THE DAY AFTER: Giovinco beffa una Juventus da rifondare

giovincoOrmai in vista dell'epitaffio stagionale, mi sia consentita un'incontinenza quasi esclusivamente a tinte bianconere. E' stata una penultima giornata che ha mandato in archivio il campionato, o quasi, perché la messe di verdetti è stata tanto ricca da lasciare giusto qualche spicciolo per l’ultima di campionato. Già assegnato lo scudetto al Milan, l'impegno di sabato sera contro il Cagliari è stato, per Gattuso e compagni, più che altro il preambolo della grande festa fatta con i tifosi a San Siro, festa che ha finito per tingere di rossonero Piazza Duomo e le principali strade di Milano. Rimanevano da dare i responsi legati all’ultima retrocessione, toccata alla Sampdoria, e all’accesso alle prossime coppe europee, e qui l’Udinese è in pole position per partecipare alla prossima Champions, perché le basterà un pareggio nella prossima partita contro un Milan già appagato. C’era anche la flebile speranza per la Juventus di acciuffare per lo meno il sesto posto, utile ad accedere al tabellone dei preliminari della prossima Europa League. Una speranza che non si è spenta solo perché il Catania, in pieno recupero, ha battuto la Roma. Rimangono quindi tre i punti di distacco fra Roma e Juventus. I giallorossi dovrebbero perdere in casa contro la derelitta Sampdoria, mentre la Juventus dovrebbe battere il Napoli per scavalcarla al sesto posto.

Giovinco beffa la Juve. Tutto questo perché, anche a Parma, la Juventus di Del Neri deraglia trovando una logica sconfitta. Qualche assenza certo, ma a perdere è la solita squadra con troppi giocatori non all’altezza della situazione. Tipo i due soliti improponibili difensori di fascia e poi i Martinez, i Pepe, uno spettacolo veramente sconcertante vederli caracollare con la maglia della Juventus. E poi il gioco, questo sconosciuto, non un’azione degna di questo nome per tutta la partita, se non lo spunto finale di Felipe Melo con cui i bianconeri hanno pure sfiorato il pareggio. Di fronte a tale inconsistenza è strano ritrovarsi solo l’allenatore sul banco degli imputati, mentre le responsabilità vere sono da trovare ben più in alto. In alto quanto?

“Scudetti che abbiamo vinto noi sappiamo quelli che abbiamo vinto e quella è quella cosa importante...” Il primo pensiero è per l'azionista di maggioranza della società al quale, in settimana, è toccato parlare di Juve... Ogni volta che si sente parlare John Elkann di Juventus, sembra quasi che venga dalla luna, sarebbe molto meglio non ne parlasse, dimostrando con i fatti quanto sia disinformato sulla questione. Dire che Buffon non gioca da un anno e mezzo non è stata una battuta mal riuscita, e poi meravigliarsi che a qualcuno non piaccia Del Neri dà l’idea di quanto l’azionista di maggioranza sia distante da questo mondo. Sembra di ricordare le parole del nonno, quando, in tempi non sospetti, scherzava parlando del nipote che si addormentava allo stadio mentre giocava la Juventus, quella vera peraltro, mica il feticcio di questi tempi.

Alla FIAT Marchionne, alla Juve Blanc... Se un grande manager si riconosce anche per la scelta dei principali collaboratori, per fortuna sua lo zio Umberto aveva scelto Marchionne per la FIAT, mentre per lui parla la scelta di affossare la Juve della Triade, e poi l’uno e trino Blanc, il maggiore artefice dell’attuale declino sportivo della Juventus. Poi è sceso in campo Andrea Agnelli. Perché abbia accettato di metterci la faccia in prima persona non è chiaro, ma siccome sono un romantico che continua ad essere affascinato dal cognome che Andrea porta, io credo ancora che lo abbia fatto soprattutto per amore. Per amore della Juventus e cercando di dare continuità a un discorso che si era bruscamente interrotto il 27 maggio del 2004, quando suo padre lasciò più soli Giraudo, Moggi e Bettega, in attesa che si compisse lo sconcio di Farsopoli. Il primo anno è stato un fallimento che lo ha coinvolto in modo ingeneroso. Nonostante questo io continuo a fare il tifo per lui. In questo contesto lo considero l'unica speranza che ha la Juventus per uscire dall'impasse. Prima che arrivasse Andrea Agnelli sono stati altri a preparare la strada per l’arrivo di Marotta che rivendica orgogliosamente di aver rifatto la squadra riducendo il monte ingaggi come voleva l’azionista. Il guaio è che l'ha fatto acquistando un’accozzaglia di mediocri, cosa che, seppur con limitate risorse a disposizione, avrebbe probabilmente saputo fare anche il direttore sportivo più scalcagnato. E si tratta di un verdetto espresso dal campo, mica di un’opinione personale. 



Le perle di Marotta. Contro il Parma l’ultima beffa ha avuto le sembianze di Giovinco, autore del gol vittoria dei ducali. Marotta aveva architettato un prestito con possibilità di diritto di riscatto per il Parma della metà del giocatore fissato a soli 3 milioni, mentre acquistava in fretta e furia Martinez per 12 milioni di euro. Giusto un paio di perle che, a pensarci, non lasciano troppo tranquilli considerando che sarà ancora Marotta a gestire il prossimo calciomercato della Juventus: a meno che Andrea Agnelli non trovi la forza e il coraggio di rivedere certe scelte, sempre se vuole e se può. Perché John Elkann dice che ci vuole “equilibrio” in società, innanzitutto per poter costruire una squadra che raggiunga certi livelli, e ha indubbiamente ragione; ma l’equilibrio si raggiunge con quei professionisti con cui comunque ottieni risultati intermedi rispetto agli obiettivi finali. La Juventus di Marotta e Del Neri è stata semplicemente fallimentare (!), bissando il settimo posto della passata stagione e guadagnandosi l'esclusione dalle prossime competizioni europee, dopo essere stata eliminata dall’Europa League nel girone eliminatorio e dalla coppa Italia alla seconda partita. E’ difficile quindi, davanti a un fallimento così fragoroso, individuare una base su cui impostare il futuro. La squadra va certamente ricostruita e, di fronte all’evidenza, è veramente sconcertante che il maggiore responsabile tecnico di questo misfatto non si sia ancora assunto la responsabilità per un’annata tanto disastrosa, figlia di scelte profondamente inadeguate. Le sue!


TOP DI GIORNATA

Giovinco (Parma). Ancora una volta vede la Juventus e si illumina d’immenso. Questa volta fa secco Buffon infilandolo con un gran tiro da fuori che si infila sotto l’incrocio dei pali, suggellando quella che per lui è stata un’ottima stagione. Il Parma ne riscatterà la metà, fissata scriteriatamente da Marotta a soli 3 milioni.

Hernanes (Lazio). Al culmine di una crisi di prestazioni successive a un ottimo rendimento fornito per gran parte della stagione, inverte la tendenza con una doppietta che sveglia una Lazio assopita, mantenendola in corsa per un posto nella prossima Champions.

Jeda (Lecce). Segna un gol e mezzo che regala la salvezza anticipata al Lecce proprio nel sentitissimo derby contro il Bari e, per giunta, fuori casa. Nemmeno a sognarla la salvezza per i salentini sarebbe stata così dolce.

FLOP DI GIORNATA

Mazzoleni (arbitro di Sampdoria-Palermo). Due gravi errori che potevano avere strascichi importanti. Prima annulla un gol regolare ai doriani e poi, per compensare, ne convalida un altro di Biabiany che sarebbe stato da annullare per carica sul portiere avversario.

Cavasin (all. Sampdoria). Certamente la maggiore responsabile della retrocessione doriana è la società, ma Cavasin ci ha messo del suo non riuscendo a venire a capo di nulla. Incomprensibile come troppo spesso Guberti e Poli, protagonisti assoluti nella precedente stagione, siano stati costretti a guardare le partite dalla panchina. Una sola vittoria, 2 pareggi e 6 sconfitte il suo sconfortante ruolino di marcia.

Marotta & Del Neri (Juventus). A loro toccherà il flop dell’anno. Al dirigente va per aver ricostruito una Juventus oggettivamente mediocre, mentre Del Neri merita il flop non solo per il verdetto del campo, ma anche per l’incredibile conferenza stampa del prepartita, in cui, forse dimenticando di essere l’allenatore della Juventus, ha difeso il proprio lavoro definendolo “ottimo” e non pentendosi di nulla. Figuriamoci se avesse sbagliato qualcosa...