Juve ancora sola, mentalità da grande

marchisioC’era attesa e curiosità da parte del popolo bianconero: era arrivato il momento di misurare la capacità di questa Juve nell’affrontare un avversario senza il metronomo Pirlo a comandare le operazioni in campo.
L’avversario “chiuso” era temuto, i precedenti di inizio stagione – e in verità anche degli anni precedenti - avevano inciso sull’umore di molti tifosi, che attendevano la partita col Cesena con una certa diffidenza.
Esame superato, vuoi per la pochezza dell’avversario (i romagnoli hanno superato tre o quattro volte la metà campo in tutta la partita) vuoi perché la squadra di Conte sta sempre più assumendo la consapevolezza tipica della grande squadra.
Il vice-Pirlo di giornata, Michele Pazienza, ha giocato una partita senza sbavature secondo le sue caratteristiche che non sono proprio simili a quelle dell’ex milanista.
Rientrava Marchisio dopo il turno di stop coinciso con il pareggio del San Paolo, e il ragazzo di Chieri anche oggi è stato decisivo con una bella stoccata che ha risolto un match che si stava facendo complicato a causa di alcuni fattori: le attente barricate cesenati, la scarsa vena di Matri – oggi decisamente svogliato -, gli infortuni di Vucinic - sceso in campo con una menomazione alla coscia poi peggiorata ad inizio ripresa - e Del Piero - brutta scena quella dell’incidente capitato al numero 10 - e un pizzico di cattiva sorte che impediva alla Juve di passare in vantaggio.
I dati del finale di gara indicano un 71% di possesso palla, 20 tiri totali (12 fuori, 8 nello specchio) contro il nulla cesenate: sebbene il gol dell’1-0 sia arrivato oltre la metà della ripresa, diciamo che anche questa prestazione va a sommarsi fra quelle più convincenti regalate dai ragazzi di Conte ai loro tifosi.
La Juve non molla mai, lavora ai fianchi l’avversario con ritmo, grinta e una bella dose di qualità – chi dice il contrario mente spudoratamente - e alla fine trova il premio di tanta supremazia.
Ad oggi non esiste una sola squadra che abbia messo sotto i bianconeri, non nel punteggio – ed è evidente, visto il numero “0” alla casella sconfitte, nei principali campionati d’Europa solo il City di Mansour vanta lo stesso score - ancora meno sul piano del gioco. Tredici partite, un terzo dell’intero torneo, sono un campione attendibile per certificare la bontà del lavoro di Conte, che fa benissimo a tenere alta la tensione e basso il profilo: è il segreto per far crescere un gruppo che ha potenzialità superiori, ma che fino a settembre ignorava di averle.
Così elementi di buon livello ma dalle qualità inespresse stanno compiendo il passo più importante, quello che fa la differenza fra il buono e il grande giocatore.
Vidal, Pepe, Marchisio, Matri, Lichtsteiner, buoni giocatori in età giusta per spiccare il salto, e attorno a loro sicurezze ritrovate come Barzagli, Buffon, lo stesso Pirlo.
E anche gli altri stanno facendo tutti la loro parte. La mentalità, nel calcio come in tutte le attività della vita, conta molto più delle pure qualità tecniche.
Se mancano fame, convinzione, carattere e determinazione, puoi essere Denilson (la meteora brasiliana esplosa a metà anni Novanta) e avere piedi magnifici, ma non diventerai mai – ad esempio - Zidane.
La giornata ci consegna anche il primo rigore fischiato a favore della Juve, un rigore ininfluente – a detta anche dell’allenatore cesenate Arrigoni - ma quantomeno dubbio.
Se Antonioli tocca la palla e questa va a sbattere su Giaccherini, è anche vero che il pallone resterebbe nella disponibilità del piccolo esterno juventino che sullo slancio viene travolto dal portiere romagnolo.
Eccessiva l’espulsione, meno scandaloso il calcio di rigore concesso dal poco reattivo arbitro Doveri – che non mi è piaciuto per la poca decisione mostrata in tanti frangenti della gara - anche se, dopo aver visto ciò che è stato concesso all’Inter ieri sera (il penalty guadagnato da Milito) credo non sia scandaloso che tutti siano legittimati a chiedere rigore per un intervento difensivo in area (sulla palla).
E’ un paradosso, lo so, ma a chi sbandiera già “nuovi dossier” e “nuove Calciopoli” raccomando di guardare alle nevrosi che pullulano nei propri orticelli.
E che Roma-Juventus sia finalmente una partita normale, anche se da quello che già sento e vedo nel postpartita temo che in settimana da quelle parti faranno di tutto per renderla, come al solito, “particolare”.

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