Ha senso continuare a parlare di questa Juve?

bettegaEbbene sì, vi devo confessare una cosa. La rubrica a questo punto potrebbe anche essere sospesa. Cari lettori, abbiamo troppo rispetto di voi e della vostra intelligenza per non pensare che abbiate fatto l’abitudine ad un certo tipo di commenti, e che ripetere sempre le solite cose possa solo annoiarvi. Come succede a chi da quattro anni a questa parte abbia prestato attenzione alle vuote promesse e alle favolette che ci sono state propinate da John Elkann, Jean-Claude Blanc e compagnia male assortita. Diteci voi cosa dobbiamo fare, se ha senso mantenere questo spazio o più semplicemente è meglio pubblicare una pagina sulla quale aggiornare di volta in volta gli innumerevoli record negativi che questa Juve frantuma ad ogni gara.

Anche stasera ne cadono due: la Sampdoria non batteva la Juventus a Marassi dal lontano 1995 (10 dicembre, 2-0, doppietta di Enrico Chiesa) e finalmente Luigi Del Neri al quindicesimo tentativo batte la Juventus dopo 13 sconfitte e un pareggio. Che poi il gol della vittoria blucerchiata sia stato realizzato dal riesumato Cassano (forse schierato perché contro questa Juve ci si può permettere di giocare anche in modo spregiudicato e con elementi fuori condizione?), con un tiro a spiovere da trentacinque metri indirizzato a centro porta, neppure a fil di traversa: un tiro sul quale Chimenti dimostra di aver bisogno almeno di un oculista, se non proprio di qualcuno che ne solleciti l’attenzione. Assurdo che a certi livelli ci possano essere problemi di questo genere, anche in chi alla soglia dei 40 anni è stato improvvisamente richiamato a difendere la porta di un’autentica Armata Brancaleone. E’ folle che chiunque giochi (e in tanti, vista la marea di infortuni, hanno potuto farlo) finisca col ricadere nei soliti errori di disattenzione, nelle solite sciocchezze da principianti. Si ha l’impressione che lo psicologo che Lotito voleva affiancare alla sua Lazio (e respinto dagli atleti che oggi hanno reagito sul campo), se venisse chiamato da Torino probabilmente rifiuterebbe l’incarico, dopo aver preso visione di un paio di profili. O forse, attaccherebbe il telefono in faccia al committente semplicemente parlandogli per un paio di minuti.

La Sampdoria saluta, mette la freccia e aggancia il Palermo al quarto posto, obiettivo che da settimane veniva definito come primario da parte dell’entourage juventino e, come da tradizione, puntualmente mancato, e ora complicato dalla presenza di un avversario in più da inseguire. Siamo oltre la deriva, siamo in una dimensione sconosciuta che in questo momento farebbe presagire scenari apocalittici, se solo i 45 punti non consentissero di guardare alla prossima stagione in serie A. Una salvezza non matematica ma francamente difficile da farsi sfuggire, anche perché due/tre punti da qui alla fine magari la Juventus li farà ancora, e quelle che stanno a quota 25 difficilmente faranno bottino pieno. Penserete che stia scherzando? No, non scherzo affatto, ed è questa la tragicità della cosa. Ci sono disastri tecnici che vengono da lontano e che sono stati più volte segnalati in questi quattro anni, disastri che, ove possibile, invece di essere risolti sono stati ancora più accentuati. Pochi personaggi di carisma e credibilità: stasera il tanto contestato Cannavaro ha tirato fuori gli attributi e ha giocato da par suo; gli altri, scena muta. Dai vecchi gloriosi con le stampelle ai giovani virgulti con le idee appannate, sono tutti sullo stesso piano. Profondamente negativo. E l’allenatore comincia ad assomigliare sempre più al Ferrara dell’ultimo bimestre del suo incarico, quello che puntualmente entrava in sala stampa con lo sguardo da cocker bastonato. Zaccheroni, presentatosi ai microfoni di Sky nel post partita, ha espresso concetti confusi e contraddittori, come quando ha affermato, visionando il replay dell’azione che ha deciso la gara, che Chimenti “avvertiva un dolorino alla gamba a fine primo tempo”, salvo smentirsi dopo pochi istanti in seguito alla domanda: “Perché non l’ha cambiato?” rispondendo: “Perché mi ha detto che il problema influiva solo sui rinvii, e infatti era vero”. Allenatore in confusione, dirigenza e proprietà che mandano Bettega a metterci la faccia in tv, tenendo così al riparo le faccette dei protetti di John (Blanc, Secco e “amici”). Un Bettega che dichiara di aver le idee abbastanza chiare per il futuro e che tutti si giocano la conferma. I tifosi juventini, che di Bettega si sono sempre fidati, sono pronti a fidarsi anche stavolta, in modo ancora più convincente se, magari, a Bobby-Gol dovesse essere affiancato qualcuno chiamato a sostituire gli attuali occupanti della scrivania di presidente, amministratore delegato e direttore generale. Che poi si tratti di una persona sola è un dettaglio: costa (e sbaglia) per tre.

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