Riprendiamo da dove avevamo lasciato

pepeIl dubbio di tutti era che i 22 giorni di sosta forzata (non si giocava dal 29 ottobre con l'Inter, anche grazie al rinvio causa sole della gara di Napoli) avessero spezzato l'ottimo ritmo della squadra che, dopo i due passi falsi con Chievo e Genoa, era ripartita di slancio con le ottime prestazioni che avevano fatto da contorno alle due vittorie contro Fiorentina e Inter. L'aveva detto lo stesso Conte alla vigilia: la squadra doveva immediatamente risintonizzarsi sui ritmi da campionato dopo la pausa per le Nazionali. E la Juve gli ha dato la migliore delle risposte possibili, giocando col Palermo una della gare più convincenti di questo inizio di stagione. Sin dai primi minuti si è avuta la netta sensazione di rivedere la stessa Juve che aveva ben impressionato sino a fine ottobre: squadra compatta, molto aggressiva, feroce nella riconquista rapida del pallone (le famose transizioni difensive, come dicono quelli che parlano bene) e con una manovra ariosa e veloce, in grado di arrivare con facilità al tiro in porta.
Di contro, però, nel primo tempo si sono viste anche alcune distrazioni che non sono risultate fatali solo grazie ad un enorme Buffon, ritornato a livelli di assoluta eccellenza, quelli di un portiere da grande squadra che fa la differenza nelle poche occasioni in cui viene chiamato in causa. Maestosa l'uscita su Ilicic dopo pochi minuti, bravissimo sul finale di tempo sempre sullo sloveno, e pronto ancora sullo svagato attaccante rosanero, quando se lo è ritrovato lanciato a rete, ai 20 metri, e gli si è parato davanti costringendolo all'errore e spazzando in fallo laterale. Il tutto condito da un atteggiamento vecchia maniera, poche concessioni a smancerie varie e molta cattiveria agonistica, anche nel richiamare all'attenzione i suoi compagni di reparto. Finalmente il portiere che ricordavamo e che vorremmo sempre vedere, un atteggiamento da vero capitano.
Un primo tempo comunque, anche al netto delle disattenzioni, molto ben giocato e che avrebbe potuto chiudersi con un goal in più se la sfortuna non avesse fatto stampare sul palo quel tiro di Pirlo che ha ricordato un goal di Del Piero contro il Real Madrid, tre anni fa. Un Pirlo che ha lasciato nel cassetto certe svagatezze che ne avevano caratterizzato le ultime apparizioni ed è ritornato grande padrone del centrocampo, nonostante la Nazionale non gli abbia risparmiato fatiche. Quando gioca così è sempre una gioia per gli occhi.

Nel secondo tempo non c'è stata più partita, la Juve rientra in campo con ancora maggiore concentrazione chiudendo subito i conti con il pregevole diagonale di Matri, imbeccato benissimo nello spazio da un sontuoso Lichtsteiner. Davvero strepitosa la gara del terzino svizzero, ad oggi senza dubbio il miglior esterno difensivo del campionato. Notevole il fatto che i primi due goal siano arrivati su assist dei due terzini, che con la squadra corta e compatta sono praticamente delle ali aggiunte. Anche Chiellini, al netto di alcune sbavature dovute ai noti limiti tecnici, è stato protagonista di una signora prestazione. Ma sul podio dei migliori, insieme a Buffon e Lichtsteiner, va inserito sicuramente un debordante Claudio Marchisio. Il terzo goal è stato solo la ciliegina sulla torta (che ne premia ancora la grande bravura negli inserimenti) di una partita eccezionale, fatta di spada e fioretto, corsa e sostanza, ma anche tecnica e finezze: riportato nel suo naturale ruolo di mezz'ala, il ragazzo fatto in casa sta vivendo sinora la stagione migliore della sua carriera, condita già da 5 goal in 10 partite. Capocannoniere della squadra insieme al solito Matri, uno che partita dopo partita si dimostra sempre più attaccante di razza, con una media realizzativa da centravanti della Juve, quella vera. Da segnalare i venti minuti di Quagliarella, cui finalmente è stato concesso del tempo per liberarsi di alcune scorie soprattutto psicologiche: è entrato quando la partita era ormai in discesa, ma ha dimostrato buona scioltezza. Il suo recupero sarà fondamentale ora che la stagione entrerà nel vivo.
Molto si è detto del carattere che Conte ha saputo trasmettere a questa squadra, cosa sicuramente vera. Ma a me piace vedere la mano dell'allenatore anche in una splendida azione del secondo tempo: azione partita dalla difesa, avversari attratti dal giro palla (col rischio di farsela togliere) e scarico per Pirlo che innescava con rapidità l'azione offensiva per Vucinic, che dalla sinistra si accentrava e tirava a rientrare, fuori di poco. Un'azione classica del gioco di Conte, col pallone che gira bene a partire dalla difesa al servizio della classe di Pirlo che, libero da marcature, dipinge calcio con le sue solite aperture.

La Juve riconquista così il primo posto in classifica, pur con la gara di Napoli da recuperare, approfittando dei pareggi di Lazio e Milan e della sconfitta dell'Udinese. Dopo 10 partite chiedere di più sarebbe davvero ingeneroso, ma siamo juventini e dobbiamo sempre pensare che una cosa fatta bene poteva essere fatta meglio, parafrasando una massima storica dell'Avvocato. Guardandosi indietro, dei quattro pareggi bruciano di più i due casalinghi con Bologna e Genoa, quattro punti buttati che ora ci avrebbero lanciati in una fuga solitaria impensabile solo tre mesi fa. Ora arrivano forse le ultime due prove di maturità: uscire bene dal big match con la Lazio di sabato e dal recupero di martedì 29 col Napoli darebbe alla squadra e a tutto l'ambiente la certezza definitiva di poter pensare davvero in grande. Staremo a vedere, ma c'è da essere fiduciosi.

 

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