La Juve c'è ma non brilla. E la punta...

asamoah01
La prima Juve del Conte esiliato in tribuna riprende la marcia portando a 40 le partite consecutive in campionato senza sconfitte.
Numericamente parlando, tanta roba.
Rispetto allo scintillante esordio dello scorso anno (stadio nuovo, squadra nuova, allenatore nuovo), la prima di questa stagione riservava lo stesso avversario.
I 4 gol e l'assoluto dominio esibito un anno fa stavolta lasciano spazio ad una partita diversa.
I gialloblu di Donadoni hanno giocato senza timore e per una buona mezz'ora non hanno affatto demeritato contro una Juve cui è mancato il furore che l'ha contraddistinta per tutta la stagione scorsa.
Una Juve statica, lenta, lunga e imprecisa, forse un po' presuntuosa, prevedibilmente imballata (in settimana, alcuni giocatori hanno ammesso di essere stati pesantemente “torchiati”) ma apparsa distratta, poco concentrata rispetto agli standard abituali dello scorso anno.
Credo che il Mister, trinceratosi dietro ad un vetro oscurato in uno Sky box dello Stadium, non abbia apprezzato granché la prova dei suoi nella prima frazione.
Bonucci sui (pessimi) livelli di Pechino, Pirlo fuori dal gioco, Vidal pasticcione (per lui persino un rigore sbagliato dopo fallo netto su Lichtsteiner partito però in fuorigioco); davanti Vucinic alternava ottime giocate a scelte inopinate (fa parte del personaggio, lo conosciamo...), mentre Giovinco si stringeva troppo al compagno di reparto, risultando di fatto inutile perché con le caratteristiche fisiche che l'ex di giornata si ritrova muoversi poco significa sparire dal campo.
La Juve del primo tempo sta nei pochi inserimenti di Marchisio, nel sorprendente Marrone disimpegnatosi da centrale difensivo - con autorità da veterano - ma soprattutto nel man of the match, Kwadwo Asamoah, l'unico ad aver affrontato la partita con la stessa intensità in entrambi i tempi.
E' bastato accelerare dopo l'intervallo per chiudere la partita, e i primi venti minuti della seconda frazione hanno riconciliato il pubblico con la propria squadra, tornata aggressiva, corta, pronta a fraseggiare nello stretto e ad offrire al portatore di palla almeno un paio di soluzioni per volta.
Asamoah si beve Rosi e serve il più comodo dei palloni a Lichtsteiner che riporta la storia indietro di un anno: lo svizzero aveva segnato il primo gol ufficiale allo Juventus Stadium, e lo stesso svizzero si ripete all'esordio nella nuova stagione.
Speriamo sia di buon auspicio.
Poi tocca a Pirlo, che sfrutta il “saltino” della barriera per infilarla da sotto, e Mirante (ottimo su Vucinic in un paio di occasioni) completa la frittata trascinandosi la palla oltre la linea della propria porta.
Chiusa la pratica, è seguito un quarto d'ora di bel gioco, dopodiché tornava il tikitaka alla Barcellona - senza avere la sicurezza (e i piedi) dei catalani - e con questo il Parma minaccioso del primo tempo.
Ancora qualche rischio di troppo e poi il rito dei cambi nel finale (Padoin per uno stremato Lichtsteiner, Matri per Vucinic e De Ceglie per l'infortunato Giovinco) e i tre punti portati a casa.
L'impressione è che ci sia molto da lavorare sul piano della concentrazione, e soprattutto vorrei porre l'accento su un aspetto particolare: a questa squadra dalla scorsa stagione manca un attaccante di razza, e quello che doveva essere il primo obiettivo non è ancora stato centrato a sei giorni dalla fine del mercato.
Serate come questa, dove magari la squadra non è al massimo, si possono risolvere più facilmente con un bomber di ruolo a disposizione: Marotta ne prenda atto e provveda, pena dover ricorrere a comprare a peso d'oro l'inutile Toni (con rispetto parlando del buon Luca) di turno a gennaio.

 

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