Un pareggio con qualche rimpianto

del piero

La Juve lascia due punti a Verona e, anche se i bianconeri rimangono in testa alla classifica, un po' di amaro in bocca resta.
Resta amarezza perché anche oggi gli uomini di Conte hanno rischiato poco (una mischia finale col solito Pellissier a spaventare Buffon e nient'altro) e sono stati superiori all'avversario di turno, come è sempre successo in queste prime sei giornate.
Conte ripropone l'undici inizialmente schierato contro il Milan, ma il predominio territoriale e il maggior possesso palla, la proverbiale grinta - che per fortuna ormai sembra ritornata una costante - e le occasioni non fanno classifica, e lo score di 2 gol segnati in 3 trasferte fa sorgere qualche perplessità sulle capacità di concretizzare di questa Juve, che oggi non è neppure stata troppo fortunata e nemmeno lucida fino in fondo: e in questo la parentesi legata alle Nazionali non ha di certo aiutato.
Intendiamoci, il Chievo è un cliente rognoso che negli ultimi anni ci ha riservato delusioni, e di recente i clivensi hanno battuto il Napoli.
Con la classifica (meritata) che si ritrova, Di Carlo è bravissimo a complicare la vita agli avversari, ricorrendo ad un gioco molto fisico senza risparmiare qualche rudezza, bloccando - ma era già capitato a Catania - la fonte di gioco bianconera (Pirlo) e raddoppiando sistematicamente sui due centrocampisti (Marchisio e Vidal) a supporto dell'unica punta Vucinic, confermato a far reparto da solo come nel match contro il Milan, ma con esiti decisamente diversi.
Il montenegrino smette i panni della serata di gala che lo aveva visto protagonista contro i rossoneri e torna quello abulico e irritante delle altre gare, con qualche segnale di vita mostrato in apertura di ripresa.
Troppo poco per giustificare la scelta di Conte di farne l'unico riferimento offensivo.
Quando entra Del Piero, complice un fisiologico calo degli avversari, la Juve aumenta la propria efficacia offensiva anche se la difesa gialloblu viene impensierita più che altro con tiri dalla distanza (Pepe, Marchisio) e varchi buoni per gli inserimenti non ne lascia, eccezion fatta per l'occasione che porta il numero 10 bianconero a colpire il palo con un colpo di testa in perfetta solitudine a Sorrentino battuto.
E' vero che al Chievo il pareggio è parso subito risultato gradito - e visti i precedenti si tratta di un buon segnale - ma la sensazione che si sia regalato ancora una volta un uomo per un intero tempo di gioco è forte.
Conte sta tentando di dar fiducia a Krasic, e il serbo le prova tutte per far perdere la pazienza al suo allenatore, inanellando l'ennesima gara scialba e frustrante.
Non mi piace dilungarmi e ripetermi a proposito delle "prodezze" del biondo, cui l'infortunio del sostituto Giaccherini ha forse spianato la strada in vista delle gare contro Genoa e Fiorentina e - magari - tolto un po' di pressioni, ma è chiaro quanto la Juve sembri un gruppo affiatato e convinto cui si aggiunge un corpo estraneo che sbaglia tutto quel che si può sbagliare e anche di più.
Si è visto finalmente - anche se per pochi minuti - Estigarribia e, anche se quel look è francamente imbarazzante, credo lo rivedremo ancora presto.
E' piaciuto il Vidal della ripresa, quello impiegato in fase di recupero e mai domo su ogni pallone; meno buono quello della prima frazione, quando il cileno si è pestato i piedi con Vucinic e ha pasticciato come e più del montenegrino.
Bonucci, piccole sbavature a parte, sembra sulla via del recupero e questo potrebbe a lungo andare risultare la vera grande scommessa di Conte, che con Barzagli ha ormai pescato il jolly.
Ora sotto con due gare casalinghe, la prima contro un Malesani apparentemente precario, cui seguirà la visita del simpatico (???) pubblico viola per la prima volta all'esame dello Juventus Stadium.
Tralasciando la retorica del dodicesimo uomo sugli spalti, stando a ciò che si è visto in quest'inizio di stagione in campo, l'impresa di ricavare il massimo dal doppio impegno non dovrebbe essere fuori dalla portata dei bianconeri.

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