La vittoria dei nuovi arrivati

toniLa Juve si prende un brodino, espugna Cagliari e rialza la testa dopo le ultime deprimenti esibizioni condite da recriminazioni (giustificate) sui torti arbitrali subìti.
Del Neri ha coraggio, smette i panni del devoto al 4-4-2 e ridisegna la squadra: Chiellini torna a sinistra e centrali schiera Bonucci e Barzagli, con il giovane Sorensen riportato a destra come nel periodo più brillante della stagione juventina.
In mezzo al campo, Aquilani e Melo sono incaricati di far la guardia e impostare, Marchisio svaria fra le linee con la solita qualità e il solito sacrificio, mentre gli esterni Martinez e Krasic danno sostegno all’unica punta, l’ex di giornata Matri.
E’ proprio Matri l’uomo della partita: il ragazzo di Sant’Angelo Lodigiano riparte dall’errore di Palermo, con un gol sbagliato identico a quello fallito al “Barbera”, ma subito dopo segna un gol da attaccante vero.
D’accordo, Agazzi interviene in maniera maldestra, ma probabilmente non si aspettava che l’ex compagno calciasse da quella posizione e con quella rapidità di movimento.
E, ciliegina sulla torta, anche il secondo è un gol da giocatore che “sente” la porta.
Sarebbe però riduttivo giudicare la partita di Matri solo dalla fase realizzativa, perché l’apporto del prodotto del vivaio milanista è fondamentale, in quanto il ragazzo sa muoversi nel modo e nei tempi giusti, fungendo da riferimento offensivo concreto, una figura sconosciuta alla Juve di questi ultimi anni.
In quel ruolo di “surrogato di Ibrahimovic” in questi anni si sono succeduti Iaquinta (che quando disponibile resta comunque una seconda punta) e Amauri, con i risultati che ben conosciamo.
Che abbia segnato anche il rientrante Toni (su cross di Barzagli in proiezione offensiva) stasera farà dormire sonni sereni a Marotta, per una volta gratificato dal risultato in merito alle scelte operate nel mercato di gennaio.
Il problema permane di difficile soluzione in difesa, perché nonostante gli stravolgimenti apportati oggi Chiellini rimane in stato confusionale e Bonucci non è da meno: se aggiungiamo le insicurezze di Buffon già palesate nelle ultime occasioni, il quadro non è affatto allegro.
Concesso il gol del pari per una dormita del Chiello, concessa l’occasione a Nené (gol annullato per fallo di Canini su Toni che a termini di regolamento ci sta tutto), concesse un altro paio di situazioni rischiose, il giudizio sulla retroguardia non può essere positivo.
Come non può essere positivo il giudizio sul Malaka Martinez, oggetto misterioso sempre più misterioso man mano che acquista minutaggio, mentre un plauso va rivolto a Krasic, evidentemente tornato sulla Terra rispetto alle folgoranti esibizioni del 2010, ma l'unico in grado di rompere gli schemi con qualche giocata individuale.
Quindi, Juventus guarita?
Troppe volte ci siamo illusi che si fosse imboccata la strada giusta e, sebbene qualche segnale si fosse avvertito anche a Palermo, aspetteremmo un attimo per celebrare il ritorno di una Juve che continua ad avere problemi di tenuta difensiva e anche nervosa, troppi cali di concentrazione e una preoccupante facilità nel lasciare all’avversario la possibilità di capovolgere l’inerzia della partita.
Un appello alla dirigenza juventina: domenica a Torino arriverà l’Inter e, sperando che la settimana sia tranquilla, vorremmo scendere in campo a giocarcela come abbiamo sempre fatto, anche quando eravamo palesemente più forti ma “qualcuno” sosteneva il contrario.
Perché in questo momento non ho dubbi a riconoscere che Matri non sia Eto’o e forse neppure Pazzini, che Melo non valga Cambiasso e Aquilani non pesi quanto Sneijder nell’economia della squadra.
A differenza di qualche tempo fa, quando qualcuno che schierava Martins e Adriano era convinto di essere più forte di chi poteva schierare Ibrahimovic, Mutu, Del Piero e Trezeguet…

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