Bella Juve, ma spreca ancora troppo

pepe

Dopo 4 pareggi nelle ultime 5 partite, la Juventus torna alla vittoria in modo convincente.
Conte cambia modulo e lancia un 4-3-3 che probabilmente è il modulo migliore considerati gli uomini a sua disposizione.
Il ritorno ai tre centrocampisti Pirlo-Marchisio-Vidal – trio imprescindibile, e il recupero del cileno è fondamentale - restituisce quell’equilibrio che era mancato contro il Genoa, e lo spostamento di Vucinic come esterno offensivo opposto al generosissimo Pepe – altro elemento allo stato attuale insostituibile - offriva molte più soluzioni alla manovra.
Un primo tempo devastante, per quantità e qualità, con una serie di occasioni sprecate e una dimostrazione di superiorità imbarazzante.
Sembrava la sfida fra un club professionistico e un gruppo di dopolavoristi, con i viola apparentemente decisi a sciogliere ogni dubbio sulla posizione traballante del loro tecnico, il quale sembrava già pronto a fare i bagagli e abbandonare Firenze.
Alla Juve riusciva tutto, i ragazzi di Conte davano spettacolo per la gioia del proprio pubblico, mentre gli uomini di Mihaijlovic facevano la figura degli spettatori non paganti.
Il dato relativo al possesso palla non rendeva l’idea del dominio assoluto dei bianconeri.
Una serie di occasioni fallite per frenesia, per limiti tecnici (purtroppo) e soprattutto per colpa del difetto forse più grave, quell’incapacità ormai cronica di concretizzare in rapporto alla mole di gioco espresso.
L’1-0 a fine primo tempo era un risultato bugiardo come pochi ce ne sono stati nella storia degli ultimi vent’anni di calcio, e i fantasmi delle scorse gare - pareggiate con grande rammarico - si manifestavano in avvio di ripresa, quando Jovetic prima impegnava Storari e poi lo trafiggeva
Erano passati solo 13 minuti, un tempo esatto dopo il gol di Bonucci, e tutto assomigliava ad un (brutto) film già visto.
Per fortuna la differenza evidenziata nel primo tempo concedeva un po’ di credito alla Juve che ritornava a comandare le operazioni e ritrovava poco dopo il gol del vantaggio con il centravanti più prolifico di cui Conte può disporre: Alessandro Matri.
L’ex cagliaritano ha segnato e si è reso pericoloso in altre occasioni, ha scambiato con i compagni e in un’occasione ha messo Vucinic nella condizione di calciare in porta.
Il montenegrino, pur avendo mostrato progressi sul piano dell’impegno, ha confermato per l’ennesima volta la mancanza di cattiveria sotto porta.
Meno fioretto e più sciabola, caro Mirko.
Qualche leggerezza di troppo da Pirlo, nel primo tempo guardato a vista da Kharja come Filippo Galli si incollò a Platini in uno Juve-Milan di un quarto di secolo fa, ma nel frangente il posto dell’organizzatore di gioco solitamente in carico al bresciano è stato preso brillantemente da Vidal, il quale continua a far rosicare Rummenigge con nostra somma soddisfazione…
Detto di Pepe, rivisti ma non giudicabili De Ceglie ed Estigarribia, menzione particolare per Pazienza, che molti avevano attaccato dopo il match contro il Genoa solo perché a lui era stato riservato un minutaggio superiore a quello concesso a Sua Maestà Del Piero, fresco di oltraggio presidenziale: l’ex napoletano si piazza in mezzo al campo e corre, lotta e si propone dando un buon contributo.
La difesa qualche brivido lo regala anche stasera, Bonucci e Chiellini ogni tanto si smarriscono e non sempre l’ottimo Barzagli potrà metterci una pezza.
Storari sembra aver smarrito le certezze che lo scorso anno lo avevano portato a reclamare il posto fisso, e di conseguenza - se potessi scegliere - per la trasferta di sabato sarei molto lieto di rivedere in porta Buffon.
La speranza per sabato è quella di presentarsi con la stessa convinzione e la stessa determinazione, e magari un pizzico di concretezza in più, un fattore di crescita che può fare di questo gruppo qualcosa di più di un buon gruppo.

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