La Juve si sveglia. Ma forse è troppo tardi

iaquintaPremessa che col calcio giocato non c’entra nulla: oggi si sono visti striscioni anti proprietà, cori insistenti pro Luciano Moggi, cori a favore di Pavel Nedved mimetizzato in tribuna e “scovato” dopo il 3-0.
Segnali di vecchia Juve appena accennati alla tv.
Petardi in curva, lancio di oggetti e Sky improvvisamente si fa più attenta al contorno che al campo, facendo presagire chissà quale tragedia imminente.
Partendo dal presupposto che qualsiasi atteggiamento sopra le righe vada condannato, ci sembra particolarmente fastidioso rilevare quanto al pubblico juventino si cerchi costantemente di "fare le pulci" (con conseguenti provvedimenti esemplari adottati), mentre altrove si fischia, si insulta e si accoltellano persone ma tutto passa in cavalleria, fra l’indulgenza di media, politici e organi giudicanti.
Perché, pur desiderando ardentemente un calcio nel quale si possa andare alla partita e vedersela in santa pace senza petardi e barriere, ci sembra un poco stucchevole parlare di fatti di “estrema gravità” a proposito di quanto accaduto in Juventus-Bari e non censurare la scandalosa decisione di lasciare circolare i tifosi delle romane ad una settimana dall’ennesimo episodio che ha visto come teatro l’Olimpico capitolino e zone limitrofe.
Come non si è censurato il coro razzista (più di uno in verità) rivolto all’indirizzo di Sissoko venerdì scorso a Milano, coro che, se si fosse verificato a parti invertite, ovvero contro quel Balotelli “vittima degli avversari” quando conviene, e “figlio di puttana” per i suoi e persino picchiato dai compagni quando la convenienza viene meno, avrebbe scatenato l’ira dell’integerrimo (?) Capitan Sssanetti.
Il quale Ssanetti aveva giurato tempo fa che, nell’eventualità di cori razzisti, avrebbe chiesto la sospensione della partita.
Coerentemente con la filosofia societaria ovviamente non l’ha fatto.
Ai signori dell’informazione ipocrita e ai loro amici che giudicano la gravità dei fatti mi sento di dire che è ora di finirla con i due pesi e le due misure: se pugno di ferro dev’essere, lo sia per tutti.
Parlando di calcio, le notizie di giornata sono due: la Juve segna tre gol in una partita senza subirne alcuno.
Quest’anno non era mai successo.
Il Bari, sensazione del girone d’andata, veniva da una fase discendente del torneo in netto calo sia di gioco che di risultati, e a testimoniarlo sono i soli 15 punti conquistati nel periodo a fronte dei 28 totalizzati nella prima parte, e dalle ultime tre partite concluse con altrettante sconfitte. Nonostante questi numeri la Juventus, pur apparendo in netto progresso atletico rispetto ad altre esibizioni, faticava oltre misura a creare qualcosa di decente.
Morale, nella prima frazione tanto possesso sterile, un pochino più lucido quando la palla passava fra i piedi di Camoranesi e Marchisio, i più creativi e dinamici del gruppo, ma le occasioni vere e proprie per andare a segno le produceva il Bari.
Con lineare semplicità i pugliesi hanno portato Koman a tu per tu con Buffon in un paio di occasioni senza che l'organizzazione (?) di Zaccheroni riuscisse a fronteggiare la manovra avversaria.
In entrambe le situazioni Buffon ha risposto da campione (e lo ha fatto anche nella ripresa su un maldestro retropassaggio di Zebina), anche se la sensazione che si sia trattato di pericolo scampato soprattutto per la sbadataggine del giocatore barese è forte.
Gli episodi di nervosismo che si sono verificati sugli spalti si sono riversati in campo, protagonista principale Camoranesi, che rischiava parecchio dando una “pettata” all’assistente di Gervasoni, vicenda dalla quale l’oriundo usciva con una generosa ammonizione, sanzione che Zaccheroni ha interpretato saggiamente come un invito a lasciare il numero 16 negli spogliatoi all’intervallo.
E Diego? L’impressione ricavata nel primo tempo è la solita: tanto girare a vuoto lontano dalla zona calda, mentre le poche occasioni in cui il brasiliano provava ad avvicinarsi alla porta sfociavano in conclusioni lente e prevedibili o peggio in capitomboli talmente innaturali che suscitavano imbarazzo persino fra i suoi più accaniti tifosi.
Meglio nella ripresa, quando il movimento di Iaquinta favoriva il gioco del numero 28, bravo a lanciare il calabrese sul filo del fuorigioco nell’azione del vantaggio, e altrettanto bravo a combinare con il neo entrato in altre due occasioni, una delle quali portava al rigore, stavolta netto, che chiudeva di fatto la partita con l’unica traccia di Del Piero in tutto il match.
Sul resto della gara di “Mr.303 gol”, come la sua corte dei miracoli in tribuna ha puntualmente segnalato, è meglio sorvolare, palo colpito da zero metri a porta spalancata compreso.
Iaquinta cambiava la partita, tornando ad iscrivere il suo nome sul tabellino dei marcatori dopo sette mesi, e lo ha scritto per ben due volte, anche grazie al contributo dell’altro subentrato Candreva, misteriosamente tenuto ai margini nonostante la carenza di qualità lamentata da questa squadra.
Ad un redivivo Iaquinta ha fatto da contraltare il solito evanescente Amauri, partito titolare e, a dispetto dello spot pubblicitario che lo vede protagonista, ben lontano dall’essere “appena tornato”, anzi: l’ex palermitano dà l’idea di essere in crociera da almeno un anno e mezzo.
Bene come a San Siro i centrali, che evidentemente sentono profumo di Mondiale, e nel caso di Chiellini dobbiamo riconoscere che a suonare la carica in avvio di ripresa era stato ancora una volta lui, uno che si è ormai consolidato nel ruolo di attaccante più pericoloso del lotto.
In proposito mi sento di definire sacrosante le richieste di aumento avanzate dal procuratore del livornese in questi giorni, soprattutto se consideriamo certi contratti garantiti in questi anni da Monsieur Blanc ad alcuni presunti fenomeni già declassati al rango di acquisti fallimentari.
La strada per la Champions League apre uno spiraglio (forse tardivo), in attesa del risultato della Sampdoria, e i prossimi impegni saranno contro avversari tosti, ma senza più obiettivi da rincorrere; e intanto da Napoli arrivano buone notizie: una rivale è già stata scavalcata.
Anche se le notizie più succose da Napoli dovranno arrivare da un’altra sede…

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