Le macerie della Juve suicidata

cannavaroSms di un fratello di Team alle 20:57: “Ogni volta diciamo che è il punto più basso. E poi ci smentiscono sempre”. Potrei chiudere qui. Faccio mea culpa: giovedì scorso avevo scritto che avremmo passato il turno, chiudendo con un condizionale d’obbligo. Sospettavo ma non volevo crederci, però questa squadra è in grado di sorprenderci ogni volta di più, sempre in peggio, ovviamente. L’annata annunciata come quella della Grande Rinascita, fra campagne acquisti faraoniche e proclami di vittoria, si conclude (statistiche alla mano) con i peggiori risultati degli ultimi 40 anni. Persino la tanto vituperata Juve di Maifredi, presa eternamente ad esempio come termine di paragone negativo per parametrare le (poche) brutte stagioni bianconere successive, disputò una stagione nettamente superiore a quella targata Elkann e Blanc.

Una tristezza infinita. Un disastro, una vergogna senza precedenti, uno schifo che offende, violenta e infine uccide la storia della Juventus e la Juventus stessa. Oggi, 18 marzo 2010, si certifica la morte di una già moribonda Juve, quella che un tempo era la più grande società di calcio italiana. Sembrano passati secoli, ma in questi quattro lunghissimi, interminabili anni da incubo, da Corso Galileo Ferraris sono riusciti ad umiliare tutto e tutti, compresi i record negativi stabiliti dagli avversari, “imprese” comiche di cui per anni ci siamo fatti beffe. Questa Juve è tutta da rifare, a cominciare dalla testa, dalla proprietà. Personaggi surreali che farneticano di vaghi progetti di cui non si scorge ombra da quattro anni, dal momento del loro insediamento. Assoluta inconsistenza e miopia strategica in tutti i campi: comunicazione, politica sportiva, commerciale, tecnica. Calciatori strapagati ma di basso livello, di scarsa personalità e buon senso e soprattutto con l’indole da perdenti. Gente che si arrabbia e si offende perché viene insultata da chi paga il biglietto e si sobbarca trasferte onerose viaggiando sicuramente in condizioni meno agiate rispetto ai principini dai piedini preziosi. Gente che pretende rispetto in virtù di una scelta (rimanere nell’anno della B) che da alcuni è stata fatta tenendo conto dei propri interessi personali, e ad altri è stata imposta dalla società che li costrinse a rimanere. Quindi i giocatori della Juventus evitino di far la morale a chiunque, e per il loro bene sarebbe meglio che la smettessero con i proclami portatori di jella (vero Legrottaglie? In tre anni non hai mai sbagliato tempi e obiettivi: bastava leggerla al contrario che la tua profezia si avverava puntualmente) e si comportassero da professionisti veri, finendola di infangare la storia della Juventus con figure come quella di stasera, il secondo 4-1 stagionale che li estromette (definitivamente) meritatamente dall’Europa.

E come quella volta col Bayern, anche stavolta i “fenomeni” in bianconero sono passati in vantaggio per primi (addirittura dopo 2 minuti, e ancora con Trezeguet), prima di essere letteralmente travolti e distrutti da una squadra che in Premier League viaggia a metà classifica. Una squadra allenata dall’ex maggiordomo di Moratti, che finalmente dopo la “partita della videocassetta” può andar fiero di aver realizzato l’impresa della carriera contro la Juve, che imprese di questo genere in questi anni ne ha regalate più o meno a tutti. Perché Bobby Zamora, uno che nelle ultime due annate concluse nel suo campionato è andato a segno la bellezza di tre volte in totale, stasera scherza con la statua di marmo di Cannavaro; Davies è imprendibile manco fosse Park del Manchester United; Gera si prende gioco di chiunque gli capiti a tiro; e in generale il furore agonistico dei londinesi surclassa (Chimenti migliore in campo autore di almeno quattro parate determinanti, due legni colpiti) una squadra che in quattro giorni subisce sette gol in rimonta. E i “fenomeni”, loro, che fanno? Difensori buoni (forse) per Villa Arzilla, centrocampisti fallosi e spaesati con l’intelligenza calcistica di un protozoo, e davanti il solito Trezeguet che più che buttarla dentro all’unica opportunità avuta non può fare. Lui, l’unico da salvare, ad anni 33 e 171 gol, avrà maledetto il fatto di essere accoppiato a uno come Diego, a proposito di scaltrezza e intelligenza calcistica pari a zero. Trezeguet, fra parentesi, rientra nella categoria di quelli che furono trattenuti a forza nell’estate del 2006 (l’altro era Camoranesi) quando, dopo il sacrosanto fuggi fuggi generale (rimanere con questa società era da folli, e lo dicemmo subito), andarono in sede a chiedere di poter seguire la stessa sorte riservata a molti loro (già ex) compagni, Cannavaro compreso. Un Cannavaro che non riesce a tenere il già citato Bobby Zamora, manco fosse il Bobo Vieri dei tempi belli, e si fa pure espellere per dabbenaggine, sorte che toccherà più tardi anche al gallerista Zebina, stavolta per un consueto raptus di nervosismo. Sia Zebina che Cannavaro sono pronti per la pensione e, a proposito del capitano della Nazionale, partito bene in stagione e poi franato clamorosamente, diciamo che è pronto per la scrivania che questa sciagurata dirigenza gli ha promesso a fine carriera.

Cose dell’altro mondo, di altre galassie. Povero Zaccheroni, uno che lavora sodo ma che purtroppo rivaluta anche il lavoro di Ferrara, sicuramente più inesperto del tecnico romagnolo, ma che con questa marmaglia più di tanto non poteva fare. E a capo di tutto chi c’è? Una dirigenza assolutamente inadeguata, emanazione di una proprietà assente e ancora più colpevole, che in momenti come questo si nasconde. Leggete cosa ha dichiarato Jean-Claude Blanc non più tardi di ieri alla Star Conference 2010 tenutasi presso la Borsa di Milano. Leggete le sue risposte a domande pertinenti, specifiche e oltremodo legittime. Leggete e capirete una volta per tutte in che mani è la Juventus. Mani che, per usare un paradosso, “l’hanno suicidata”. Amen.

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