Il calvario si chiude con un pareggio

Ultima giornata di campionato, e ultimo (speriamo) calvario bianconero. La Serie A in questa giornata non aveva molto da dire, se non in chiave Champions, dove l'Udinese agguanta col Milan un punto d'oro, che gli vale un meritatissimo accesso ai preliminari. Una classifica finale, però, che lascia l'amaro in bocca: la Juve chiude a 8 punti dalla zona Champions, e alla luce dei rocamboleschi pareggi rimediati con Catania, Cesena, Chievo, e delle sconfitte vergognose con Lecce, Parma, Bologna e Bari nel girone d'andata, la qualificazione non sembrava così fuori portata. I bianconeri falliscono l'obiettivo primario, e anche quello secondario dell'Europa League. Contro il Napoli la Juve esce dall'Olimpico con un pareggio meritato in quanto a occasioni da rete, ma assolutamente immeritato per gioco espresso. La squadra nel primo tempo dimostra poca concentrazione e poca voglia di vincere. Per salvare l'onore, era necessario battere il Napoli. Certo, sarebbe stato necessario che la Roma contemporaneamente perdesse in casa con la Sampdoria, ma la Juve non ha nemmeno provato a prendere l'ultimo treno per l'Europa League. Quanto tempo ci vorrà per rivedere una Juve quanto meno combattiva, quella Juve che fece dire a sir Alex Ferguson, parlando ai suoi giocatori: "Voi non dovete imparare la loro tecnica, quella ce l'abbiamo; voi dovete avere quella stessa voglia di vincere"?


Del Neri chiude in malo modo una stagione che doveva essere la stagione del riscatto, e invece la Juventus è rimasta fuori da ogni competizione europea, come non accadeva dai tempi di Maifredi. Le colpe sono da ricercare in più direzioni. Innanzitutto, nell'operato di Del Neri: il tecnico friulano, arrivato dalla trionfante cavalcata con la Sampdoria dello scorso anno, non è riuscito a dare le giuste motivazioni a un gruppo che, trovandosi a metà campionato in lotta per un posto in zona Champions, poi si è perso; non ha saputo dare un gioco alla squadra, ancorandosi troppe volte a un modulo, il 4-4-2, per il quale forse non aveva gli uomini giusti da mettere in campo: terzini inesistenti, ali assolutamente inadeguate. Non è nemmeno riuscito a preservare quella cattiveria agonistica che aveva caratterizzato i primi mesi del campionato della squadra. Per non parlare della difesa, bucata 47 volte in questa stagione, di cui ben 32 in casa. Obiettivamente, non riesco a credere alla scusa dell'infortunio di Quagliarella come "spartiacque" della stagione bianconera. Un top team non può, in nessun caso, vacillare contro squadre di medio-bassa classifica solo perché uno dei suoi attaccanti si infortuna. E il rammarico è ancor più grande, visti i buoni risultati ottenuti contro le squadre di alta classifica, come Milan, Inter, Lazio e Udinese.

E' anche vero che questi giocatori, riprendendo le parole proferite da Pavel Nedved qualche settimana fa, non sono da Juve, o quanto meno non sentono il peso della maglia che portano. Ma le colpe non sono di certo tutte imputabili a loro. Perché ci deve essere chi, a monte, faccia capire cosa vuol dire il concetto di Juventus. Forse, in quest'ottica, l'ingresso nel cda di Pavel Nedved voleva avere questa finalità. Ma ora serve ben altro. Siamo sicuri che Marotta sia in grado di fare il mercato per una squadra come la Juventus? O dobbiamo aspettarci altri bidoni faraonici come Martinez, Bonucci, Motta, Traoré e compagnia?

A mio modesto parere, è ora che si faccia sentire la mano del presidente Agnelli, il quale dovrà agire in due direzioni: il futuro e il passato. Per quanto concerne il futuro, il licenziamento di Blanc va in questa direzione, e personalmente auguro al francese tutta la fortuna di questo mondo, ma lontano, lontano, lontano da Torino, magari a Milano...
Sappiamo tutti però che non c'è futuro senza passato: l'esposto sulla revoca dello scudetto ha ormai spento una candelina sulla torta. E' tempo di mettere forte pressione sulla FIGC, la quale, nella figura di Palazzi, sta dimostrando grande celerità quando si parla di radiare Moggi e Giraudo, ma una lentezza a dir poco bradipica nel valutare le telefonate inesistenti (anzi no) dell'Inter. E un'idea ci sarebbe: richiamare Moggi. Magari non con il ruolo che aveva in precedenza, anche solo come consulente. Sarebbe il segnale giusto da dare ai tifosi e alla Federazione, per far capire che noi quei 12 anni di vittorie non li disconosciamo, che quei due scudetti devono tornare in Corso Galileo Ferraris.

Ormai, per noi juventini, l'ultima speranza rimane proprio Andrea: io sono convinto che lui abbia la Juve nel cuore, e che abbia affrontato questa stagione e i suoi fallimenti con la tristezza nell'animo, e che farà di tutto per riscattare i nostri colori.

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