dieci, causa secondo giallo (altrettanto sacrosanto) a Berardi, già autore del fallo da rigore.
Si dirà che la Juve spesso si ritrova a giocare in superiorità numerica.
E non è un caso, finché l'avversario regge c'è partita, quando si abbassa la concentrazione si accende la spia della riserva e fioccano gli errori e gli interventi scomposti.
Ed è la Juve che induce l'avversario a sbagliare.
Insomma, sembra un tranquillo pomeriggio senza grosse palpitazioni, se non per qualche bella giocata che continua a divertire il pubblico.
Ci sono un altro paio di occasioni fallite alla sua maniera da Giovinco e una bella combinazione fra Matri e il piccolo numero 12 bianconero interrotta da un intervento “a franare” di Palombo sull'ex cagliaritano pronto a battere Romero.
Rigore netto ed estremi per la seconda espulsione doriana, ma Valeri - come Rocchi nel derby quando risparmiò Basha - sorvolava evitando di ridurre i blucerchiati in 9.
Da qui la lezione di giornata: da altri campi abbiamo assistito a reazioni in linea con i normali comportamenti di certi tesserati, incazzati con il Mondo intero e impegnati a contestare alcuni episodi (peraltro giudicati correttamente) per giustificare la propria ennesima sconfitta.
Che dire, si tratta pur sempre degli imbattuti campioni del Mondo del vittimismo e della negazione dell'evidenza.
La Juventus invece non reclama, Conte nel dopopartita accenna serenamente all'episodio ma non ne fa un dramma, anche perché i motivi sui quali dover recitare il mea culpa oggi sono diversi e non riguardano certamente le responsabilità di un pur incerto Valeri.
Personalmente ritengo siano quattro le ragioni di una sconfitta bianconera che al riposo difficilmente qualsiasi osservatore avrebbe potuto immaginare.
E per una volta, gli attaccanti c'entrano poco e niente.
1) L'atteggiamento generale mostrato nella ripresa, un cambio improvviso ed inatteso da una situazione di dominio e di totale controllo ad una sensazione di palese sufficienza evidenziata dagli errori di coloro i quali sono spesso elogiati come i leader di questo gruppo (Pirlo, Barzagli, Buffon).
Calo di tensione?
Pensiero diffuso di aver già vinto la partita?
Forse un po' di tutto questo, era già accaduto nell'anno passato quando la squadra, fidando nella propria evidente superiorità, in qualche occasione ha scherzato col fuoco.
Invece non addebiterei grosse responsabilità al sovraccarico di lavoro imposto da Conte durante la sosta.
2) Piuttosto Conte ha, a mio parere, sbagliato molto, almeno oggi.
Mancavano, e si sapeva, Lichtsteiner, Chiellini, Asamoah, tre uomini importanti.
Vucinic è stato fatto riposare per qualche acciacco al tendine salvo essere rimesso nella mischia - con risultati poco apprezzabili - in fretta e furia appena subìto il gol del pari. Posto che quella del montenegrino - che ha problemi - è l'unica concessione ulteriore al turnover che avrei compreso, non vedevo questa necessità di cambiare così frettolosamente Matri (il migliore degli attaccanti, oggi) e sostituire De Ceglie aggiungendo Quagliarella ad intasare l'area di rigore.
A mezz'ora dalla fine.
Oggi Conte mi ha ricordato un incrocio fra due "nemici" storici: il peggior Mourinho, quello che alla disperazione butta in campo tre/quattro attaccanti senza logica, e il solito Ranieri, quello che gli inglesi soprannominavano "Tinkerman" per l'abitudine a smontare e "pasticciare" con le sue squadre.
Scegliere di rinunciare a Vidal per Pogba e, con tutto il rispetto, schierare Peluso dall'inizio a tre giorni dal suo arrivo in questo gruppo e in questa squadra non mi son sembrate scelte molto lucide.
Molto umilmente, visto che in Italia di allenatori ce ne sono tanti, mi ci metto pure io e dico che sarei partito con la difesa a tre con Caceres a destra e Barzagli a sinistra, lasciando che il nuovo arrivato facesse conoscenza di ambiente e schemi prima di buttarlo nella mischia.
Oppure: Caceres al posto dello svizzero e Marrone fra Bonucci e Barzagli, sempre in virtù di quella conoscenza reciproca che per uno maniaco dell'organizzazione com'è Antonio Conte dovrebbe essere sacra.
Non voglio scaricare responsabilità su Peluso, non se le merita.
E' chi l'ha messo in campo subito che dovrebbe riflettere.
C'è il Milan mercoledì?
Ok, posto che sono obbligato a rinunciare a certi giocatori cardine, fare a meno di altri “imprescindibili” non mi pareva il caso.
3) La “cazzata” di Buffon, che nel caso del primo gol combina un pasticcio dei suoi, nel senso che non sbaglia nel 99% dei casi ma quando sbaglia lo fa sempre “alla grande”.
Ho qualche dubbio anche sul secondo, anche se il portierone mi ha quasi convinto nella disamina a sua discolpa.
Mettiamola così: per questa stagione Gigi ha (almeno si spera...) esaurito il bonus di papere.
Ora, da qui a maggio, sono sicuro che ci regalerà solo prodezze.
4) Capitolo Marchisio: già nell'azione che porta al rigore il numero 8 subisce un duro colpo da Berardi, poi riceve altri due colpi mica da ridere, da Obiang prima e da Eder poi.
Zoppica, arranca, vaga per il campo dopo essere stato assistito più volte dai sanitari.
E qui torna in ballo Conte, che mette Giaccherini per Pogba avendo Marchisio già acciaccato.
E, ironia della sorte, mentre gli altri compagni lo hanno ignorato per l'ultima frazione di gara, è stato proprio Giaccherini a costringere Marchisio a quel gesto che lo ha costretto ad uscire in barella.
Sembra non sia nulla di grave, ma sorprende che un gestore di risorse così attento come il Mister, una volta compiuto l'errore di tenere in campo un giocatore così importante ad un certo punto non abbia pensato alla possibilità di concludere la gara in 10 contro 10.
Se mi è concessa una metafora: meglio pensare alle Guerre che si concluderanno a fine maggio che alla prima battaglia dell'anno.

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