L'harakiri Milan resuscita Amauri, la Juventus sfreccia e va in vetta

amauri

Una sorpresa più bella nell’uovo di Pasqua la Juventus di Conte non la poteva trovare. Vittoria a Palermo che vale il sorpasso nei confronti del Milan che aveva ceduto in casa alla Fiorentina, vittoriosa nei minuti finali grazie a un goal del redivivo Amauri.

Amauri e il mistero pasquale. E’ qualcosa anche di suggestivo, senza per questo essere blasfemi, l’accorgersi come le sembianze di Amauri siano così simili a quelle di Gesù Cristo, per come il figlio di Dio viene rappresentato nell’iconografia della cultura occidentale. Se poi all’immagine accostiamo la parabola di questi ultimi mesi dell’attaccante italo-brasiliano, ne viene fuori una combinazione degna di una liturgia pasquale. Il giocatore, che non segna, viene messo ai margini della Juventus, la sua cacciata in maglia viola è un sospiro di sollievo per la dirigenza bianconera. Lui ha una gran voglia di giocare ma, nonostante inizi a farlo con regolarità, il gol non arriva. La prima, la seconda, la terza partita, ma niente, di partite ne devono arrivare dieci perché, in coincidenza con il mistero pasquale, Amauri risorga proprio all’ultimo minuto della partita contro il Milan, l’antagonista della Juve, quando non viene nemmeno schierato titolare a causa di alcune magagne fisiche. Ma nonostante questo “Amauri c’è” e risorge tornando al gol dopo quasi un anno di astinenza, facendo contenta proprio la Juventus che, grazie al suo goal, sorpassa il Milan e si insedia solitaria al comando della classifica.

L’harakiri milanista. Ma la curiosa suggestione di un Amauri che esce dal sarcofago e torna a segnare è solo l’ultimo atto di un harakiri rossonero che pareva preannunciato. Già contro il Catania il Milan aveva sofferto rimediando un pari su cui la dirigenza rossonera aveva sparso un po’ di fumo gridando a un goal non goal, attenuando così le reali difficoltà di una squadra raffazzonata: un Milan arrivato spremuto dai troppi infortuni che hanno via via assottigliato l’esigua truppa di superstiti, costretta a fronteggiare troppi impegni ravvicinati fra campionato e Champions League. Le ulteriori fatiche consumate nella notte di Barcellona si sono fatte sentire tutte nella partita contro la Fiorentina. Squadra stanca, manovra scontata, e questa volta nemmeno l’ennesimo inesistente rigore puntualmente concesso dal solerte fischietto di turno è stato sufficiente per sbrigare la scomoda pratica. Sono bastate due ripartenze perché la non irresistibile compagine viola trovasse le due reti utili, a inizio e fine ripresa, per rimontare una partita in cui la squadra di Allegri ha finito per pagare un pedaggio pesantissimo alle fatiche profuse sull'illusorio altare della Champions. A questo punto, a Palermo, la Juventus ha potuto iniziare la manovra di sorpasso mettendo la freccia.

Juventus: operazione sorpasso riuscita. Contro un avversario rabberciato da infortuni e squalifiche, la Juve è scesa in campo con tutta la pressione di dover conseguire un unico risultato possibile. Ma, come contro Inter e Napoli, il primo tempo si chiudeva sul nulla di fatto, nonostante una superiorità schiacciante data da un possesso palla del 75% e da dieci conclusioni verso la porta palermitana contro nessuna degli avversari. Un'incredibile ma ormai usuale energia quella messa in campo dall'undici bianconero, che si è fatta materia a inizio ripresa. Provvidenziale il vantaggio realizzato da Bonucci quale prologo al raddoppio firmato da Quagliarella, per una pratica sbrigata con qualche affanno di troppo per via di quel goal che tarda sempre ad arrivare. Ma la Juventus ritrova la vetta solitaria in ragione di un ultimo scorcio di torneo assolutamente esaltante. Dopo lo sfortunato pareggio a reti bianche di Marassi contro il Genoa, i bianconeri hanno infilato una serie parziale di quattro vittorie consecutive. Dodici goal fatti, zero subiti. L’imbattibilità di Buffon in campionato dura da 523’, la difesa è quel che si dice granitica, il centrocampo ha ripreso a girare come nei giorni migliori; manca certo un po’ di forza d’urto davanti, giusto per soffrire meno, ma anche chi si alterna in attacco dà sempre il massimo sacrificandosi come deve fare chi deve essere il primo a cercare di recuperare palla nella fase difensiva. Adesso il pallino dello scudetto ce l’ha una Juventus che sembra stare assolutamente meglio, fisicamente e psicologicamente del Milan, ora costretto a rincorrere leccandosi ferite che, fra infortuni e sconfitte, sembrano, a questo punto, dure da rimarginare nonostante lo svantaggio sia esiguo.

La Lazio ipoteca la terza piazza. Il passaggio di questa insolita giornata di calcio giocata tutta d’un fiato fra le 15 e le 23 del sabato prepasquale è stato uno snodo significativo anche per quello che riguarda la terza piazza utile alla qualificazione ai prossimi preliminari Champions. Una Lazio cinica, ma anche incisiva, ha superato con pieno merito il Napoli nello scontro diretto mantenendo il vantaggio di tre punti sull’Udinese, vincente sul Parma, e portandosi a più sei sullo stesso Napoli, alla seconda sconfitta consecutiva dopo quella patita allo Juventus Stadium. Rimane al palo anche la Roma, uscita con le ossa rotte e qualche problema di identità in più dalla trasferta di Lecce. Un punticino condito con due gol per parte per l’Inter nell’insolita trasferta di Trieste contro il Cagliari. Incappa nella sconfitta anche il Catania a Verona contro il Chievo che ora lo tallona in classifica. Il colpaccio di giornata lo mette sì a segno la Fiorentina che espugna il San Siro rossonero, ma anche quello del Siena a Bergamo è di quelli buoni che valgono una mezza salvezza. Lo è ancor di più perché la vittoria della squadra di Sannino è arrivata in rimonta con goal vincente segnato da Destro in pieno recupero. In zona retrocessione pesa la vittoria del Lecce contro la Roma, con i salentini che si portano a quattro lunghezze dal Genoa, che a Novara non va oltre al pari, ma anche dal Parma sconfitto a Udine. Calendario alla mano è durissima la risalita per il Lecce che dovrà affrontare Napoli, Lazio e Juventus, ma dalla parte della squadra di Cosmi ci sono gli scontri diretti casalinghi contro Parma e Fiorentina nei quali i salentini si giocheranno verosimilmente gli ultimi residui spiccioli di salvezza.

TOP DI GIORNATA

Bonucci (Juventus). Ha l’enorme merito di aver sbloccato una partita che sembrava la copia di quella di Genova. Ma Bonucci merita gli onori della cronaca anche perché è stato protagonista di una prestazione impeccabile. Chi l’avrebbe detto dopo le tante distrazioni avute anche quest’anno e culminate nella notte flop di San Siro contro il Milan? Se gioca sui livelli delle ultime prestazioni non sarà facile trovare in giro per il mondo un difensore centrale bravo come lui anche in fase di impostazione.

Muriel (Lecce). Nel Lecce che schianta la Roma con un poker di reti, il giovane colombiano segna due gol alla Ronaldo e si procura un rigore lanciando il Lecce alla rincorsa di una salvezza comunque ancora difficile.

Mauri (Lazio). Non gioca in modo stratosferico, ma realizza un gol in rovesciata fra i più belli mai visti, mettendo in mostra una velocità di coordinazione e una potenza straordinarie che fanno sobbalzare chi ama il calcio anche dal più comodo dei divani.

FLOP DI GIORNATA

Celi (arbitro Milan-Fiorentina). Un rigore inventato di sana pianta come, per lo meno, la metà dei nove concessi fin qui al Milan quest’anno. Nella reciproca leggera spinta fra Maxi Lopez e Nastasic, Celi riesce anche ad ammonire il viola. Un “brutto fallo” lo battezza la cronaca online del sito della Gazzetta. Quelli che orientano il sentimento popolare non si smentiscono mai.

Luis Enrique (all. Roma) Se la Roma fa un passo avanti e poi due indietro la maggior parte delle responsabilità va certamente imputata al tecnico. Cinque le partite perse nelle ultime dieci per un progetto che stenta a decollare. Certo che poter schierare due centrali difensivi disastrosi come Kjaer ed Heinze non aiuta.

Mexès (Milan). Dopo l’errore di Barcellona a ogni pallone che tocca San Siro trattiene il fiato. Non dà mai sicurezza al reparto ed è sua gran parte della responsabilità se Jovetic elude il fuorigioco in occasione del pari gigliato. Finisce ridicolizzato in occasione del raddoppio viola incespicando da solo sul terreno e dando così il la alla triangolazione vincente fra Amauri e Jovetic. L’assenza contemporanea di Thiago Silva e Nesta presenta al Diavolo un conto salatissimo.

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