Palla di vetro 2 - Dalla Pinetina in gran segreto

Armando La RoseaLe stanno studiando tutte. 28 ottobre 2011.
Vestito da raccattapalle mi intrufolo alla Pinetina per seguire l'allenamento di rifinitura, tenuto a porte sprangate, prima del big match con la capolista.
Accanto a Ranieri, che si limita ad osservare, c'è Paolillo in costume e cuffia, che segue attentamente la sessione di tuffi in area di Milito e Pazzini, raccomandando naturalezza e semplicità. E' evidente che l'Inter teme di rimanere durante la gara senza portieri per effetto di ingiuste decisioni arbitrali e in gran segreto si prepara alle eventuali sostituzioni di fortuna.
Si va avanti per un'oretta buona e poi si passa alla parte teorica e tattica: tutti a centrocampo in circolo attorno al capitano di tante battaglie.
Capitan Sanetti, con voce accorata e ciuffo imperturbabile, introduce il tema: "Albitro, no me tienga el giocador versario! Porquè yo no siento el sonido de tuo fisquiarillo?"
Applauso corale dei compagni, ma il capitano non gradisce divagazioni: "Sì, ma ahora haver a repete todos".
Come un canto gregoriano a 22 voci, la truppa obbedisce senza perdersi per strada un solo vocabolo.
E ancora:"Yo no lo tocai, el cascamiento era un fraude e todomodo estava fuera de jogo".
Si procede allo stesso modo con altri temi, allontanando via via quelli che ci mettono poco pathos e destinandoli ad un allenamento differenziato con Materazzi.
Sono, per chi non lo sapesse, tecniche raffinate per accrescere l'autostima e si deve riconoscere che qui sono all'avanguardia. Bisogna che un giorno o l'altro lo suggerisca ad Andrea.
La seduta si sta per concludere e tutti sono molto provati, fino alle lacrime, dalle performance dei compagni. Il capitano però non molla: "Bien, natra ncora ... coltate bene!". Qualche mugugno qua e là, che però si tace prontamente quando riparte a parlare: "Albitro, si no ce dà penalte aquì, puedo morir de dolor!". Dopo l'ultimo sforzo rientrano tutti negli spogliatoi, stremati ma con la soddisfazione, visibile in volto, per aver fatto il proprio dovere.
A bordo campo il presidente in persona, anch'egli soddisfatto e colto da una malcelata commozione. E' sfuggito a tutti, ma non a me, un suo rapido gesto del fazzoletto, portato furtivamente agli occhi ad asciugare una piccola, dignitosa lacrima.
Armando La Rosea

La subdola Cupola. 27 settembre 2011.
Scampato il pericolo, torno alla mia vita normale, anche se avverto la discreta presenza di un'ombra che mi pedina e, probabilmente, mi intercetta pure le conversazioni.
Dalle sembianze non faccio fatica a riconoscere in lui quel Gaspare Caciotta, già incontrato in precedenza in relazione all'esposto presentato dalla Juventus.
Debbo assolutamente avere contatti utili a far credere che le mie notizie sulle telefonate-bomba siano attendibili. Cosa c'è di meglio che tornare a frequentare la redazione di Ju29ro.com, che si dice custodisca gelosamente dette telefonate senza farne parola con nessuno?
Mi faccio vedere in giro con alcuni redattori, specie nelle pizzerie e nei ristoranti a menu fisso, sotto il vigile occhio del Caciotta, che sicuramente riferirà ai suoi mandanti.
Dopo qualche giorno infine avvicino il mio angelo custode, nascosto dentro un cassonetto, cui rivolgo un segnale muto ma eloquente: con indice e pollice della mano formo una "O" e condisco il gesto con una strizzata d'occhio.
Poi mi incammino dentro un gabinetto pubblico, voltandomi di tanto in tanto per assicurarmi che mi segua.
Entro nell'ultimo scomparto dedicato ai bisogni fisiologici e, lì raggiunto, chiudo dall'interno.
Stiamo alcuni minuti in silenzio, il tempo di estrarre un biglietto con annotata la prima telefonata-finedimondo e di leggerla: "Per Inter-Juve - mi raccomando - favorisca l'Inter, chè tanto i bianconeri sono troppo forti e vincono lo stesso il campionato e così la nostra Cupola potrà agire indisturbata senza alimentare sospetti".
Palesemente soddisfatto il Caciotta rompe il silenzio con una sola frase: "Le sue prestazioni mi hanno dato un enorme piacere!"
Usciamo da quell'insolito luogo sotto gli sguardi schifati di una folla di curiosi in attesa del loro turno.
Armando La Rosea

La telefonata-bomba. Me ne stavo in pantofole, pronto a sorbire una camomilla in salotto, quando una squadra speciale in tuta neroblu fa irruzione dalle finestre, mi immobilizza e mi issa su un elicottero stazionante in volo sopra il palazzo.
Mi ritrovo con una decina di mitra puntati ad alta quota, le sole luci sono quelle delle torce sul mio viso, la sola voce quella del pilota: "Qui Faina Zoppa, missione compiuta... arriviamo".
Pochi minuti di volo e scendiamo presso un casolare già conosciuto, deduco che è stato il Generale Galbani ad ordinare il mio sequestro.
Appena entrati all'interno ho immediata conferma della esattezza della mia deduzione.
E' presente lo staff al completo: Galbani, Locatelli, Invernizzi ed altri che mi presentano nell'occasione, il Maggiore Kraft e il Tenente Colonnello Leerdammer, agenti all'estero dell'organizzazione.
Sono tutti davanti al televisore a seguire la trasmissione "Lunedì di rigore", alquanto delusi dall'andamento della stessa.
Il maggiore Kraft rompe il ghiaccio: "Suoi servizi destato qualche dubbio, cosa è qvesta intercettazione-finedimondo di cui parlano, ma nulla dicono. Noi dobbiamo sapere prima di 27 e abbiamo metodi per noi sapere da te. Doppio gioco... kaputtt!"
Sto per rispondere di non saperne niente, ma capisco che non sarebbe mossa utile per me, sono convinti che io ne sappia qualcosa e devo trovare una via d'uscita.
Prendo tempo... il Tenente Colonnello Leerdammer ribadisce a muso duro: "... Kaputt!"
Prendo fiato e indignato alzo la voce: "Spero che questa vostra azione non mandi all'aria il mio piano. Avevo i contatti giusti per appurare se quanto saputo corrispondesse a verità, solo allora vi avrei informato. La telefonata-finedimondo potrebbe riguardare un complotto per far perdere lo scudetto sul campo alla Juve, complotto non riuscito nonostante gli sforzi profusi e poi confluito in Operazione Calciopoli".
Finito di parlare, incrocio le dita e mi raccomando a San Saverio affinché si bevano queste quattro puttanate lette sul web.
Cala il silenzio. I due agenti stranieri mostrano stizza per non poter passare alle maniere forti: "Quanto tempo tu avere di bisogna?"
"Qualche ora - dico - o qualche giorno, non si può sapere..."
Il Generale Locatelli si fa comprensivo: "Possiamo fare qualcosa per Lei?"
Prontamente replico: "Avete per caso una camomilla?"
(continua...)

Armando La Rosea