Quattro e a casa, scudetto più vicino

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Che dire? Ci vorrebbe un suicidio di massa per evitare di cucirsi addosso questo scudetto.
Le difficoltà del Milan, crollato verticalmente dopo l’eliminazione europea, hanno gasato all’inverosimile la squadra di Conte, che da qualche settimana ha decisamente cambiato marcia.
Da squadra tosta e tuttora imbattuta ma con il difetto della cronica difficoltà a chiudere le gare, la Juventus si è trasformata in uno schiacciasassi che rischia poco e nulla, colpisce in modo cinico l’avversario e poi controlla agevolmente la gara.
Da squadra impossibilitata a mantenere una continuità di risultati che andasse oltre le due, massimo tre, vittorie consecutive, nelle ultime giornate la Juventus ha preso sicurezza e autorevolezza da grande squadra che corre e ha fretta, e anche oggi ha messo le cose in chiaro sin dall’inizio, schiantando una Roma imbarazzante in poco più di 7 minuti.
Arturo Vidal colpisce due volte e chiude il match, e a livello personale raggiunge quota 6 reti riportando la sua media realizzativa a cifre più vicine a quelle tenute lo scorso anno in Bundesliga (10 gol totali, ma in Germania il cileno tirava anche rigori e punizioni).
Che giocatore immenso, Vidal! Qualità, quantità e agonismo feroce. Lui, Marchisio e Pirlo (i tre marcatori di giornata) sono il vero segreto di questa Juve, gli uomini che fanno la differenza in fase di costruzione e conclusione, ben supportati da un Vucinic che, se ispirato come oggi, è il Pirlo della situazione avanzato di venti metri.
Tre assist per il montenegrino, più l’apertura a De Ceglie nell’azione che ha sbloccato la partita.
Per Mirko, spesso irritante, stasera solo grandissimi complimenti, che vanno estesi a tutti quanti, dai difensori - perfetti, nessun intervento degno di nota da parte di Buffon - agli esterni – sempre incisivi e attenti in fase di copertura, nonostante qualche sbavatura sui cross - e agli attaccanti.
Ora mancano cinque partite, e il calendario recita, nell’ordine: Cesena, Novara, Lecce, Cagliari e Atalanta; va bene la scaramanzia e va bene il luogo comune secondo il quale “la Juve soffre le piccole”, ma questa Juve è un’altra squadra rispetto a quella che vedevamo solo un mese e mezzo fa.
E’ una grande Juve che sa quello che vuole e sa come e quando ottenerlo, e finalmente i suoi tifosi possono andare fieri della loro squadra per tanti motivi che esulano dal puro risultato.
Il “sogno”, come continua a definirlo Conte, è lì, a portata di mano, e proprio al Mister vanno i meriti maggiori e la piena solidarietà per gli attacchi mediatici di cui è stato oggetto questa settimana.
Se poi certi attacchi sortiscono questi effetti sulle prestazioni della squadra, ne arrivi pure uno alla settimana.

p.s. la Storia non dimentica, e prima o poi presenta il conto.
Tutti ricordiamo il famoso gesto del “quattro e a casa” indirizzato da Totti a Tudor nell’anno di (dis)grazia 2003/04.
Il croato prese, incartò e portò – appunto - a casa.
I tifosi giallorossi – vip compresi - esaltarono quel gesto come una specie di inno alla romanità, alla genuina guasconeria. Ci fecero filmati, magliette, striscioni, di tutto un po’.
Stasera Lichtsteiner, che da buon svizzero è ovviamente amante della precisione, non si è limitato ad esporre a Lamela le quattro dita di tottiana memoria, ma vi ha aggiunto uno “zero” tanto per descrivere appieno la situazione al giovane argentino.
E l’ex River Plate come l’ha presa? Magari come la prese Tudor a suo tempo?
Ma no, affatto! Trasformatosi da Lamela in Lama, il numero 8 giallorosso ha pensato bene di “lasciare” tracce di saliva sulla maglia dell’avversario.
Anche in questo c’è differenza fra essere juventini e romanisti; e che qualcuno stia già tentando di giustificare il gesto di Lamela chiamando in causa la provocazione dell'ex laziale (doppio smacco, quindi) non fa che aumentare l'orgoglio di non essere come i giallorossi.
Si tengano pure i loro idoli Petrini, Zeman e Baldini, noi ci teniamo Conte, uno al quale - sempre loro - appiopparono persino una malattia incurabile per giustificare le (false) accuse di doping.
Felici di non essere come loro.

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