La Juve fa "la Juve" anche in Europa. Chelsea demolito.

champions03Dal giorno di Real Madrid-Juventus 0-2, quando il "Bernabeu" celebrò l'ultima impresa della Juve con Del Piero protagonista, serate del genere l'Europa non ce le aveva più regalate.
Un successo pieno, robusto, una grande prova di forza contro i campioni d'Europa in carica, schiantati con un 3-0 che non ammette repliche.
La Juve di Conte oggi potrebbe aver acquisito consapevolezza del proprio valore internazionale: inizio aggressivo e concentrato com'è nelle caratteristiche di questa squadra, che ha creato occasioni e impensierito Cech da subito.
Non so se questo successo basterà alla Juventus per proseguire il suo cammino in Champions League, di certo in questi novanta minuti c'è stato un miscuglio di sensazioni.
Prima di tutto è emersa tanta voglia di trasferire in Europa l'approccio del campionato, ed inizialmente la Juventus ci è riuscita, ma appena la guardia si è abbassata, riecco il gambino corto, e l'avversario più esperto e avvezzo a certi palcoscenici si è rifatto pericolosamente sotto.
Poi è entrata in ballo la doppia “f”, intesa come “fortuna e follia”, perché su quel tiro (sbagliato) di Pirlo si catapulta l'uomo dai gol “folli”: Fabio Quagliarella.
E' strano il calcio, sabato una situazione praticamente identica aveva visto Quagliarella mangiarsi le mani e Marchetti gioire per la prodezza, oggi gioisce Fabio e tocca a Cech raccogliere mestamente il pallone in fondo al sacco, per la gioia di uno Juventus Stadium in versione "bolgia" come aveva chiesto Antonio Conte.
E così, un attaccante fino a poche settimane fa pienamente (e oserei dire: ragionevolmente) in discussione è oggi il capocannoniere del gruppo insieme ad Arturo Vidal, giocatore mostruoso - di professione centrocampista - bollato dal pensiero dominante con un impietoso: “Non è più sui livelli dello scorso anno”.
Arturo, perdonali se puoi...
E dopo un primo tempo finito in vantaggio nel punteggio e anche quanto ad occasioni, nella ripresa la partita non è più esistita: i Blues sono stati sovrastati da una Juventus furente seppur un po' troppo frenetica in alcuni frangenti.
A reggere il Chelsea è rimasto l'immenso Ramires (spero che Pogba dalla panca si sia guardato bene la partita del brasiliano), mentre lo scintillante Oscàr (previsione: questo diventerà un fuoriclasse assoluto, ammesso non lo sia già) del primo tempo è svanito col passare dei minuti.
Il finale della Juve è da squadra che ha capito che l'avversario si è arreso e gioca con la sicurezza di chi riesce a trasferire in Europa lo stesso spartito che ormai in patria conosce e recita a memoria.
Ha trovato gloria anche il subentrato Giovinco, ancora un gol a punteggio acquisito, ma stavolta è festa per tutti.
E' festa per i tre centrali difensivi, ancora una volta praticamente perfetti, festa per Asamoah e Lichtsteiner, protagonisti e dominatori delle rispettive fasce, è festa anche per Mirko Vucinic, sontuoso regista offensivo, disgraziato centravanti “mangia-occasioni” a ripetizione.
E' festa anche per Andrea Pirlo, stasera tutt'altro che perfetto ma comunque determinante, e per Gigi Buffon, lui che è stato assolutamente determinante in apertura su Hazard (e poi su Mata) e che a fine gara si è tolto qualche sassolino dalle scarpe: “Questo risultato è un bel segnale per l'Europa... e anche per l'Italia, visto che c'era qualcuno che avanzava dei dubbi. Stasera glieli abbiamo spianati”.
Ora si andrà in Ucraina, trasferta che temo anche perché mancherà Marchisio, uno dei tre califfi della mediana, ammonito a partita quasi chiusa per un intervento praticamente identico (e altrettanto evitabile) a quello che costò a Pavel Nedved la finale di Manchester nel 2003.
E' il nostro destino europeo che ci porta a giocare le partite della vita, quelle che non dimentichi negli anni, e alla fine conservare una punta di amarezza perché qualcosa è rimasto incompiuto.
Temo la trasferta in Ucraina, temo la freschezza del già qualificato Shakhtar che vorrà suggellare il primato nel girone con una partita autorevole.
Lo temo perché non ho mai visto la Juve di Conte correre così a vuoto e soffrire il palleggio dell'avversario com'è accaduto contro la squadra di Lucescu.
E non vorrei rivivere un nuovo Juve-Real Madrid, vissuto dopo l'impresa di Barcellona e le palpitazioni contro il Deportivo per finire come finì a Manchester, dove lasciammo la Coppa a chi vinse un match (al 93' minuto per giunta) negli ultimi 7 giocati in quella Champions League.
Quindi a Donetsk con la stessa fame e la stessa ferocia, perché - siete tutti autorizzati a toccare ferro - è evidente che senza strappare almeno un punto laggiù di questa serata non rimarrebbe che un effimero (e per quanto mi riguarda frustrante) ricordo.

 

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