THE DAY AFTER: Il campionato fra tessere, proclami e fantasmi

ibrahimovicNon poteva iniziare meglio la campagna elettorale di Berlusconi, ovvero il campionato del Milan. Rullato in una ventina di minuti un modesto Lecce, in questa prima giornata tutto è girato nel senso giusto per i rossoneri. Bloccate sullo 0-0 l’Inter a Bologna (nonostante sei minuti di recupero del tutto immotivati) e la Roma all’Olimpico contro il Cesena, ha fatto ben peggio la Juventus. Peggio di quell’1 a 0 con cui è uscita sconfitta da Bari. D’accordo che “il cantiere” di Del Neri è ancora aperto, ma per l’inizio del campionato si dovevano intravedere almeno le fondamenta dell’impianto di gioco bianconero. Invece niente, meno di niente. Ma si può solo migliorare. Prima giornata con sole 15 marcature, che non passerà quindi alla storia per la prolificità, ma per l’esordio della controversa tessera del tifoso, per la passerella di Ibrahimovic con tanto di tappeto rosso a San Siro, e per i fantasmi.

Quali fantasmi? Beh, quelli bianconeri che vagavano nell'astronave del San Nicola di Bari non sembravano dissimili da quelli della precedente gestione. D’accordo che quello era un “rombo” e questo è un classico e rigidissimo “4-4-2”, ma lo spettacolo è stato lo stesso. Mediocre. Il migliore in campo, come l’anno scorso, è stato Almiron. Una nuova beffa. Ora testa bassa a lavorare, perché il 12 settembre Del Neri e Marotta ritroveranno contro la “loro” Sampdoria. Siamo la Juventus, non dimentichiamolo, e attenti che magari, se qui si arriva quarti, si rischia di beccarsi uno sputo in un occhio. Detto in senso figurato, ovvio. Sempre di fantasmi si parla, ma di “gol fantasma”, perché il primo gol della domenica in realtà se l’è inventato un guardalinee di Fiorentina-Napoli. Scorrono i campionati, ma questo calcio ha sempre lo stesso problema di un secolo fa: solo che magari cent’anni fa, se li avessero avuti, i sensori, i pionieri del nostro calcio li avrebbero attaccati alle porte per risolvere una volta per tutti il problema.

I proclami. A ravvivare una giornata fin troppo moscia c’è stato l’arrivo di Ibrahimovic, che ha iniettato un'overdose di adrenalina nei rossoneri. Tutti su di giri, soprattutto il Presidente Berlusconi, che con l’operazione ha dato il via alla sua campagna elettorale. Le dichiarazioni sono proprio quelle del clima pre voto. Berlusconi 1: “Abbiamo l’attacco più forte del mondo”; Berlusconi 2: “Questo Milan è più forte di quello degli olandesi”; Berlusconi 3: “Ho ritrovato il mio amore”. Berlusconi 4: “Possiamo vincere la Champions”. Ci ha messo del suo anche Ibra. Nel campionario di dichiarazioni c’è una stoccata all’Inter: “Non aveva vinto niente fino a quando sono arrivato io”, per poi chiudere con un salomonico: “Vinciamo tutto!” che ha mandato in visibilio una tifoseria ubriaca di felicità. Che dire? E’ un acquisto “strano”, per il Milan, questo di Ibra, svalutato da 70 a 24 milioni in un anno, anzi, in due, perché il tutto sarà pagabile dall’anno prossimo. Ma la cosa più strana è che lo svedese sembra si sia ridotto volontariamente l’ingaggio quasi del 50% pur di giocare con il Milan e lasciare la "triste" Barcellona e un allenatore “filosofo” con cui, non si sa perché, non andava d’accordo. Più o meno quindi la scenetta dovrebbe essere stata questa: Raiola che chiede la buonuscita al Barcellona e si becca uno “no” per tutta risposta, poi tratta l’ingaggio del suo assistito con il Milan e Galliani gli propone il 50% in meno rispetto all’ultimo contratto. Nonostante questo tutti contenti. Mah...

La tessera del tifoso. Non è un giudizio di merito, ma se uno degli intenti della tessera era quello di prevenire il contatto fra tifoserie avversarie, ebbene l’obiettivo non è stato centrato al primo colpo. Le cronache di giornata riportano che in diversi stadi gli ultras ospiti hanno trovato posto in altri settori sfuggendo a quella che, stando a chi protesta, è una schedatura un po’ fine a se stessa, in assenza di altri provvedimenti che dovrebbero rinnovare innanzitutto le strutture dove una volta si disputava il campionato più bello del mondo. Ma si fa sul serio perché indietro non si torna e, dopo l’agguato subìto da Maroni ad opera degli ultras dell’Atalanta, il giro di vite “in daspo” fioccati fra sabato e domenica è stato consistente. Il Ministero e la Lega sventolano soddisfatti il risultato del parziale aumento dei tifosi in questa prima giornata rispetto all’anno scorso, ma è piuttosto triste che, dopo anni di parole, l’unica novità che arriva dalle istituzioni è un provvedimento a salvaguardia dell’ordine civile. Il tutto sarebbe più incisivo con una legge quadro che favorisse la costruzione di nuovi stadi gestiti dalle società e in grado di animare altre attività sette giorni su sette. Invece niente. Tutto tace. E intanto l’età media degli stadi italiani è di 68 anni. Fra proclami, tessere e quant'altro, se lor signori se ne occupassero, sarebbe ora!




TOP DI GIORNATA

Giovinco (ahimè, giocatore del Parma). La formica atomica delizia la platea con i numeri di alta scuola che caratterizzano il suo repertorio. Dal suo piedino magico partono le azioni dei due gol e un piazzato che colpisce il montante. Nemmeno il tempo di abituarsi a vederlo giocare con un’altra maglia che già il ragazzo si fa rimpiangere.



Gasperini (Allenatore Genoa). La squadra sembra effettivamente salita di un gradino rispetto alle ondivaghe prestazioni del campionato scorso. La mano di Gasperini c’è e si vede perché i 5/11 della formazione di partenza sono stati ben assemblati. I risultati sono una difesa trasformata dalla sicurezza fra i pali di Eduardo, dall’innesto di Ranocchia, un centrocampo che ha maggiore qualità specie con l’innesto di Veloso ma anche con la dinamicità di Rafinha, un attacco che ha più peso con Toni, anche se l’attaccante è dovuto uscire per un indolenzimento muscolare. Veramente un ottimo inizio per i genoani.

Il Milan. Tutti coinvolti dalla “Ibraite”, contagiosa euforia che rimbalza dalle tribune di San Siro al campo di gioco. Bastano 20’ per travolgere un Lecce che si dimostra davvero poca cosa. I rossoneri si aggiudicano la tappa, ma la corsa è appena iniziata e non sarà solo discesa.


FLOP DI GIORNATA

Del Neri (Allenatore Juventus). L’allenatore bianconero manda in campo una squadra che ricalca le peggiori prestazioni dello scorso campionato, ma riesce anche a complicarsi la vita. Sostituisce gli esterni come di prassi lasciando impietosamente in campo il capitano. Poi quando manca mezz’ora fa rifiatare Felipe Melo, uno dei meno peggio, giocandosi l’ultima sostituzione che non incide. Se poi gli ultimi venti minuti la squadra gioca in dieci per l’infortunio occorso a Martinez non è certo solamente sfortuna. L’aspetto positivo è che si può solo migliorare.



Galloni (il guardalinee del gol fantasma di Fiorentina-Napoli). Il concetto è che magari si può non vedere un pallone che rimbalza oltre la linea e non convalidare un gol. Ma quando si convalida un gol “fantasma” ci si domanda: come si fa? Un guardalinee indica il centrocampo quando è certo che la palla abbia oltrepassato la linea, non può vedere qualcosa che non esiste. L’effetto può essere simile perché sempre di partita falsata si tratta, ma “vedere” qualcosa che non si verifica è certamente peggio. Chissà quando si decideranno a piazzare finalmente un sensore almeno per evitare certe situazioni che ormai appaiono fuori dal tempo. Invece siamo fermi al dopo Inghilterra-Germania, ma non quello dell’ultimo Mondiale, a quello del 1966 e al gol fantasma di Hurst che regalò di fatto il titolo agli inglesi.

Moratti (Presidente Inter). D'accordo che non scende in campo e quindi, più che un flop, Moratti sarebbe da "tapiro". Non dev'essere stata una settimana facile per il presidente "onesto" per definizione. Prima l'intervista al TG1 con le solite allusioni a "chi vince rubando", poi l'imprevista replica nientepopodimeno di John Elkann che avevamo lasciato "vicino alla squadra e all'allenatore", poi la trombata della Supercoppa, quindi il deludente pareggio a Bologna. E tutto questo senza nemmeno potersi sfogare con l'acquisto di un Quaresma qualsiasi!