Conte cambia, la squadra si smarrisce

krasicSe nelle precedenti occasioni i meriti di Conte erano stati evidenti, oggi è molto probabile che ad aver regalato un tempo al Catania sia stato proprio il mister juventino.
Una formazione rivoluzionata negli uomini e negli schemi, con un sorprendente 4-1-4-1 nel quale uomini abituati a seguire il credo del 4-2-4 (o 4-4-2 che dir si voglia) faticavano a trovarsi.
Il debutto di Elia, assente ingiustificato fino alla mezz’ora, e la proverbiale indisciplina di Krasic sul lato opposto erano le mosse che consentivano ai due rapidissimi esterni catanesi Gomez e Catellani di mettere in grande difficoltà Lichtsteiner e Grosso, poco coperti dai compagni di fascia.
Vidal agiva in linea con i due esterni e Marchisio, mentre Pirlo da regista basso veniva pressato con la stessa efficacia con la quale lo aveva frenato il Bologna nel primo tempo di mercoledì; e la mossa di Montella costringeva l’azione a svilupparsi dalla linea difensiva, con Chiellini e Barzagli a lanciare palla lunga per il solissimo e mal servito Matri.
Il vantaggio del Catania a fine primo tempo non faceva una piega.
Mi sarei aspettato di non rivedere né Krasic né Elia ad inizio ripresa: Conte ha lasciato a riposo solo l’olandese inserendo l’ottimo Pepe - anche se in realtà l’ex dell’Amburgo qualche segnale di vita nel finale della prima frazione l’aveva dato - e la squadra si sistemava con un atteggiamento più logico e conosciuto dai suoi interpreti.
In campo rimaneva Krasic come punta "larga" a supportare Matri in quello che diventava un 4-3-3, ma a parte l’autorete di Andujar su un tiro senza pretese partito dal destro del serbo, la partita del biondo regalava le solite cose che sappiamo e che ormai non fanno più notizia.
Semplicemente il serbo ha il suo binario e lo percorre, che ci sia un tabellone pubblicitario, un avversario o una linea di fondo a spegnerne sistematicamente le velleità, il risultato è sempre lo stesso: negativo.
Oggi però, dopo il gentile omaggio di Andujar, Krasic ha esagerato e ha chiesto al portiere argentino un secondo omaggio dopo una "scavallata" di 70 metri per giunta chiusa col sinistro, il peggiore dei due poco educati piedi che la natura ha donato al biondino, invece di assistere un paio di compagni meglio piazzati e più freschi.
Giuro che, se lo avessi avuto di fronte, Krasic se la sarebbe vista brutta.
In una sola occasione il biondo ha combinato una cosa buona: a metà del secondo tempo quando - dopo aver piantato sul posto due avversari - dalla linea di fondo pennellava un cross a centro area sul quale Del Piero - probabilmente stupito da tanta grazia - decideva di intervenire con un colpo di testa che non significava nulla.
Ma non è il solo Krasic a dover recitare il mea culpa: Chiellini, autore di errori che un difensore mai dovrebbe commettere, ha giocato forse la peggior partita della sua carriera juventina.
Giorgione è colpevole sul gol di Bergessio e in un paio di occasioni ha compiuto leggerezze pericolosissime per Buffon; ma tutta la fase difensiva così elogiata e sostanzialmente impermeabile nelle prime tre uscite stagionali oggi ha ricordato troppo quella del recente e tristissimo passato.
Meriti del Catania, certo, ma la sensazione che l’approccio alla gara da parte degli etnei sia stato migliore è un aspetto che non promette nulla di buono e sul quale Conte dovrà lavorare.
Molto.
E il mister dovrà lavorare molto sulla concretezza offensiva, perché quando la partita è stata raddrizzata (in un modo o nell’altro) e il Catania, seppur pericoloso a folate, mostrava segni di cedimento fisico, i vari Marchisio, Del Piero, Krasic e il guerriero Vidal hanno mancato facili opportunità che una squadra con ambizioni di crescita non fallisce così in serie.
Il processo di crescita per tornare ad essere una grande squadra è ancora molto lungo e, ahimè, tortuoso, un discorso che ci insegue dai tempi di Ranieri: quando la Juve deve fare il “saltino” non vi riesce mai.
Siamo solo all’inizio, la classifica è corta e, per quel che può valere, la squadra di Conte è in testa insieme all’Udinese, ma è il momento di accelerare e far vedere alla concorrenza mediocre di questo campionato italiano che per le posizioni nobili c’è anche la Juventus.
Sarebbe il minimo anche per un gruppo con un solo fuoriclasse (stagionato) e tante incognite come quello costruito da Marotta.

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