Al via il campionato del calcio più tafazziano del mondo

CarobbioAlmeno Tafazzi si colpiva gli zebedei proteggendoli con un sospensorio. Il calcio italiano invece, rimasto davvero in mutande, si è venduto pure quello. Da anni preferisce farsi del male nel più masochistico dei modi. Annientate la Juventus e la triade di mostri bianconeri accusati di mangiarsi i campionati, sono rimasti gli stessi della legge spalmadebiti, delle plusvalenze farlocche, quelli che cambiavano in corsa le regole del gioco, che taroccavano i passaporti e agevolavano false fidejussioni; quelli che vendevano a se stessi il marchio della propria società per sistemare bilanci fallimentari. Hanno gridato allo “scandalo più grande della storia del calcio” per permettere che fosse distrutta una società con le accuse più infamanti, salvo poi far finta di nulla quando si è accertato che quel campionato 2004-05 è stato regolare. Nel frattempo era scattata la prescrizione per quella società il cui massimo dirigente davvero chiedeva questo o quell’arbitro, cercando addirittura di non far fare i sorteggi. Il paradosso della vicenda è che ci sono state squadre graziate in modo da partecipare a una Champions League (poi vinta) o premiate da un filotto di trofei conquistati grazie alle conseguenze delle decisioni di una giustizia sportiva funzionante a corrente alternata quando non incompetente.

Fra recessione economica e crisi di sistema. Ebbene con gli onesti (in senso lato) al vertice del calcio italiano, chissà perché il sistema è collassato. Certo la recessione che sta investendo il Paese sta influendo parecchio sulle dinamiche che regolano anche l’attività delle società di calcio. Ma sono trascorsi anni in cui il calcio italiano è rimasto colpevolmente fermo al palo, incapace di riformarsi, vuoi per la litigiosità di presidenti stile Borgorosso Football Club, vuoi per i vertici federali delegittimati dalle proprie stesse incompetenze ad avviare riforme concrete. Aspettando la legge sugli stadi, che finalmente sembra stia superando il suo iter legislativo, solo la Juventus è stata in grado di guardare avanti costruendo un proprio impianto. Ma poi già all’esterno dello stadio ci sono ancora gli ambulanti che vendono merce contraffatta, perché non si è stati ancora in grado di impostare e varare una legge che tuteli i marchi, permettendo lo sviluppo di un volano commerciale di cui far beneficiare non solo le principali società, ma l’intero sistema. In Lega si è continuato a discutere per anni appiattendosi soprattutto sui diritti televisivi, senza riuscire a far sistema per cercare nuove fonti di ricavo e diversificare così le entrate. Nel frattempo la forbice fra il calcio italiano e i maggiori campionati europei si è allargata, con tanto di fenomeni migratori dei migliori allenatori e calciatori della serie A verso campionati più prestigiosi (Inghilterra, Spagna, Germania) o, più semplicemente, redditizi (Francia, Paesi Arabi, Cina). E’ storico il sostanziale equilibro dell’ipotetica bilancia dei pagamenti di questo calciomercato estivo in cui su un piatto, in uscita, pesano soprattutto le “fughe” di giocatori di primo piano come Thiago Silva, Ibrahimovic e Lavezzi verso altri campionati, mentre sull’altro, in entrata, l’equilibrio è stato portato da giocatori di seconda fascia con l’obiettivo di alleggerire il monte ingaggi e dare ossigeno alle proprie casse.

Il ritorno del "sentimento popolare anti juventino". Ma oltre alla crisi economica c’è una crisi di sistema del calcio italiano devastato da Scommessopoli, complice organi competenti sordi, silenti e nullafacenti per anni rispetto alle segnalazioni, provenienti dalla SNAI, di sospette combines. Sono le Procure di Cremona, Bari, Genova e Napoli che stanno cercando di venire a capo della rete criminale che ha messo gli occhi sul calcio italiano e che ne sta minando la residua credibilità. La giustizia sportiva ha affrontato la questione privilegiando, al solito, una "giustizia veloce" rispetto a una "giustizia giusta" e dando vita a un nuovo abominio giuridico costellato da un processo sommario. Nonostante una ridda di contraddizioni la Procura ha puntato le proprie carte su calciatori presunti "pentiti" che, con l’obiettivo di beneficiare di una diminuzione di pena, hanno raccontato di tutto e di più agli inquirenti. Un pentitismo a ruota libera, spesso privo di riscontri oggettivi, e senza la possibilità di un controinterrogatorio dei collegi difensivi delle persone accusate: un'unica verità in ossequio a un fragile castello accusatorio minato in molti casi da fatti discordanti emersi nel corso del procedimento. Ne è uscita distrutta e ancor meno credibile una giustizia sportiva quanto mai approssimativa e degna di processi da caccia alle streghe che ha messo in copertina Antonio Conte e una Juventus strettasi in difesa del proprio allenatore. La conseguenza è quella di un clima ammorbato in cui anche "il sentimento popolare" anti juventino sta riaffiorando pericolosamente, specie in alcune realtà. Si tratta di una deriva culturale alimentata da allenatori che autografano magliette che incitano all'odio e da media irresponsabili, che agitano certe piazze già calde alimentando vittimismi gratuiti.

Questo è il quadro del calcio italiano in cui prende l’avvio il nuovo campionato. Un quadro in cui, nonostante il clima avvelenato proprio di un sistema allo sfascio, il presidente del CONI Gianni Petrucci e il presidente FIGC Giancarlo Abete continuano imperturbabili ad essere “culo e camicia” con tanto di Palazzi nelle mutande. Tafazzi! Se ci sei batti un colpo.