Juve, esordio convincente

pirloLa Juve bagna il debutto ufficiale nel nuovo stadio, nato sulle macerie del Delle Alpi teatro degli ultimi trionfi, con una prestazione autorevole e convincente.
I bianconeri hanno fatto quello che predica il loro allenatore: sono rimasti corti e hanno tenuto costantemente palla puntando a fare la partita; quando dovevano recuperare il possesso, lo hanno fatto in fretta, ostentando una concentrazione feroce che ci ha riportato - fatte le dovute proporzioni - agli anni dell’ossessivo pressing lippiano.
Ottima condizione fisica, mentalità tesa a non allentare mai la tensione, questo è sostanzialmente merito dell’allenatore, capace di trasformare 8 undicesimi reduci dalla scorsa stagione - nella quale apparivano spesso molli e impauriti - in pedine con una chiara idea di come e dove muoversi. Certo, l’anno scorso Andrea Pirlo non c’era ed è auspicabile che la salute lo assista: l’ex milanista è perfetto nel gestire la manovra e sfornare assist al bacio per due gol (capolavoro quello del 4-0).
Attorno al bresciano ruota l’intera squadra, Marchisio sembra ritrovare quelle qualità che gli venivano riconosciute solo potenzialmente e realizza un altro dei suoi pochi ma sempre bellissimi gol.
Molto bene anche Lichtsteiner, altro “deb” partito dall’inizio e subito entrato nella storia: suo il primo storico gol ufficiale nello Juventus Stadium. Meno bene Giaccherini, forse emozionato, sicuramente estraneo al gioco almeno finché c’è stata partita.
Ottima sul piano psicologico la mossa di Conte, che ha tenuto in campo l’ex cesenate – toglierlo poteva sembrare una bocciatura - per riservare una giusta standing ovation a Simone Pepe, fra i protagonisti del match con tanta quantità, buona qualità, gol del 2-0 compreso.
Certo è che l’esterno di Albano Laziale nella graduatoria tecnica stilata da Conte viene prima di Krasic, impiegato nella ripresa quando il 4-2-4 di Conte è diventato un 4-3-3.
Anche questo un segnale di duttilità del Mister, che ha le idee chiare e dimostra di capire di calcio, confermando le impressioni che molti osservatori avevano ricavato in estate, e cioè che il serbo in un modulo 4-2-4 (o 4-4-2 in fase difensiva) difficilmente potrà trovare spazio con continuità.
Non conterà molto il modulo per Arturo Vidal, a segno appena entrato e in evidenza sia per piede educato che per quei contrasti (vinti) che infiammano il pubblico: sono pronto a scommettere che il cileno ci darà soddisfazioni.
La notizia più bella della giornata però a mio parere riguarda la fase difensiva: nessun rischio corso fino al 92’, quando la distrazione generale (che non mi è piaciuta affatto, e ancora meno l’ha gradita Conte, che lo ha subito detto in conferenza stampa) ha portato al rigore provocato da De Ceglie, sanzionato con il rosso diretto.
E’ un peccato, perché fino a quel momento il pur remissivo e timoroso Parma, presentatosi oggi a Torino con l’identikit della vittima sacrificale, non aveva mai impegnato Buffon.
E la solidità difensiva è ancora più sorprendente se si considera quanto nei limiti del possibile la volontà di Conte (tradotta sul campo dalla sua squadra) sia quella di giocare palla a terra iniziando l’azione dai difensori, opzione teoricamente pericolosa perché espone la retroguardia – ricordiamo: la peggiore linea difensiva casalinga dello scorso torneo - ai rischi del pressing avversario, ma dalla quale, se fatta bene, si possono ricavare enormi vantaggi in virtù della superiorità numerica che offre in campo aperto, una volta elusa la pressione antagonista.
In avanti bene Del Piero e Matri: grande qualità dal capitano e solita incisività da parte dell’ex cagliaritano. All’attivo del numero 10 ci sono un costante rientro a dialogare con i centrocampisti, un paio di assist che valgono uno un gol e l’altro il compagno di reparto lanciato davanti al portiere avversario, e una curiosa quanto insolita assenza alla voce “conclusioni a rete”, particolare di una certa importanza perché dimostra quanto Del Piero abbia giocato soprattutto per la squadra.
La gara del lodigiano è condensata in poche parole: un gol annullato (ingiustamente), un altro mancato causa ottima risposta di Mirante, un palo (più gol sbagliato, comunque…) e un rigore negato per calcione subito da Lucarelli in apertura.
In merito ai due episodi su Matri, rigore e gol annullato, Conte ha parlato con tono sereno ma serio: “Siamo all’inizio, auspico che presto tutte le componenti raggiungano il giusto stato di forma”.
Chiaro e limpido.
Vucinic, subentrato nel finale, dovrà darsi una bella svegliata e mettere da parte quello stato di svogliatezza che al Mister di sicuro non piace.
In sostanza, un bel debutto, oltre le più rosee aspettative, anche se, ripeto, l’inconsistenza del Parma è stata a tratti disarmante: o i gialloblu sono così scarsi oppure gli uomini di Colomba non si aspettavano una Juve così diversa da quella che si era mostrata così generosa e disponibile con tutti gli avversari - dai più forti ai più deboli - venuti a farle visita a Torino negli ultimi anni; nel caso, sarebbe un bel segnale per gli avversari che - si spera - dovranno dimenticare l’atteggiamento spavaldo che esibivano negli ultimi anni venendo a Torino.
Dove le cose devono tornare come da tradizione, dove l’avversario deve soffrire e sudare, e uscire dal campo esausto, sfinito, qualunque sia il risultato.
Quindi, godiamoci tre punti e la buona impressione, e speriamo di migliorare ancora, attendendo test più probanti prima di sbilanciarci in proclami che per tradizione non ci appartengono. E questo Conte lo sa e di proclami non ne fa.
E questa è la differenza più grande rispetto al passato.

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